di Pierpaolo Fadda *
Dopo il grande successo del film “Quella sporca sacca nera” lo spaghetti western diretto dal regista Mauro Aragoni e girato in Sardegna abbiamo avvicinato l’attore protagonista, Maurizio Pulina, algherese, che ci racconta, in questa intervista, i passi salienti della sua carriera.
Quando è nata la passione per il teatro e il cinema? Per il cinema molto presto… da bambino. Sognavo sempre di fare un film d’avventura.. l’idea di vestire i panni di un eroe mi ha sempre affascinato. Avrei voluto essere Indiana Jones, che racchiude un mix di qualità, l’ironia, il coraggio e l’intelligenza. Poi crescendo ho iniziato a fare del teatro in parrocchia dietro casa. Ero molto timido e chiuso con le persone che non conoscevo, poi praticando teatro capii che sul palco mi sentivo protetto. Una zona sincera per l’uomo dove mi sentivo, paradossalmente, senza ansia di giudizio. Lì ho iniziato a conoscere veramente me stesso e le mie caratteristiche. Un percorso che non ha mai fine e che ti stupisce giorno dopo giorno.
Ti definisci, in una biografia, attore, regista, insegnante di recitazione e dizione. Spiegaci meglio le tantissime attività… Beh sono principalmente un attore, ma ho iniziato a insegnare diversi anni fa e mi piace molto. A Roma, dove mi sono formato, ho iniziato anche a lavorare con i bambini, poi a fare lezioni private di dizione e recitazione, finchè nel 2010 in un progetto con altri due soci, aprii una scuola/compagnia di produzione, lo SpazioT. Oltre a insegnare, ho iniziato a dirigere anche i miei allievi. Le prime regie sono iniziate con i saggi della scuola. Al momento da regista sto preparando sia degli spettacoli teatrali, che dei cortometraggi, in attesa di passare al mio primo vero lungometraggio.
Attori si nasce, o si può anche diventare? Entrambe le cose. E’ vero che certe volte si nasce con un talento innato, vedi Sordi che non ha praticamente mai studiato ma era un portento sul set, ma c’è anche chi invece lo può diventare con lo studio, la pratica, e la disciplina. In questo Vittorio Gassman penso sia il miglior che esempio si possa fare. Uno dei più grandi della storia, sia in teatro che al cinema. Pensare che manco voleva fare l’attore.. Lui è sempre stato il mio faro illuminante.
Mi puoi riassumere, in estrema sintesi, il tuo percorso artistico? Ho avuto tanti maestri… Giancarlo Giannini, Claretta Carotenuto, Francesco Pannofino, Caterina Casini, …e recentemente Luca Ward. I primi passi da professionista li ho mossi dopo essermi diplomato in accademia a Roma. Feci “Cecità” di Mario Fratti con la regia di Mino Sferra che veniva dall’ Actor Studio e che fu il mio primo maestro in accademia. Poi mi affacciai a Shakespeare con il Macbeth con Fabio Traversa e l’Antonio e Cleopatra per la regia di Francesco Branchetti, con cui feci la mia prima tournè. Successivamente entrai a far parte della compagnia Alida Valli, e feci uno spettacolo da protagonista su Brecht con Carlo De Mejo “Brecht Cabaret Chantant” regia di Antonio Tarallo, e poi ho iniziato a fare molti reading teatrali, sono un appasionato della parola. Negli ultimi anni invece ho lavorato a stretto contatto con l’attrice e regista Chiara Murru, con cui ho interpretato molti ruoli da protagonista.. come “Il sentiero dei passi pericolosi” di Michel Marc Bouchard e premiato al Roma Fringe Festival, poi “Con niente addosso” divertente commedia tratta da Rumori fuori scena di Michael Frayn , e recentemente “Era la nona” da Aldo Nicolaj che ha avuto un successo strepitoso ad Alghero nella rassegna InScenaT, di nostra produzione . In Tv invece ho esordito su Raiuno nel 2006 in una soap per ragazzi con protagonista Fabio Testi, si chiamava “Sottocasa” e il mio personaggio si chiamava Fulvio, un ex tossicodipendente. Nel 2008 invece fui la voce narrante nel documentario “Come diventai Alida Valli” che partecipò al Festival del Cinema di Roma. Ho fatto anche documentari di carattere storico come “Life of Bernini”per la BBC, videoclip musicali come “Dark&Light” dei Broken Melody e cortometraggi di vario genere. Ad esempio “Ritratto di un risveglio” regia Davide Bini, ma anche una partecipazione in “Il grande sogno” di Michele Placido. La pratica cinematografica l’ho iniziata ad assaporare però in maniera corposa da pochi anni, facendo web serie e video demenziali in cui ero protagonista e mi mettevo molto più alla prova. Per un pò infatti ho fatto parte degli SLAN un gruppo di ragazzi che hanno fatto molto successo sulla rete, ma poi si sono sciolti e ho continuato a lavorare con Giulio Fanelli , che ne era il fondatore, nella sua serie di successo”Juliusfhan” dove interpretavo Michele. Finchè non è arrivato Mauro Aragoni e abbiamo girato “Una stranissima giornata” e “Quella sporca sacca nera”.
