di Bruno Culeddu
“Beep” del cagliaritano Antonello Murgia è approdato alla 71^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – “Concorso Pasinetti”. Questo è un ulteriore riconoscimento per un’opera prima che ha già collezionato 12 premi e 20 selezioni nei più importanti festival cinematografici: bene la prima! A Venezia è stata premiata, in particolare, Lucia Nicolai, protagonista di “Beep”, per aver “interpretato in modo comunicativo ed efficace il ruolo di una donna calata nella ripetitività ossessiva del lavoro quotidiano“. Il film narra, infatti, la storia di una cassiera in crisi di identità che lavora in un supermercato. Il martellante “bip” della cassa, che dapprima invade la sua privacy e ne pervade la mente sarà poi fonte di ispirazione per i suoi sogni. Murgia tratta il fondamentale tema della dignità del lavoratore e l’alienante problema della ripetitività del lavoro con grazia ed ironia. La malinconia che vena il racconto è, peraltro, riscattata dal desiderio di cambiamento della protagonista. Il film è stato realizzato anche grazie a Fabio Marceddu, produttore esecutivo e assistente alla regia (co-fondatore, con Murgia, del Teatro Dallarmadio). Marceddu e Murgia sono legati da anni da un proficuo sodalizio artistico Fabio Marceddu è attore, drammaturgo, regista e cantant-attore. Diplomato all’Accademia Drammatica della Calabria, diretta da Piccardi, e all’École des Maîtres diretta da Franco Quadri. Antonello Murgia è regista, musicista e attore. Diplomato in regia cinematografica all’Istituto Cinematografico “Michelangelo Antonioni”. Entrambi hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Insieme hanno dato vita al Teatro Dallarmadio. La compagnia nata ufficiosamente nel novembre 2005 al Teatro Valle di Roma opera adesso a Cagliari in Via Goldoni. Il sodalizio, oltre a produrre spettacoli e condurre numerosi laboratori di teatro e musica, ha creato una scuola di recitazione che conta numerose iscrizioni e la partecipazione di allievi di ogni età. La Compagnia Dallarmadio si propone adesso di continuare a portare i propri spettacoli nel Continente. Per saperne di più abbiamo, pertanto, rivolto alcune domande a Fabio Marceddu e Antonello Murgia, fondatori insieme a Paoletta Dessì (scenografa e artista a 360 gradi) e Raffaele Marceddu (collaboratore).
Teatro Dallarmadio: perché il nome?
(Risponde Murgia) Mentre lavoravo alla costruzione dello spettacolo “Risvegli”, un giorno, su un pullman, all’improvviso, venne vicino a me una signora dall’emanazione antica e con un forte odore di armadio, quello che le nostre generazioni hanno sempre sentito negli armadi vecchi dei paesi. Allora, dentro di me esclamai: questa donna è uscita dall’armadio…ecco chi è il personaggio terzo, è colei che esce dall’armadio, è la coscienza collettiva, la cattiva e buona coscienza…
(Risponde Marceddu) Il nome vero e proprio e la decisione di usarlo nasce in occasione della rappresentazione di “Risvegli” , al teatro Valle di Roma, durante il Premio Concorso Dante Cappelletti. Il tecnico nel 2005 ci chiese chi eravamo e come ci chiamavamo, e noi poiché nel suddetto spettacolo uscivamo da un armadio, rispondemmo: “Siamo quelli che escono dall’armadio”.
Chi sono i riferimenti culturali e gli obiettivi del suo Gruppo artistico?
Premettiamo che la forza del nostro sodalizio nasce dal dialogo di riferimenti e mondi lontani, senza essere qualunquisti e con una forte coscienza. La cultura non è nulla, poi, se non è filtrata dall’esperienza diretta. Il nostro obiettivo e la base del lavoro si fondano sulla ricerca continua. Il percorso artistico del gruppo si snoda su vari livelli: un teatro basato sulle discipline dei grandi maestri del passato ma attento alle nuove forme, permeabile alle contaminazioni. L’individuo è al centro di ogni lavoro. Elemento fondante della poetica del gruppo è la musica intesa come forza narrante, perfettamente integrata e correlata alle drammaturgie.
Il nostro teatro è civile, sociale, si occupa di attualità in termini non cronachistici; parte dall’uomo e dai suoi ‘microcosmi’ senza omologarlo a bandiere partitiche o politiche.
Quante persone sono coinvolte nell’Associazione e con quale ruolo?
I fondatori sono quattro, ma intorno gravitano molti collaboratori. Antonello Murgia, musicista, regista, attore, sceneggiatore, drammaturgo, compositore. Fabio Marceddu, attore, drammaturgo, organizzatore, promotore, found raising Paoletta Dessì scenografa, costumista, scultrice, e regista. Raffaele Marceddu, collaboratore
Maria Cristina Bocchetta, assistente alla regia, tecnico.
Nell’ambito culturale in Sardegna è possibile proporre nuove idee?
