AL CINEMA TREVI PER IL 65° DEL GREMIO DEI SARDI: ROMA DEDICA UNA GIORNATA INTERA AL REGISTA PETER MARCIAS

Peter Marcias


di Patrizia Boi

Il Gremio dei Sardi di Roma, per celebrare il suo 65° anniversario (1948-2013), continua a promuovere, con la collaborazione della FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), della Cineteca Sarda – Società Umanitaria e della Cineteca Nazionale, proiezioni e dibattiti con registi e attori presso il Cinema Trevi, nell’ambito della rassegna Incontro con il Cinema Sardo. Il 2 maggio 2014  è stata dedicata, infatti, una intensa giornata al Regista cagliaritano Peter Marcias.  Il Programma della Manifestazione, come al solito ricco di spunti, è stato predisposto da Franca Farina del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e da Alessandra Peralta, Regista della Rai. Peter Marcias ha  iniziato a girare dei cortometraggi in Sardegna da giovanissimo e soprattutto a frequentare la Cineteca di Cagliari, poi ha studiato cinema a Roma e si è diplomato in regia alla Scuola di Cinematografia di Barbarano Romano (Viterbo). Ha comunque imparato il mestiere  con il corso “Fare Cinema” del maestro Marco Bellocchio, a Piacenza. Il Cinema di Marcias, autore di documentari, cortometraggi e lungometraggi che si sono distinti nei festival nazionali e internazionali, si occupa sovente di temi a sfondo sociale e politico come accade in questi lavori che sono stati scelti per l’occasione. La rassegna è stata aperta dal cortometraggio Sono Alice (2005, 18’) che come dichiara lo stesso Marcias “parla di una bambina che vuole rendersi utile in famiglia perché capisce di un disagio quale la disoccupazione del padre. E’ un film anche sulla mia città, Cagliari, dove sono cresciuto. Volevo raccontare di una “bambina farfallina” che attraversa con leggerezza anche momenti di grande dramma”. Il dramma della disoccupazione, la fiaba, il ricordo, la tenerezza e l’incubo, sono i temi portanti del film in un mondo di bambini sempre pronti a sorprenderci con il loro sorriso alla vita. E a illuminarci è stata la straordinaria dolcezza della piccola Giulia Bellu, magistralmente diretta da Peter – anche se il regista compare in una scena e rifiuta di dare aiuto alla deliziosa bimba contrariamente a quanto farebbe nella vita -. 

