L’interruzione improvvisa del servizio traghetto di “Go in Sardinia” ha lasciato allo sbando migliaia di passeggeri, creando disagi gravissimi e rischiando di trasformare le abituali tensioni sui trasporti di fine agosto nell’isola in problemi di ordine pubblico. Problemi di emergenza e di ordine pubblico che, al di là delle responsabilità specifiche della società e dell’armatore, avrebbero forse dovuto indurre il Governo e l’Autorità portuale a prolungare per il tempo necessario la precettazione della nave El. Venizelos, che l’armatore con il quale era stato stipulato il contratto di noleggio ha usato come arma contundente contro i passeggeri e contro gli operatori turistici.
I problemi delle persone (i turisti, gli emigrati) e delle loro famiglie dovevano avere la precedenza su tutto. Questo capitolo della lunga e tormentata storia del servizio trasporti per la Sardegna rischia, se possibile, di essere più negativo degli altri :
sul lato dei numeri, perché 20.000 passeggeri – che, pur se ricollocati, si devono ripagare il biglietto – sono una cifra enorme;
sull’ immagine; noi ci auguriamo che, passato il momento della preoccupazione e della rabbia, gli italiani e gli stranieri coinvolti ricordino soprattutto i nostri mari e i nostri monti, i nostri beni paesaggistici, l’immediata ospitalità solidale offerta gratuitamente nel momento più grave dalla Confcommercio e dagli operatori galluresi.
Il Centro servizi di bigliettazione della FASI non è stato danneggiato da questa vicenda. Solo pochi soci dei Circoli che hanno bigliettato per proprio conto, sono incorsi in questa brutta avventura ma abbiamo dato il nostro supporto alla loro ricollocazione.
Avevamo con il Consorzio un approccio positivo perché vedevamo nel suo impegno la condivisione di un obiettivo che da sempre perseguiamo: quello di rendere più accessibili a tutti i costi di trasporto per la nostra isola, convinti come siamo che questo fattore sia importante per lo sviluppo del settore turistico e quindi dell’economia sarda.
Alla FASI dispiace che il generoso impegno di alcuni imprenditori sia andato incontro ad un tale fallimento. Ci dispiace a maggior ragione perché è stata questa la prima volta che gli imprenditori turistici si sono impegnati in prima persona su questo problema. Certamente ci sono stati elementi di ingenuità ed errori manageriali: è questa la conferma che non si può improvvisare una impresa nel campo dell’armamento navale. Ma è grave il contraccolpo negativo che rischia di produrre l’effetto di un boomerang ai danni degli aderenti al Consorzio che operano nel settore dei campeggi, degli agriturismi, dei B&B, dei piccoli alberghi che concorrono a sostenere l’economia locale sia sulla costa che nell’interno dell’isola.
Per questo già da subito a tutela di questa preziosa rete di imprenditori e delle altre del settore turistico vanno pensate misure in termini di promozione, di formazione, di accesso al credito per il loro consolidamento e per la loro crescita, e per rendere questa rete un soggetto forte nel preponderante tema dei trasporti, nella contrattazione per una reale continuità territoriale che la Regione va a definire con il Governo italiano e con l’Europa.
un documento ponderato dalla FASI, figlio di un ragionamento frutto della reale situazione che si è venuta a creare con il caso GO IN SARDINIA. Senza eccessi e senza protagonismi. A buon intenditore…
Col senno di poi..non si risolve la situazione del cari traghetti per la Sardegna…ripeto per l’ennesima volta che se ognuno va per conto suo non otterremo niente.Se tutti quelli che hanno a cuore il bene della Sardegna non si uniscono per convincere il governo e la comunità Europea a fare la continuità territoriale per tutto l’anno le compagnie navali che ormai hanno il monopolio continueranno a fare il prezzo che vogliono alla faccia del mercato libero e della concorrenza…ma se in primo luogo i sardi residenti non si svegliano e danno una mano tra poco la Sardegna andrà fuori mercato…e addio turismo.. .Ajooo cun Forza Paris..pro sa Sardigna!!