Si, certo, è possibile. Non sempre è facile. Ma spesso il coraggio è premiato. E, per contro, è opportuno venire a patti con i gusti del pubblico? Non bisognerebbe mai preoccuparsi del gusto del pubblico. O che il pubblico capisca sempre tutto. Ci sono tanti livelli di comprensione (anche se “chi non sa nulla non ama nulla”). La cosa più importante, al di là del grado di cultura, è la comunicazione subconscia, quella evocativa. Il problema che ci poniamo è quello di non annoiare. Il nostro ultimo spettacolo “Il formicaio” non è facilmente comprensibile, ma non dà il tempo di annoiare. Piuttosto è “sale sulle ferite”, è uno specchio scomodo che rimesta le certezze retoriche di questi secoli austeri. L’unica nostra preoccupazione quindi è sempre quella di non “nauseare” il pubblico. Preferiamo che da un nostro spettacolo il pubblico esca con un certo “languore”, e dicendo già finito…piuttosto che avvertire qualcuno che si dimena nella sedia dicendo a voce bassa: “Ma quando finisce” ?
Il Teatro Dallarmadio come vive il rapporto con la musica e le immagini?
Più che immagini parlerei di azioni. La musica è un’arte ed è la più bistrattata. Chiunque si sente in diritto di poter parlare dei “propri gusti”. Invece così non è. Perché lavorare con e nella musica è come trattare con gli Dèi; bisogna avere rispetto, pazienza, conoscere e sapere. La risposta sintetica a questa domanda è la seguente: la musica e le azioni sono inscindibili, deve esserci una adesione totale, e l’uso della musica non è più una scelta (l’aspetto più trascurato è sempre questo), ma una impellenza spontanea dettata dall’azione stessa. Anche nel cinema è così: l’intuizione potente delle immagini evoca la musica, come nel caso di “2001 odissea nello spazio”, e non una musica a caso ma “quella musica”. La musica è azione. La musica influisce sulla materia e la modifica; non è una considerazione “mistica”, è un dato di fatto scientifico.
Il passaggio dal teatro al cinema della Compagnia avrà un seguito?
La compagnia non è passata al “Cinema”, piuttosto ha sostenuto gli studi di Murgia e Marceddu e si è impegnata nella co-produzione di “Beep”, che vanta la direzione della fotografia di Francesco Piras. Il teatro e il cinema sono due mondi con codici molto diversi. Sono due cose separate. Ciò che manca al Teatro (almeno qui in Italia) è la precisione (spesso in ambito tecnico) e il rigore del cinema. Ci sono diversi progetti di cui parleremo in seguito.
Come ha risolto i rapporti tra il teatro e il cinema?
(Risponde Murgia) Non mi è chiara la domanda. Cerco di rispondere. Il problema è principalmente uno: quando decidi di fare un corto di “fiction” (non amo questo termine ma non ci sono tante alternative per definirlo), la recitazione è il problema più importante e la responsabilità è tutta in mano al regista. Non c’è niente di più orticante che sentire la recitazione teatrale al cinema. La regia cinematografica non è fatta solo di aspetti tecnici. Il luogo comune è quello del regista che incanta con inquadrature e soluzioni sorprendenti, colui che domina la macchina da presa, con una sorta di orgoglio maschilista e agonistico. E invece il regista è anche colui che è in grado di dirigere gli attori, di sapere entrare in connessione con essi, è colui che sa suonare i delicati tasti di quest’ arte. E questo aspetto è una via di mezzo tra il dono (che devi possedere) e lo studio. La mia attenzione costante in 10 anni di teatro è volta a questo tipo di studio.
Quali spettacoli intendete proporre ai Circoli dei Sardi in Italia?
Gli spettacoli che intendiamo proporre sono tutti cavalli di battaglia:
BESTIE FEROCI REVOLUTION, operina musicale modulare, pluripremiata in Italia e anche all’estero, un blob sonoro interamente suonato e cantato dal vivo.
IL FORMICAIO, sorprendente sarcastica lettura della società degli “umanotteri”, contenente l’Operina musicale originale “La vera storia della Cicala e della Formica”.
IL VICINO di Milena Agus, un monologo a leggio, riadattato da Marceddu con aggiunte di testo in sardo campidanese, con il plauso della autrice Milena Agus. Una incantevole storia d’amore tra due esseri apparentemente dissimili.
EMERGENZE VARIE E.U, monologo divertente in lingua italiana con innesti campidanesi, che raccontano l’evoluzione/ involuzione architettonica e paesaggistica della nostra isola.
All’interno delle proposte anche il corto BEEP, che oltre alla regia di Antonello Murgia, vede alla direzione della fotografia un altro sardo doc, Francesco Piras.
Altri progetti nel cassetto?
Sempre, tanti. Saranno loro a decidere. Noi gli umili servitori.
Bravissimissimi….!!!!!
maravillosa la experiencia en la Mostra de Venezia. Enhorabuena a todos, chicos
Bello Fabio,
che onore conoscerti