È stata poi la volta della docu-fiction Ma la Spagna non era cattolica? (2007, 80’) che analizza con  delicatezza questioni irrisolte dalla politica italiana sui diritti civili delle minoranze. Una troupe televisiva spagnola, impressionata dall’interesse suscitato all’estero dalle riforme del governo Zapatero  sui diritti degli omosessuali, arriva a Roma per intervistare gli italiani in merito. Attraverso il giornalista Andrea Miguel Hernandez si interroga sulla percezione di queste materie (soprattutto le unioni omosessuali) presso la popolazione italiana, in un contesto intriso di cattolicesimo e vicino, anche fisicamente, al Vaticano. Come asserisce lo stesso Peter “Mi piace tanto la politica ed i film politici in genere. Nello stesso tempo volevo anche raccontare con una docu-fiction qualcosa di importante dei giorni nostri, “la nuova famiglia”. Mi hanno sorpreso le tante dichiarazioni delle persone, ad un primo impatto tutti o quasi erano contrari ai Pacs e riforme Zapatero, poi ragionando dicevano il contrario. Ci fa pensare che c’è tanto bisogno di approfondire la questione omosessualità perché è importante che l’Italia diventi uno stato civile come tanti altri”. Lo sguardo di Peter è sempre attento a cogliere tutte le istanze, opinioni in un verso e in senso contrario, a non giudicare mai chi esprime giudizi anche contrari presumibilmente al suo, a mettere in luce le contraddizioni di un pensiero o del suo opposto. È di certo un artista incentrato sulle difficoltà delle minoranze e sempre pronto ad accogliere qualsivoglia differenza. Il film più atteso, Dimmi che destino avrò (2012, 80’), che ha riscosso successi nazionali e internazionali anche per la coinvolgente e intensa interpretazione di Alina da parte dell’attrice albanese Luli Bitri, è stato presentato in prima serata. Si tratta di un lavoro incentrato sulla questione delle comunità rom che pur diventando stanziali si trovano sempre a dover fare i conti con i luoghi comuni e i pregiudizi sociali e che, come sostiene lo stesso Marcias, “è partito tutto dallo sceneggiatore, Gianni Loy, che mi ha detto: “Peter, ti vorrei presentare degli amici… Mi è venuta un’idea che è nelle tue corde”. Gianni è un uomo sensibile, è un professore, un giurista, un uomo pieno di talento e interessi. Mi ha condotto al campo Rom di Monserrato – una cittadina attaccata a Cagliari – e da quel momento ho fatto lo stesso percorso che ha fatto il commissario nel film, sono stato invitato nelle baracche a prendere un caffè e poi tutto il resto. Devo dire che la prima impressione è stata piacevole: tutti quegli ambienti colorati e pieni di oggetti, quelle stufe sempre accese, quel calore che permea le stanze, quel continuo caricare la legna… insomma quelle case di legno sembrava che mi accogliessero”.  Una zingara, un commissario di polizia, le spiagge cagliaritane, le baracche colorate, la gioia e la giocosità dei bambini, la spontaneità degli attori non professionisti, la musica, i silenzi, la lentezza, la semplicità e la poesia della macchina da presa di Peter raccontano con delicatezza di un mondo a cui tutti noi abbiamo timore di aprirci… Il pubblico è stato particolarmente entusiasta di questo film ha applaudito a lungo durante lo scorrere dei titoli di coda.
Successivamente a questa proiezione si è svolto il dibattito introdotto dal Vice Presidente del Gremio dei Sardi Roberto Natalini e moderato da Alessandra Peralta. Erano presenti Peter Marcias, Patrizia Boi,  Fabio Liberatori e Luca Martella. Marcias ha risposto alle domande con simpatia e spontaneità, senza censure e con una profonda apertura a qualunque tema sia stato toccato. Questo ha favorito la convivialità di un brindisi sardo con assaggio dei prodotti tipici che è stato preceduto da un breve monologo dell’attore Luca Martella sullo Spettacolo Storie del Signor  G… 10 anni dopo. E pensare che c’era il pensiero  che – sempre nell’ambito degli Eventi Promossi dal Gremio dei Sardi di Roma – porterà in scena il prossimo 29 maggio al Teatro Italia in favore delle popolazioni colpite dall’alluvione in Sardegna.  È stata poi la volta del corto Il mondo sopra la testa (2012, 12’), un cartone animato per adulti sul tema dell’omofobia dove, in una Cagliari rappresentata con le visuali poetiche della macchina da presa, un gruppo di minoranze gay, lesbiche e trans, esprime il proprio dissenso nei confronti del potere assoluto di un leader politico ipocrita e mendace. La salvezza per Marcias sembra rappresentata sempre dalla ricchezza della diversità e dalla spontaneità e leggerezza di una bambina… L’ultimo film in programma, Un attimo sospesi (2008, 90’), si allontana dai toni della Docu-fiction per percorrere quelle atmosfere sulfuree che attraversavano il nostro paese nei momenti che incombeva la paura della guerra. Come dichiara lo stesso Marcias, infatti, “Il film è nato per caso mentre passeggiavo con la sceneggiatrice Annalisa Aprile per via Cola Di Rienzo a Roma, nei giorni caldi delle manifestazioni per la pace del 2003. Avvertivo per strada una serie di insofferenze e paura per quello che stava accadendo, i vari telegiornali aggiornavano i continui attacchi di guerra e le immagini di povertà e morte non riuscivano a lasciare la mia mente. Ci siamo concentrati su alcuni personaggi, e da buon (anzi ottimo) curioso ho costruito la vita di cinque persone qualunque in un momento particolare della loro vita.
Tanti personaggi che tutti i giorni vediamo per strada, troviamo al mercato, alla posta, al bar, in autobus.
“Corpi” che vivono la metropoli, che reagiscono all’ansia e alla paura di tutti i giorni, nel caso di “Un Attimo Sospesi”, la paura di una nuova e scongiurata guerra. Achille, Francesca, Lidia, Joe, Farida, Rosario e il professore, sono tutti legati dalla speranza che qualcosa cambi all’improvviso, legati soprattutto alla normalità di tutti i giorni, legati all’amore per le persone che vivono al loro fianco”. La disoccupazione, l’omosessualità, la cultura romanès, l’omofobia, l’instabilità della guerra, l’attenzione per le differenze, sono temi cari a Marcias, che sempre riesce a raccontare con gentilezza e grazia ogni dramma, trasformando la sua macchina da presa in un osservatore attento e sagace che illumina l’intelligenza senza pretendere verità, ma aprendo il suo occhio magico verso la tolleranza, la fratellanza e l’Amore. La disoccupazione, l’omosessualità, la questione dei rom, l’omofobia, la guerra, Peter ama concentrarsi sui drammi politici e sociali che attraversano l’uomo comune, il diverso, le minoranze, mettendo in luce i loro conflitti interiori, le loro paure, le loro debolezze e lo fa con un tocco di delicatezza e poesia e facendosi spesso aiutare dagli occhi limpidi dei più giovani, dal loro spirito sincero e dai loro occhi spontanei e ridenti come quelli del bambino che dice al Commissario in “Dimmi che destino avrò”. 

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