Il regista Giovanni Columbu è stato recentemente ospite di Brescia per la proiezione del suo ultimo film “Su Re”. Il film è stato proiettato al cinema Nuovo Eden per il ciclo “Il cinema e Dio”; sono seguiti dibattiti e incontri con il regista nella serata stessa della proiezione e nella giornata successiva. L’iniziativa, resasi possibile anche grazie alla collaborazione attiva del Circolo Culturale Sardo di Brescia, ha coinvolto numerosissime persone che hanno letteralmente assediato l’autore. Il film è di una bellezza sconvolgente. Columbu, nel rappresentare la Passione di Cristo, ha percorso strade differenti rispetto ai migliori autori che lo hanno preceduto: Pier Paolo Pasolini che, con “Il Vangelo secondo Matteo” del 1964 ha riscritto le coordinate della Passione con un fascino poetico e profondo, inscindibile tuttavia da meditate suggestioni letterarie e artistiche (il suo cinema ‘in prosa’), e Franco Zeffirelli, che ha composto nel 1976 un diario commovente e consolatorio del Calvario. Columbu rovescia i termini della messa in scena, rinuncia a scegliere tra modernità e tradizione, si fa punto di incontro del dipanarsi di un grande Mistero. L’ambiente è una Sardegna aspra e pietrosa, la lingua è un dialetto sardo quasi incomprensibile eppure supportato da vocalità nascoste, le parole sono ridotte al minimo, la tessitura musicale è rumore reale e, spesso, opportuno silenzio. Parlano gli occhi, i volti, la pelle rugosa e sofferta, le lacrime di un dolore inafferrabile, i gesti disperati e insieme misurati, composti, trattenuti. Parla la capacità di dire che un innocente si sta sacrificando per le colpe di tutti, che la sua morte non sarà invano. Nelle immagini del regista, il racconto si fa scabra e scarnificata rappresentazione di un dramma universale, diventa resoconto di una umanità che diventa divina nella sopportazione del dolore, nella certezza di un ritorno dopo la morte. La Resurrezione, appena accennata, è di grande intensità e offre la misura migliore di una regia che rifrange e riverbera la figura di Cristo nelle mille ‘figurae Christi’ che si muovono tra le rocce e i boschi. L’approccio ai testi evangelici è del tutto rispettoso, la cornice fatta di elementi naturali veri e realistici (vento, luce, alberi) affianca una fotografia che costeggia esempi del seicento spagnolo e suggestioni caravaggesche. Parole e sguardo creano un humus profondamente spirituale, dicono che un cinema religioso oggi esiste, affidato a coraggio, lucidità, capacità di uscire dal convenzionale. Magari tra provocazioni sul piano espressivo e rischi su quello commerciale. Ma altrimenti che Vangelo sarebbe?
Prima di lasciare Brescia Giovanni Columbu ha voluto incontrare al Circolo i sardi-bresciani che non vedeva da anni, quando fu nostro ospite per la proiezione del film “Arcipelaghi”. Nel commovente incontro ha ottenuto altri calorosi applausi ed un arrivederci ….. al prossimo film!