IL CANTICO DEI CANTICI SPIEGATO DA DON PANI AL DRIMCAFE’ DI ORISTANO

nella foto don Giuseppe Pani con Santina Raschiotti


di Gian Piero Pinna

Facendo sue le esortazioni di Papa Francesco “ad uscire dalle sagrestie”, Don Giuseppe Pani, ha dialogato con Santina Raschiotti, per dare una visione più completa della sua ultima opera letteraria  “Le tue labbra stillano nettare. Lettura al cinema del Cantico dei Cantici”, edito dalla prestigiosa casa editrice cattolica “Effatà”, arrivato già alla seconda ristampa. Circondato dall’affetto dai suoi ex compagni di liceo, venuti apposta per sentirlo e rivedersi tutti insieme e da un pubblico attento, che non si è perso una sillaba di tutta la conversazione, il tempo è volato via molto piacevolmente. Il Cantico dei Cantici, di don Pani, non  si distingue solo perché offre una versione fatta attraverso la comparazione di brani di film, ma soprattutto per la sua capacità  di comunicare un messaggio, oggi più che mai attuale: l’amore come dimensione gioiosa e per questo divina. Il giovane autore tonarese, torna al DrimCafè, dopo essere stato il primo ad aver inaugurato gli eventi culturali della Caffetteria letteraria oristanese. Il tema trattato nel libro, rappresenta una selezione di argomenti che l’autore affronta sovente nelle sue lezioni dei corsi di Teologia Morale all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Sassari, dove si dedica in modo particolare allo sviluppo della spiritualità nuziale: “L’argomento che tratto nel libro – sottolinea don Pani – è per amore della sacra scrittura, che da un po’ di tempo, è la mia lettura prediletta. Per l’occasione, ho deciso di rileggerla lasciandomi trasportare dai ricordi cinematografici e per la sua realizzazione, ci ho lavorato circa un anno – continua l’autore – visionando una cinquantina di film molto popolari, in cui i lettori si potessero ritrovare. Mi ha aiutato molto l’incoraggiamento di don Paolo Ghiani, parroco di Santa Giusta, ma ho avuto anche un grande aiuto dalla casa editrice, di cui sono il primo autore sardo”. Proseguendo nelle sue interessantissime dissertazioni, rispondendo agli interrogativi di Santina Raschiotti, sottolinea anche come sia “molto difficile datare il Cantico dei Cantici, la mia è stata una lettura diretta, come la aveva già iniziata a fare Papa Giovanni Paolo II negli anni Ottanta. Il Cantico, è un libro adatto a tutti e ci aiuta a uscire da noi stessi per farci dono per gli altri, in quanto l’amore porta a vivere in un’altra dimensione. Non c’è mai un punto di arrivo, ma sempre di partenza, perché bisogna pensare di dare sempre di più. È l’amore che ci tiene in vita. Siamo figli di una cultura che ha guardato con diffidenza al corpo e alla sessualità, fino ad arrivare a considerarli disdicevoli, mentre il Cantico, vede come protagonista una coppia che non smette mai di dichiarare il proprio amore, come due attori, due amanti che manifestano il loro desiderio e anelano a viverlo profondamente, in modo gioioso e tenero, dono straordinario del Dio-Creatore. Ho scritto questo saggio – conclude – unendo la poesia del Cantico a quella del cinema, per soddisfare la mia “voglia di tenerezza”, titolo, non a caso, del pluripremiato film di James L. Brook; non si tratta di un commento esegetico, ma di una lettura d’amore: un invito a comprendere che l’incontro di un “io” con un “tu”, quando diventa un “noi”, spalanca le porte della vita divina”. 

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