di Paolo Pulina (nella foto: Gesuino Piga, Alberto Longatti, Lucio Spiga, Salvatore Piu, Carmen Spiga)
Nel pomeriggio di martedì 24 novembre, a Como, presso la Biblioteca comunale, il Circolo culturale sardo "Logudoro" di Pavia, presieduto da Gesuino Piga, e il Circolo "Sardegna" della città lariana, presieduto da Onorio Boi, hanno coorganizzato una partecipata manifestazione (erano presenti un centinaio di uditori) in memoria della nobildonna Francesca Sanna Sulis (1716-1810), che oltre 230 anni fa introdusse in Sardegna le piantagioni di gelsi e la produzione della seta, sviluppando contestualmente una notevole azione culturale e sociale e una fiorente attività imprenditoriale che la rendono una delle figure più importanti del Settecento nel campo dell’impresa tessile e della formazione professionale.
A rivelare i meriti straordinari, in campo produttivo e sociale, di questa fino a qualche anno fa sconosciuta figura femminile sarda (neanche un rigo le dedica, per esempio, la più aggiornata edizione, del 2000, del peraltro prezioso volume di Franca Sini "Il ‘chi è’ delle donne sarde), è stato nel 2004 il giornalista Lucio Spiga con la monografia "Francesca Sanna Sulis" (pp. 240, Ed. Workdesign di Selargius), che tra i diversi contributi riporta anche una bella prefazione del giornalista comasco Alberto Longatti dal suggestivo titolo "Il filo di seta che unisce Como e la Sardegna".
A Como Spiga ha confessato di aver cominciato oltre 40 anni fa a pensare a una biografia della Sanna Sulis, ma solo quando ha potuto avere una conoscenza approfondita degli oltre 3200 documenti in catalano e in castigliano ritrovati sull’argomento si è dedicato alla stesura dell’opera. Ed ecco in sintesi come Spiga, seguendo l’ordito della sua documentata rivisitazione storica, ha presentato la scheda del personaggio.
Francesca Sulis, nata nel 1716 a Muravera (Sardegna sud orientale), si sposò nel 1735 con don Pietro Sanna Lecca, giureconsulto, autore dei pregoni per i re di Sardegna. Dopo il matrimonio si trasferì a Cagliari Castello. Nel 1770 trasformò i magazzini della casa di Quartucciu in laboratori per la lavorazione della seta, li attrezzò di telai moderni, promosse piantagioni di gelso e l’allevamento dei bachi da seta. Esportava la maggior parte del prodotto in Piemonte e in Lombardia (a Como in particolare).
Prima di cominciare a lavorare nei suoi laboratori, i giovani ricevevano una istruzione professionale in corsi mirati, da lei promossi e pagati.
Fu a Muravera e Quartucciu che si aprì la prima scuola professionale con specifici piani scolastici di formazione di base per fanciulle, ove potessero apprendere la tessitura, grazie alla lungimiranza di Donna Francesca, con docenti provenienti dalle zone più evolute dell’Italia; le giovani, inoltre, alle loro nozze ricevevano un telaio in dote.
Nel 1779 Donna Francesca produceva una seta di qualità superiore, richiesta a più riprese in notevoli quantità dai commercianti comaschi. Il segreto di questo pregio stava probabilmente nel clima favorevole relativo al mese della schiusa dei semi, fra il 20 e il 25 di marzo, mentre nelle regioni a temperature più basse la schiusa si verifica più tardi, tra il 15 e il 20 di aprile.
Purtroppo, la morte di Francesca Sanna Sulis, avvenuta nel 1810, e l’avvento dei suoi successori nell’attività aziendale segnarono l’abbandono dei fruttuosi rapporti con le regioni dell’Alta Italia.
Nel 1808 Donna Francesca Sanna Sulis donò tutti i suoi beni ai poveri di Muravera con l’incarico di amministrarli. Il suo impegno mirava a predicare che ogni nuova attività dovesse rivolgersi ai più giovani, combattendo alla radice la piaga dell’analfabetismo.
Per Spiga, la Sanna Sulis ha lasciato un esempio che può spingere a far rinascere capacità sopite, a sperimentare nuovamente con adeguati macchinari (e tecniche aggiornate sulla conduzione dei gelsi e sull’allevamento dei bachi) la produzione della seta in Sardegna.
