LA PREMIAZIONE DEI POETI VINCITORI DELLA XVIII EDIZIONE DEL CONCORSO DI LETTERATURA SARDA “SEUNIS-TIESI” OCCASIONE PER “RIPASSARE” LE OPERE DI ALIGI SASSU, “GENIO DEL LUOGO”

Da sinistra: Salvatore Tola, Nicola Tanda, Stefano Ruiu, Tonino Rubattu, Antonio Serra, Clara Farina.


di Paolo Pulina

Nella mattinata di domenica 12 ottobre  2014,  nello splendido  salone comunale  impreziosito dal monumentale murales che il genio artistico del luogo, Aligi Sassu, ha voluto dedicare ai moti di Giovanni Maria Angioy, si è tenuta la cerimonia di premiazione della diciottesima edizione de su  Premiu de  literadura sarda “Seunis-Tiesi”, organizzato dall’omonima associazione culturale e dal segretario fondatore Antonio Serra.

La  commissione giudicatrice – formata da Nicola Tanda (presidente), Clara Farina, Tonino Rubattu, Salvatore Tola, Stefano Ruiu, don Peppino Lintas e dal segretario fondatore – ha lavorato alacremente e lo dimostra il fatto che per la manifestazione conclusiva era già disponibile il libretto (curato da Farina e Ruiu)  con tutti i testi delle poesie premiate o ritenute degne di menzione d’onore o giudicate meritevoli di pubblicazione per le due sezioni del Concorso (poesia in rima a tema libero; poesia in versi sciolti a tema libero).

Sono stati letti tutti i testi della prima sezione (di 12 autori) e della seconda sezione (di 15 autori tra i quali due sarde emigrate: una ad Amsterdam,  un’altra a Perugia). Una mattinata intera quindi in cui è risuonata sa limba, la lingua sarda  nelle diverse varianti. Con una conclusione in prosa ma sempre in sardo affidata a un esperto di chiara fama come  Paolo Pillonca che ogni anno ha il compito di ricordare l’opera di un poeta thiesino: quest’anno l’oratore ha inquadrato la figura e ha  letto alcune poesie del poeta Antonio Sassu, fervente socialista che ai suoi ideali di giustizia sociale e di libertà educò anche il figlio Aligi.

Thiesi val bene una visita tutto l’anno per l’ammirevole dedizione alla cultura (l’eredità spirituale lasciata da Aligi Sassu ha sicuramente inciso in questa direzione) che il Comune di Thiesi,  l’associazione “Seunis-Tiesi” e la Pro Loco dimostrano  di praticare  sia per quanto riguarda la gestione del Museo delle opere di Sassu (all’artista nel 2010, a dieci anni dalla morte,  sono state dedicate due bellissime mostre corredate da due magnifici cataloghi: “Sassu futurista.72 opere 1927-1931”, e “Sassu a Thiesi. Opere murali e opere grafiche, 1929-1995”) sia per quanto concerne la valorizzazione non solo dei beni materiali (la Pro Loco è giustamente orgogliosa di  due pubblicazioni pregevolissime riccamente illustrate: “Tunigas, Bestimentas e… Galania. Aspetti dell’abbigliamento a Thiesi  tra ’800 e ’900”, 2008; “Tancas, cunzados,  funtanas  e àteros giassos. La toponomastica rurale  del territorio di Thiesi”, 2014)  ma anche dei beni immateriali: la lingua e la poesia sarda (anche degli emigrati thiesini nell’Italia continentale o all’estero: si vedano  le “Cantones” di Pepinu Mannu e de àteros disterrados); la musica sarda (nel CD “Pro un’amigu” il gruppo a tenore “Su Cunsonu Thiesinu” propone  i canti della tradizione thiesina).

 A Thiesi, nel portare il saluto della FASI ( Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) e del Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia, ho voluto ricordare che nel pieghevole con il  programma della celebrazione a Pavia de “Sa Die de sa Sardigna 2014” da parte dei venti Circoli FASI della Circoscrizione Lombardia  è stato riprodotto proprio un particolare del grandioso murales  “Moti angioyani” (realizzato da Sassu a Thiesi negli anni ’60 del  Novecento), oggi amorosamente custodito al chiuso dalla comunità di Thiesi.

Ho rammentato anche i legami tra Aligi Sassu e la provincia di Pavia. L’artista, nella sua autobiografia “Un grido di colore” pubblicata nel 1998 da Todaro editore, editore che ha sede legale a Lugano ma che ha frequentazioni in Oltrepò pavese, sottolinea il significato affettivo e culturale della “riappropriazione” di due suoi due affreschi: «Nel 1989 si presentò l’occasione di comperare due grandi affreschi da me eseguiti nel 1939. Questi affreschi li dipinsi non appena uscii dal reclusorio di Fossano [la colpa: l’antifascismo, ndr] , in libertà condizionale, quando il signor Cristiani me ne ordinò l’esecuzione per la sua casa di Codevilla (vicino a Voghera): due temi mitologici, “Il giudizio di Paride” e “Diana e Callisto”. A poco a poco stavo rientrando in possesso di alcune delle opere più importanti da me dipinte nel dopoguerra: questi affreschi sono il frutto dell’esperienza di 18 mesi passati in carcere a disegnare e sono la rappresentazione di una nuova fase che integra il periodo degli Uomini Rossi».

Agli emigrati piace questa dichiarazione  autobiografica di Sassu, reperibile nel citato volume autobiografico: «Io nacqui in Milano il 17 luglio 1912 vicino a corso Plebisciti, in Via Giulio Uberti, ma porto il nome di una famiglia di Thiesi, in provincia di Sassari, dove vide la luce mio padre, che giovanotto si trasferì all’ombra della Madunina e sposò Lidia Pedretti, una bella ragazza di Parma, mia madre. Mi riconosco di carattere un po’ chiuso, aspro, fedele; porto in me, contemporaneamente, tratti di durezza petrea e debolezza tipici del carattere emiliano ma nella mia costituzione psicologica, e direi anche nelle scelte estetiche, prevalgono i tratti tipici della gente di Sardegna, che è prima di tutto gente isolana, e tutto ciò che di speciale ha, nel bene e nel male, va ricondotto a tale condizione».

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