di Giovanni Runchina *
Stazza imponente, stretta di mano vigorosa, mimica continua, Maurizio Rocca trasmette solida chiarezza nei concetti, anche visivamente. Nessun fraintendimento è possibile. Più che idee, sentenze: «La Germania? Non è il paese di Bengodi che si dipinge». Lo dice in virtù del suo duplice punto di osservazione, gestore a Berlino del Caffè degli artisti nel quartiere di Kreuzberg e tesoriere del circolo sardo, che stride con l’altrettanto granitica certezza dei numeri; tra il 2012 e il 2013 ben 1200 sardi si sono trasferiti in Germania, più di tre al giorno, attirati da opportunità lavorative abbondanti. «La lingua è un fattore fondamentale d’inclusione o di esclusione rispetto a un sistema molto complesso -spiega il quarantatrenne imprenditore cagliaritano, in città per un breve soggiorno – e che tende con metodi sottili a scoraggiare la permanenza degli stranieri». Senza aiuti o una buona padronanza delle regole è difficile stare nel Paese in condizioni dignitose. Percorso a ostacoli nel quale gioca un ruolo fondamentale la rigida e occhiuta burocrazia locale. «Sono a Berlino dal 2009 – racconta – dopo aver frequentato a lungo la città in più occasioni per quasi dieci anni. L’impatto non è stato semplice, nonostante conoscessi la realtà, avessi amici locali e una compagna tedesca. Per aprire l’attività ho impiegato un anno, durante il quale ho lavorato come
dipendente in un ristorante e, soprattutto, studiato il tedesco. Ho frequentato un corso intensivo di cinque ore al giorno per cinque volte la settimana e un altro più specifico di quarantacinque ore finalizzato alla comprensione delle leggi. Alla fine ho ricevuto un attestato di conoscenza del tedesco, livello B1, che è fondamentale per la vita quotidiana e per il rapporto con i funzionari pubblici. Chi non lo conosce è sostanzialmente ai margini del sistema, indipendentemente dal titolo di studio. Sovente, molti mi cercano perché vorrebbero proporsi in officina o in fabbrica ma, per quanto si sia bravi, è necessario avere un minimo di dimestichezza con la lingua. La Regione dovrebbe inserirla ad esempio nei corsi di formazione professionale perché questo agevolerebbe enormemente l’inserimento nel Paese». A complicare il quadro, il rapido peggioramento nell’ultimo biennio delle condizioni materiali di chi arriva, sardi in primis. «Sino al 2009 arrivavano in gran parte artisti, ora non è più così. Conosco un ragazzo con laurea in tasca che dorme in macchina e altri che si arrangiano come possono. Se arrivi senza un piano, un’idea di ciò che vuoi fare, l’impatto è durissimo, e molti rientrano a casa. I numeri che si spacciano qui, soprattutto sulla disoccupazione nazionale al 5%, sono fuorvianti; tantissime persone hanno un minijob da 450 euro mensili».
Secondo stime recenti, questa condizione è comune a oltre otto milioni di persone, il 25% del totale dei dipendenti, ed è diffusa soprattutto nel commercio e nei servizi (*cfr* Il prezzo dei mini-job su Il Sole24Ore.it del 21 settembre 2013). L’accesso al girone dei garantiti non è l’autostrada che si pensa. Il modello tedesco, comunque, tira ancora e attira; stando a una ricerca condotta dalle Acli della provincia di Cagliari, su numeri dell’Aire (Anagarafe italiana residenti all’estero), la Germania è il paese europeo con più sardi in assoluto: 29736 al 1°gennaio 2013. «Non si tiene conto degli stagionali e anche dei tanti che non sono negli elenchi dell’Anagrafe per i più svariati motivi; il più comune è che l’iscrizione, facoltativa e non automatica, comporta la cancellazione delle persone dai benefici dell’assistenza italiana, universale e gratuita, immettendole in quella tedesca, a pagamento per la gran parte delle prestazioni. Chi riceve trattamenti specialisti e non ha l’assicurazione privata grava sul sistema italiano, nonostante produca ricchezza fuori dai confini nazionali». Molti, per superare la fase di adattamento, si rivolgono al circolo per ricevere una mano: «Siamo 250 soci – dice Maurizio – e abbiamo molte richieste per un alloggio, un lavoro e per agevolare il rapporto con la burocrazia. La tradizionale attività di promozione culturale non basta più; intendiamo creare una sorta di sportello lavoro per l’incontro tra domanda e offerta. Sotto questo profilo possiamo sfruttare una rete esistente e importante di oltre 50 attività gestite da sardi, soprattutto nel settore
della gastronomia». Il suo Caffè è diventato ormai un punto di riferimento: «Una parte del locale sarà adibita a sede legale del circolo sardo dal 1° maggio e comunque il bar è ritrovo dei sardi anche all’estero. Tra un caffè e una birra ci si conosce anche tra generazioni differenti. Sono contento di quello che ho fatto sinora perché, anche con la mia attività quotidiana, faccio conoscere l’isola ai locali: uso prodotti regionali e concedo anche spazi espositivi ad artisti sardi. Dal 6 all’8 giugno, assieme ai soci del
circolo di Stoccarda, prenderemo parte al Carnevale delle culture che in città richiama oltre un milione di visitatori; sfileremo con i costumi tradizionali e promuoveremo l’enogastronomia isolana. Un’opportunità straordinaria – conclude Maurizio Rocca – per dare alla Sardegna quel grande valore che, personalmente, gli ho attribuito in questi anni di emigrazione».
* Sardinia Post
Gran bell’articolo e specialmente finalmente uno che racconta la realtà.