di Bruna Murgia
Il saluto del presidente del circolo Salvatore Fois, del sindaco Angelino Riggio e del vicesindaco Franco Fattori del comune di Nichelino hanno preceduto la presentazione della silloge bilingue sardo – italiano del poeta Vincenzo Pisanu: “Is arrosas de Uras” curata dalla socia Bruna Murgia.
I versi dell’autore si intrecciano in un insieme di strade dove comincia un viaggio interiore che va all’essenza dell’essere. Un viaggio che si concretizza nella dimensione antropologica di un uomo che scrive di luoghi nascosti, di sogni e di luci crepuscolari che ritornano nelle metafore delle stagioni; di dimensioni simboliche che rimandano allo scorrere del tempo. Il tempo delle tradizioni nel ciclo vitale di un popolo che si sostanzia nei frutti della terra, degli uomini e donne che alla terra si stringono in una reciproca alleanza. É il tempo che si specchia nella dolcezza dell’amore, nell’onestà dell’amicizia e nel dolore per la lontananza.
Il passato e il presente risuonano all’unisono nella poesia di Vincenzo Pisanu e si fondono in un unico suono nel luogo dell’anima, in cui trovano spazio i sogni e le speranze che impreziosiscono i suoi versi. Logus aundi allogai una prenda. Luoghi per conservare quanto di prezioso possiede un uomo, nel silenzio delle parole sussurrate al vento a chi è rimasto e a chi è andato via. Parole lievi e nel contempo grevi, a tratti urlate con la passione silenziosa e bruciante per una donna, un luogo, un suono, una stagione: pulsione vitale – eros che coinvolge l’individuo nel suo divenire storico e sociale – che ritorna nella rabbia e nella preoccupazione per il futuro dei giovani. Riflessioni e sentimenti, che ritornano a ridisegnare il tramonto e il sorgere del nuovo giorno, in cui l’attualità ingloba ogni tempo compiuto e si esplica nel principio del divenire.
Nell’opera del poeta leggiamo di persone reali, di situazioni quotidiane, di vita comune, del dramma che accompagna i popoli nell’emigrazione: il prima e il dopo si esplicano nel qui e ora. Le immagini del passato diventano strumenti allegorici per ricostruire e conservare nella memoria le lunghe strade del tempo. La memoria collettiva, che sopravvive al ricordo individuale, e resta impressa in una strada, in un fiume, in un campo di grano, in un fiore appena sbocciato, in un sorriso e in un abbraccio che si sostanzia dell’amore per gli strumenti che fanno di ognuno di noi persona. E ritorna la memoria nella bellezza e nell’intensità del profumo de Is arrosas de Uras: di tutte quelle madri e spose di Uras e del resto dell’Isola
Versi musicali in cui ritroviamo il magistrale suono cadenzato della lingua sarda che conserva intatti i lemmi dell’idioma antico e che connota il popolo di una Terra che ne vuole conservare il valore e la ricchezza d’insieme, senza tralasciare nessuna sonorità, senza assimilazione alcuna né dentro, né fuori dell’Isola.
Nella poesia di Vincenzo Pisanu risuonano i temi della fanciullezza, dove i bambini corrono nel presente col corpo proteso verso il futuro; della costrizione dell’emigrazione; della famiglia con le madri bambine; delle donne: misteriose, talvolta sfacciate, spesso sfruttate, talvolta sofferenti. Donne capaci di prendere sulle spalle il peso delle scelte famigliari e sociali ma anche di conservare intatta tutta la bellezza della femminilità anche quando ogni pagina strappata al calendario ne segna il corpo e diventano icone della caducità umana. Le donne: così speciali da essere uniche nella pluralità
Vincenzo Pisanu scrive versi d’amore, di passione per la Terra, grande madre di cui tutti siamo figli, e con la stessa passione, senza remore né freni inibitori, si svela al lettore che vive in un mondo composito, che consuma, divora, la quotidianità.
Nella società liquida, per dirla con Zigumunt Bauman, quella del consumismo scriteriato in cui viviamo voracemente, dov’è sempre più difficile trovare il tempo per fermarsi a pensare, Vincenzo Pisanu scrive per regalarci frammenti di sogno, di emozione e di speranza: la possibilità di ritrovare uno spazio, sia pur piccolo, per sederci ad ascoltare, per scegliere di essere protagonisti di una riflessione che si concretizza nella ricerca del senso. Il senso del tempo di cui possiamo riappropriarci e riscoprire, anche nella poesia, l’inestimabile ricchezza dell’umanità che si conserva nella memoria di ieri e di oggi per domani.
Ai versi sussurrati al vento di Vincenzo Pisanu hanno fatto seguito le note struggenti e straordinarie de is launeddas suonate magistralmente da Nicola Agus, a cui va il merito di aver perseguito con tenacia un sogno. Il sogno di un bambino che si sta concretizzando nella realtà, che lega la ricchezza della Tradizione al ritmo sincronico e varca ogni confine, così some solo la musica, la poesia, l’arte possono fare.