Se ti parlo di Giancarlo Giannini ? Un ricordo indimenticabile, uno degli ultimi miei maestri. Un grande attore. Una grande voce. Pasqualino Settebellezze….grande film. Al Pacino.. la sua voce.
Nel 2013 ottieni un grande successo con lo spettacolo “Giordano Bruno – La pietra della bellezza” , regia di Chiara Murru…. Al momento è lo spettacolo e il personaggio che mi emoziona di più fare. Lo sento particolarmente.. e credo che lo senta anche il pubblico. Giordano Bruno ha rappresentato forza e libertà del pensiero.. pensiero che è andato oltre le fiamme del suo rogo e che ha attraversato i secoli insegnando tanto alle generazioni successive. A chi non l’avesse visto consiglio vivamente di non perdersi le nostre prossime repliche.
Recentemente hai creato a Alghero Spazio T: ci spieghi esattamente cosa si propone? Lo SpazioT oltre a essere scuola di teatro è un contenitore multidisciplinare che ho tirato su con la mia socia, la premiata regista al Fringe Festival di Roma Chiara Murru. Propone corsi di formazione artistica in ogni settore e ad alto livello. Questo perchè non insegnamo solo noi, ma portiamo maestri illustri anche da fuori, come abbiamo fatto con Giancarlo Giannini, Kuniaki Ida e Marina Spreafico, Claudio Hochman, Luca Ward e tanti altri.. Ma lo spazio è proprio uno SPAZIO dove liberare la propria espressività, dove si fa aggregazione in armonia circondati da cultura e arte. Il seguito che si è creato intorno a noi è motivo d’orgoglio per me e per Chiara, oltre che per Flaminia Antonini, preziosissima mediatrice culturale, nonchè segretaria amministrativa dello spazio.
Arriviamo all’ultima grande soddisfazione. Il film “Quella sporca sacca nera” uno spaghetti western girato in Sardegna nel quale tu sei l’attore protagonista è stato premiato al Roma Web Fest per la Miglior Scena d’Azione e per la Miglior Fotografia:ce ne vuoi parlare? E’ stato strano il processo che mi ha portato a fare questo spaghetti western. Mauro fu suggestionato dalle location sarde che furono utilizzate anche in passato da grandi cineasti del genere western, primo fra tutto Sergio Leone. All’inizio c’era il desiderio e il sogno di riesumare il cinema western in italia, ma quando mi mandò la prima stesura della sceneggiatura non mi convinse. L’idea del regista era quella di fare un western in stile Leone ma incupendolo molto….tintenggiandolo qua e là in maniera molto pulp alla Tarantino. L’idea mi piaceva anche ma Bill il mio personaggio non mi intrigava, dava troppe informazioni su di se allo spettatore e secondo me non si sposava con il genere di film che stavamo facendo in quel momento, così chiesi al regista di renderlo più misterioso e insieme a Roberto Comida trovarono la forma giusta. Mi sono ispirato molto, con grande umiltà, a Charles Bronson in C’era una volta il west, un film incredibile. L’inizio delle riprese del nostro western fu fantastico. Ricordo che eravamo tutti molto desiderosi di cominciare. Con Antonio Luvinetti, (Mc Coy) abbiamo respirato western anche quando non stavamo girando, mangiando fagioli anche a cena o a pranzo. Abbiamo imparato ad andare a cavallo, ruotare la pistola e sparare, il tutto in paesaggi stupendi come Perda Liana, o Golgo….l’Ogliastra è una locantion stupenda. E’ stata un avventura fantastica che ricorderemo per sempre, e poi…speriamo di produrre presto il Volume II, I panni di Bill mi mancano già.
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