di Bruno Culeddu
“Sogno di mezza estate” è tra gli otto cortometraggi selezionati a VISIONI ITALIANE. In una tranquilla spiaggia una coppia cerca di rilassarsi e di godersi la giornata. Tutto sembrerebbe andare per il meglio sino a quando la classica dinamica di coppia non fa sì che anche una spiaggia paradisiaca diventi un luogo di confronto e di scontro. Nunzio Caponio ha raccontato la storia in un minuto, dimostrando tutta la forza espressiva e le specificità artistiche che può raggiungere il cosiddetto cinema breve. Per non togliere spazio alle risposte del regista passiamo subito all’intervista.
Chi è Nunzio Caponio? Il chi sono è il motore di tutte le creazioni artistiche; cercare la propria identità nel proprio creato. Nell’arte si può sondare sotto la coltre delle convenzioni sociali e cercare di far fiorire la propria essenza. Alla fine non si è mai ciò che si pensa di essere. Io? Dovendo trovare la parola che più mi rappresenta sono stato costretto a crearne una nuova: ‘esperienzalista’. La mia filosofia di vita si basa sul semplice fatto che la vita è una moltitudine di esperienze. Più se ne fanno e più ricchi si diventa.
Può raccontarci la genesi, il lavoro di ripresa e montaggio di “Sogno di mezza estate”? Sogno di mezza estate è nato per raccontare una tipologia di rapporto di coppia tipicamente made in Italy. Mi è capitato più volte di vedere famiglie che entravano in discussioni surreali in posti paradisiaci. In modo divertente ho voluto raccontare una situazione di questo tipo, dove la meccanicità, l’attaccamento alle abitudini e la falsità fanno da sotto testo ad una apparente ‘normalità’. Il lavoro è stato realizzato grazie alla collaborazione con Luca Sgualdini che ne ha curato la fotografia, le riprese e il montaggio. Luca è un fotografo eccezionale e ha una delicatezza nella ricerca dell’immagine invidiabile. Chiaramente si tratta di un no-budget e pur avendo un’idea interessante sarebbe stato impensabile realizzarla senza il contributo lavorativo e artistico di Luca. Di questo gli sono molto grato!
Dove è stato girato? L’idea di partenza era di girare le scene a Piscinas, ma il giorno delle riprese c’era un forte maestrale che avrebbe riempito di sabbia tutta l’attrezzatura. Così, abbiamo optato per il versante opposto e siamo approdati nella bellissima spiaggia di Muravera. Era importante avere una spiaggia enorme e deserta per contrastare spazio e chiusura mentale.
Lei è fotografo, drammaturgo, sceneggiatore, regista, attore, docente di recitazione: quale mezzo espressivo preferisce? Tutte le arti hanno in comune la rappresentazione e l’interpretazione dello stesso soggetto; la vita. Ognuna di esse dà un’emozione diversa e ha regole che si relazionano o contrappongono diversamente. Quando ho un’emozione, idea o concetto mi chiedo qual è il mezzo più idoneo per esprimermi e mi metto all’opera. Mi piace anche dipingere, ma vorrei essere scultore, musicista, architetto e astronauta. Tutte le arti sono affascinanti. Adoro il cinema che nella sua quintessenza racchiude tutte le arti, ma qui si tocca un tasto dolente. Anche se oggi fare cinema è decisamente più accessibile di trent’anni fa rimane pur sempre un mestiere per ricchi. Diciamo che fare a tempo pieno lo sceneggiatore e il regista mi appagherebbe immensamente.
Nato in Abruzzo, si è formato a Londra, Hong Kong, New York e Amsterdam; quindi si è fermato a Cagliari. Possiamo considerarlo un sardo di elezione? Sono residente in Sardegna da anni e mi sento molto Sardo e poco Italiano. Non potrei vivere nell’Italia continentale. La Sardegna è un mondo a parte. Credo che questa terra abbia un potenziale enorme e potrebbe essere il futuro del Mediterraneo. Sono sicuro che un giorno avrà la sua indipendenza e fiorirà. Un concetto futurista ma possibile. Oggi vivere in un posto tranquillo, con aria buona, bella energia e bella gente è oro. Se i Sardi cogliessero in pieno il concetto di comunità e sovranità molte cose cambierebbero. Chiaramente è un discorso lungo e contorto che affonda le sue radici nella notte dei tempi e nella politica. Ma prima o poi questi tempi cambieranno.
