Mi parla
la risacca del mare.
In una conchiglia vuota,
mi cerca.
Il sole che ferisce la pelle,
mi chiama.
E poi il fruscio ululante della notte.
Eppure nessuno se ne accorge.
È tutto in quel sentire
che all’anima inquieta risuona,
traspare inspiegabile un legame
al barlume di un’eco
che, viva, non cessa di incantare
all’ondeggiare delle palme,
al vento negli anfratti fra le onde.
Sensazioni che legano la mente,
nell’animo il richiamo del tempo
per questo figlio di Sardegna
che s’aggrappa all’ultimo aquilone
per volare.