Un libro che raccoglie i ricordi, anche quelli più intimi e delicati, del più amato segretario del Partito Comunista Italiano. Un uomo, prima di un politico, che credeva nelle cose che diceva e che faceva della questione morale in politica il suo grido di battaglia.
A trentanni dalla scomparsa, avvenuta l’11 giugno del 1984, Enrico Berlinguer rivive nelle pagine del libro “Enrico Berlinguer, l’ultimo leader” curato da Giovanni Gelsomino ed edito da Almanacco Gallurese. Un volume ricco di foto che ritraggono i momenti più significati della vita di un personaggio che non amava sentirsi al centro dell’attenzione, ma che con la sua umiltà e la sua timidezza ha lasciato un’impronta indelebile nello scenario politico italiano dagli anni ’70 in poi.
Il testo è stato presentato in un evento organizzato e promosso dall’Associazione Culturale dei Sardi in Toscana venerdì 4 aprile nella splendida Sala degli Specchi di Palazzo Medici Riccardi. A prendere parte al dibattito sulla figura di Berlinguer, moderato da Elio Turis, consigliere ACSIT, c’erano diverse personalità del mondo delle istituzioni, della politica e della cultura italiana, a cominciare dal curatore del volume Giovanni Gelsomino che ricorda ancora “una delle prime presentazioni che abbiamo fatto nel carcere di Alghero dove si trovano mafiosi e camorristi, molti con fine pena mai, e mi colpì come Enrico Berlinguer era conosciuto dalla quasi totalità dei detenuti. Abbiamo poi continuato per molti mesi a presentarlo in piccoli paesi della Sardegna e dell’Italia fino ad arrivare, oggi, grazie all’ACSIT, a Firenze”. L’assessore della Provincia di Firenze Renzo Quercioli spiega “l’importanza del ricordo, per fortuna mai spentosi, di una persona perbene, pulita e onesta come Enrico Berlinguer”, mentre il Deputato del Partito Democratico Michele Ventura ha evidenziato il “sardismo” incarnato da Berlinguer: “Quando ho letto e scorso questo volume, mi è venuto in mente quel discorso del 1947 di Palmiro Togliatti che parlava di Gramsci, la Sardegna e l’Italia. Ecco, il libro parte da qui, dai moti per il pane, dalla vicinanza con i gruppi operai. Berlinguer incarnava appieno il sardismo, nel senso di come intendeva il riscatto attraverso l’autonomia di tutta la vita regionale”. In seguito ha preso la parola anche l’ex docente universitario Guido Clemente: “Questo testo è molto bello perché attraverso le immagini e le varie testimonianze si recupera anche una dimensione del Berlinguer più intimo, quasi fino a farlo diventare un personaggio da fiaba”. L’ex giudice Pierluigi Onorato crede che “la chiave migliore per ripensare il personaggio Berlinguer, la chiave più pertinente e più significativa, con le inevitabili forzature della satira, sia andare a rileggere quella striscia di Bovo di Sergio Staino apparsa su L’Unità all’indomani del funerale di Berlinguer”.
Presente all’evento per portare i saluti della sua Associazione, la Presidente ACSIT ha voluto “ringraziare tutti i presenti per esseri accorsi in maniera molto numerosa alla presentazione del libro. Anche l’ACSIT ha ritenuto molto importante dedicare un evento ad uno dei nostri conterranei più importanti, proprio nell’anno in cui si celebrano le ricorrenze a trentanni dalla scomparsa. Lo abbiamo fatto una settimana fa presentando il documentario di Walter Veltroni, lo abbiamo fatto oggi con il volume a cura di Gelsomino.”