Qual è lo stato del Teatro e del Cinema in Sardegna? Per quanto riguarda il teatro, il sistema contributivo è il problema maggiore. E’ da ristrutturare del tutto. La burocrazia è talmente contorta che quasi tutte le compagnie teatrali sono diventate delle strutture burocratiche e non culturali. Il loro obiettivo è consolidare i parametri per garantirsi il contributo che in alcuni casi si è trasformato in una sorta di vitalizio. Il contenuto artistico spesso non interessa. Puoi anche fare uno spettacolo interessante, ma nessuno muove un dito per promuoverlo. Fare teatro è diventato una questione di numeri. Allo stato attuale sono le associazioni che prendono i finanziamenti e non l’artista, lo scrittore, il drammaturgo. Chi ha le idee è del tutto ignorato e deve andare ad elemosinare le briciole alle grosse strutture. Dovrebbe essere l’esatto contrario. L’artista dovrebbe essere finanziato e le strutture dovrebbero corteggiarlo per produrre le sue idee. A Cagliari le istituzioni dopo tanto parlare non hanno ancora capito che sono i drammaturghi, i registi e gli attori che devono essere tutelati. Sono loro che creano. L’albero della cultura va coltivato. A cogliere i frutti già maturi siamo capaci tutti. Preparare una rassegna prendendo spettacoli costosi e spesso inefficaci non è cultura; è business! Il risultato di questo marasma è che i giovani non hanno spazi adeguati per esprimersi e i pochi teatri sono monopolio di pochi ‘dittatori artistici’. Nel cinema la cosa si fa ancora più complicata. Per fare un buon prodotto cinematografico ci vogliono soldi e al momento non ce ne sono. Il cinema è una macchina burocratica delicata e le istituzioni devono essere gestite da persone competenti. Non basta essere appassionati di cinema. Ultimamente è nato un movimento (http://www.moviementu.it/) composto da professionisti del settore che ha lo scopo di sensibilizzare, istruire e monitorare le istituzioni che sino ad oggi hanno operato con gli occhi bendati. Moviementu dà una speranza ad una situazione imbarazzante. L’argomento cinema in Sardegna è complesso ma credo che si possa tranquillamente ridurre ad un denominatore comune che tutta l’Italia conosce perfettamente; l’inefficienza, l’ignoranza, la pigrizia e il menefreghismo della classe politica e istituzionale.
Cosa direbbe ad un giovane sardo che vuole intraprendere la carriera cinematografica? La regola vale per tutti, anche per i meno giovani. L’importante è creare e mantenersi attivi. Oggi con pochi mezzi si possono realizzare delle belle opere. La pratica è fondamentale. Non si arriva al grande film dalla mattina alla sera. Studiare tutti gli aspetti della cinematografia è vitale e garantisce un controllo creativo e produttivo maggiore. Purtroppo mancano strutture adeguate che coltivano i giovani talenti e li aiutano a mappare il territorio dell’industria cinematografica. Avere belle idee non basta, bisogna sapere come accedere ai finanziamenti, come e dove piazzare il prodotto, come mettersi in contatto con potenziali produttori. Purtroppo sono aspetti importanti e spesso quando il giovane filmaker, (se non molla prima) capisce il meccanismo ha già quarant’anni. Con strutture adeguate si potrebbero lanciare nuovi talenti senza inutili agonie.
Prossimi progetti? Per girare l’ultimo lungometraggio, L’Ospite, io e il mio partner di avventura Simeone Latini, abbiamo fatto letteralmente i debiti e non mi sembra il caso di ripetere l’esperienza. Ho due sceneggiature nel cassetto ma senza un finanziamento adeguato sarebbe una follia mettersi all’opera. Aspetto pazientemente che le cose cambino e che arrivino finanziamenti adeguati. Continuo a lavorare con il teatro e a insegnare recitazione cinematografica. Insegnare mi dà molte soddisfazioni e vedere i giovani crescere artisticamente mi entusiasma. Al momento sto lavorando ad un progetto televisivo molto ambizioso che vede la coproduzione con una delle maggiori emittenti televisive olandesi. Siamo ancora in alto mare con le trattative, ma gli Olandesi sono interessati all’idea e questo da speranze. Chiaramente, se il progetto va in porto, il set sarà in Sardegna!