DALL’AMPUTAZIONE DELLA GAMBA AI VERTICI DEL TENNIS CON IL SOGNO DELLE PARALIMPIADI IN BRASILE: LE DUE VITE DI LUCA ARCA

Luca Arca


di Ignazio Dessì

Nonostante abbia vent’anni Luca Arca, di Bono, in provincia di Sassari, ha già avuto due vite. Quella prima e quella dopo quel maledetto botto. Aveva 15 anni, allora, e all’improvviso tutto esplose, poi si fece buio. Nel ricordo doloroso del ragazzo c’è una macchina che perde aderenza, l’urto tremendo contro il guard-rail, il frastuono di lamiere, l’elicottero per il trasporto d’urgenza e il risveglio in ospedale. E quel momento che “non dimenticherò mai – racconta – del resoconto dei medici sull’intervento chirurgico”, lo scoramento nello scoprire di essere rimasto senza una gamba (la destra, amputata sotto il ginocchio) e le lacrime copiose sulle guance, mentre sale il senso di disperazione. Il pensiero lancinante che la tua vita è cambiata e non sarà più la stessa. Niente più carriera calcistica, come magari aveva sognato, niente più corse a perdifiato, un futuro di difficoltà. Ma Luca è un ragazzo tenace, difficile da stroncare, nonostante le avversità più dure, e trova la forza di reagire. Con grinta inizia la riabilitazione, si sottopone a 13 interventi chirurgici, inforca una protesi e riprende a camminare e correre, come se il piede perso sia magicamente rispuntato. Comincia a giocare a tennis, e se la cava bene anche con i cosiddetti normodotati. Frequenta dei corsi, si allena, affronta tornei sempre più importanti e infine, nel 2012, comincia a partecipare a quelli agonistici del tennis in carrozzina. E’ un exploit dopo l’altro, travolge gli avversari e brucia le tappe, tanto che a fine novembre, dopo solo due mesi di gioco, vince il Second Draw dello Czech Open di Praga. “Il secondo cartellone – precisa Luca – perché ancora non ero in classifica”. Poi il 6 ottobre 2013 arriva il vero primo titolo internazionale. Il giovane talento sardo vince infatti la “Mediterranean Cup” a Palermo e viene proiettato nello scenario internazionale. “Un buon inizio”, come dice lui sfoderando una certa dose di modestia, perché in realtà non capita a tutti di arrivare così in alto in così breve tempo. Quell’incidente ha cambiato la sua vita dalla mattina alla sera, e Luca ricorda tutto, “come se fosse oggi”, ma da certi eventi, a volte, si esce più forti di prima, perché “si capisce il vero senso dell’esistenza”. Anche se non è facile. “Dopo il botto ricordo le tappezzerie strappate sopra di me – racconta sospirando – ero incastrato tra le lamiere, e non riuscivo a capire cosa mi era successo. Mi sono reso conto della realtà quando i medici me l’hanno illustrata. Ed ho pianto”. Ma è stato forse quello uno dei pochi momenti critici. “In questi 5 anni sarà capitato in tutto tre volte di essere travolto dalla depressione”, dice con malcelato orgoglio, e c’è da credergli. Perché a parlargli te ne rendi conto, ha voluto riprendere in mano la sua vita e vuole viverla pienamente. “Per me e la mia famiglia”, precisa. Del resto i genitori e il fratello, insieme agli amici, sono i suoi più grandi tifosi. “Ci tengono alla vittoria più di me”, rivela. Ed anche il movimento italiano del tennis in carrozzina è contento di avere trovato un giovanissimo che adora la racchetta e possiede le qualità per nobilitarla. Un ragazzo che non si lamenta più di tanto, e guarda avanti. “Mi rendo conto, del resto, di essere comunque fortunato. In confronto ad altri più sfortunati di me il mio handicap è nulla – dice – con la protesi cammino normalmente e riesco a correre e giocare”. E poi “sto facendo i passi giusti”, dice assaporando la battuta e precisando come la passione per la racchetta sia nata in maniera inaspettata. “Seguivo il tennis in Tv e avevo anche provato a fare delle partite, ma alla fine erano più le palline per terra che quelle che riuscivo a colpire”, afferma lasciandosi andare ad una risata cristallina. Del resto “per 10 anni avevo giocato a calcio, ma se uno perde una gamba tutto cambia, anche la possibilità di fare sport. “Io però non volevo smettere, e per fortuna nel 2009 ho incontrato il tennis. Un modo di reagire alla sorte ma anche la scoperta di uno sport appassionante. “Durante una esibizione mi ha notato il maestro del circolo Sassari Asdc Sardegna Open, Alessandro Ciotti, e dietro suo consiglio ho iniziato a giocare in carrozzina. Devo molto anche al presidente dell’associazione Alberto Corradi, ma non dimentico il tennis club di Bono, il mio paese (anche se sono nato a Ozieri), dove ho cominciato”, ricorda il giovane atleta. Fatto sta che Luca si ritrova oggi al 108° posto nel ranking mondiale, e tra la settima e l’ottava posizione in Italia. Della giovane promessa del tennis con le ruote si interessa ora anche la nazionale. Proprio questa settimana è stato convocato al raduno azzurro allo Sporting Club di Parma, per una di quelle full immersion, che consentono di essere visionati dal maestro della nazionale Ernesto Setti. “Ed è come essere chiamati a Coverciano nel calcio”, fa notare Luca. Una bella soddisfazione davvero, anche se c’è un sogno da coltivare: “quello di partecipare alle Paralimpiadi di Rio, in Brasile”. Sarebbe il coronamento di una bellissima storia. Storia di vita e di sport. Perché “lo sport aiuta a superare momenti difficili, a creare e rinsaldare amicizie”. Anche se “io dopo l’incidente ho ripreso subito la vita normale e i miei amici non mi hanno mai fatto pesare nulla. Molti ragazzi però mettono dei lucchetti alla loro testa, e fare dello sport potrebbe veramente liberarli”, afferma Luca. “In Italia però – aggiunge – ci vorrebbe più visibilità” perché “molti disabili non sanno delle molte possibilità esistenti nel campo sportivo”. Il futuro? “Spero di continuare fare tennis e divertirmi, certo, se riuscissi ad arrivare ai vertici mondiali allora questo potrebbe diventare un vero e proprio lavoro. Sto anche studiando in economia e quando riesco do gli esami, quindi per ora va bene così”. Per il resto, “a casa non ci sono quasi mai, tra allenamenti e gare ed ho poco tempo per fare altro. Mi piace però sempre il calcio, lo seguo ogni volta che posso e ovviamente tifo Cagliari”, afferma sorridente Luca, il ragazzo che ha avuto due vite e guarda avanti, sempre e solo avanti… in direzione del Brasile. 

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