Il sindaco di Muravera, Salvatore Piu (che era accompagnato dagli assessori Veronique Aledda e Marco Fanni), si è complimentato con Spiga per il suo lavoro di ricerca, che ha rivelato la figura di una donna antesignana della necessità di provvedere alla formazione professionale, ed ha dichiarato di ritenere un vanto per la propria amministrazione riuscire a mantenere fede alla promessa di realizzare ogni anno una pubblicazione di storia locale, facendo in questo modo la propria parte per la cultura, pur nella ristrettezza di risorse a disposizione.
Carmen Spiga, consigliere comunale, presidente della commissione cultura, ha portato agli organizzatori dell’iniziativa gli apprezzamenti dell’amministrazione comunale di Quartucciu.
Alberto Longatti ha voluto definire quella di Como una manifestazione tutta sarda e si è congratulato con i due circoli sardi organizzatori; ha elogiato il libro di Spiga, che ha consentito di ricostruire l’intreccio delle sconosciute storie che nel segno del tessile, e in particolare del serico, hanno legato nel Settecento Como e la Sardegna.
Longatti ha ribadito che la seta prodotta dalla Sanna Sulis (con un filato di qualità superiore) venne apprezzata e acquistata in notevoli quantitativi dai commercianti comaschi, che iniziarono un non episodico interscambio con le ditte sarde, gestito in prima persona dalla nobildonna (si imbarcava anche lei nelle golette che trasportavano i suoi preziosi abiti da seta, ricercati da regine e da dame di corte). Alla morte di lei, nel 1810, questo commercio dalla Sardegna verso il territorio comasco cessò ma continuò per alcuni anni verso il Piemonte.
Longatti ha ricordato che un’altra feconda produzione di bozzoli venne attivata tra il Settecento e i primi anni del Novecento a Làconi (Nuoro) grazie all’iniziativa delle figlie del marchese Giovanni Manca di Villahermosa, Maria Caterina, Anna, Giuseppina, Maria Teresa, Antonietta e Bona. Fu proprio a Como che la loro iniziativa ebbe un impulso decisivo, quando intorno al 1720 la marchesina Anna soggiornò nel capoluogo lariano in qualità di ospite e di segretaria del conte Giorgio Giulini, che nel suo cospicuo patrimonio annoverava anche una bachicoltura e dei gelseti. La donna si appassionò a questo tipo di coltura e di allevamento, trasferendolo poi nella sua terra e avviando, a sua volta, una produzione di bozzoli che alimentò per molti anni un produttivo interscambio con quella lariana. "Questi legami riscoperti oggi – ha detto Longatti – rivelano una valenza storica e risvolti umani di eccezionale interesse e che sarebbe davvero opportuno rinsaldare per più di un valido motivo. Uno, in modo particolare. In un’epoca nella quale il prestigio della produzione serica nazionale si è appannato e subisce la pressione della concorrenza straniera, c’è bisogno di ritrovare nel passato lo stimolo per guardare con maggiore fiducia al futuro".
Gesuino Piga ha disegnato un quadro storico relativo alla Sardegna del Settecento e degli inizi dell’Ottocento, ma non ha mancato anche lui di focalizzare la sua attenzione su Francesca Sanna Sulis, sottolineandone l’attività come creatrice di moda, attestata in particolare dall’invenzione de "su cambusciu" (cuffia portata dalle giovani di buona famiglia).
Dopo il positivo esempio di collaborazione tra i due circoli registratosi a Como, Piga ha preannunciato che un più approfondito convegno sulla figura e l’opera di Francesca Sanna Sulis si terrà a Pavia, in occasione della Festa della Donna del 2010, sempre col patrocinio del Consiglio regionale della Sardegna, della Regione Sardegna-Assessorato del Lavoro, della FASI (il presidente Tonino Mulas era presente a Como insieme al coordinatore della Circoscrizione Lombardia, Antonello Argiolas, e a soci dei circoli di Milano e di Magenta), del Coordinamento Donne della FASI e del Comune di Como.
La manifestazione di Como è stata aperta da una donna (Chiara Milani, direttrice della Biblioteca comunale, che ha portato i saluti del sindaco e dell’assessore alla cultura del Comune di Como) ed è stata chiusa da una donna (la poetessa Rosaria Floris, che ha recitato una sua poesia in sardo sul valore delle donne sarde). Oltre che da quest’ultima la neonata "Associazione Amici di Francesca Sanna Sulis" era rappresentata da Liana Bilardi e dal discendente della nobildonna Enrico Sulis, calorosamente applaudito per la sua disponibilità a collaborare alle ricerche storiche e alle iniziative di valorizzazione che riguardano la sua intraprendente antenata, che ha indicato alla Sardegna la via della seta.