di Mariella Cortès
Guardare alla moda come una forma d’arte è possibile e Andrea Tisci, talentuoso fashion blogger, stylist e artista ne è più che convinto. Classe 1986, da diversi anni vive e opera a Milano seguendo, nelle sue mille sfumature, il mondo della moda. Recentissima è la sua collaborazione con Fanny Raponi, designer di gioielli con la quale sta dando vita a opere d’arte contemporanea dove il filo conduttore è proprio quello del ripensare la moda in altre forme.
Da Porto Rafael a Cagliari per poi arrivare a Milano. Mi racconteresti le tappe di questo percorso? Passando anche da Nizza aggiungerei! Ho sempre vissuto con la voglia di sperimentare nuove emozioni, sensazioni e di conoscere un mondo diverso da quelle tre capitali che avevo già conosciuto. A 18 anni e mi son trasferito a Milano per studiare Scienze Politiche e Relazioni Internazionali; dopo la laurea e grazie alle attività nell’associazionismo (Rotaract in primis) ho conosciuto quello che è il mio mondo attuale.
In cosa ti senti legato alla Sardegna? In tutto, sempre e comunque. Penso come prime cose al rispetto, al senso dell’amicizia e dell’ospitalità. In quei valori che ormai penso siamo rimasti in ben pochi a coltivare, ma che come sardi, spesso, abbiamo insiti nel nostro genoma.
Come hai iniziato ad occuparti di moda? La moda esiste da anni nella mia vita. Appena arrivato a Milano fui contattato da un agenzia che raccattava modelli: per un breve periodo lavorai come fotomodello per poi appassionarmi di styling e collaborare con questa agenzia nella realizzazione dei suoi shooting. Non vedendo però nessun particolare riscontro, ho continuato a concentrarmi sull’università finchè non ho incontrato le congiunture astrali giuste che mi hanno permesso di aprire Fashion Ancien, prima un po’ per gioco poi trasformandolo in una vera e propria passione lavorativa grazie anche a Daniele Ziliani Archetti Agnesi e Stefano Guerrini.
Cosa fa esattamente un fashion blogger? Forse la differenza almeno concettuale, tra un fashion blogger e un giornalista di moda, o almeno quella che caratterizza il mio modo di rapportarmi al blogging è l’indipendenza. Quando hai un tuo blog devi “meritare” l’attenzione del web e non basta solo pagare o far una “marchetta”. Purtroppo non sempre è cosi. Bisognerebbe solo pensare a scrivere e scrivere bene. Il resto dovrebbe venir da sé. Il fashion blogger è un mix di tante cose: un critico, un giornalista, un appassionato, un look maker… lo si diventa con il carattere, la personalità e non troppi peli sulla lingua. E, con soprattutto tanta pazienza e legnate!
Moda e Sardegna: binomio possibile? Ci sono delle buone iniziative? Moda e Sardegna sono due mondi molto lontani: ci vorrebbe una politica più attenta, in grado di vederne le potenzialità. Noi creativi, artisti, sognatori ormai siamo vincolati a questo. Marras è un esempio di come questo binomio sia possibile e confido che ve ne siano tanti altri. Forse hanno bisogno di molto coraggio. Mi piace molto anche Anna Grindi, creatrice della linea Suberis.
Nel tuo blog specifichi: “Guardiamo alla moda come ad una forma d’arte”. Analizziamo meglio questa frase. Penso che, come ogni forma creativa, la moda abbia bisogno di esser elevata al grado di arte. Cosa che, purtroppo, non viene capita né tantomeno stimolata forse per via di tante congiunture economiche che la tengono legata alla materia.
Parliamo della collaborazione con Fanny Raponi e della nascita dei Fati. Avevate già lavorato insieme ma nelle ultime opere avete liberato quel qualcosa in più: il loro essere particolarmente legate alla moda. Come è scaturita questa idea? I Fati sono nati per unire due menti creative che stranamente riescono a capirsi in telepatia, senza parole e con pochi gesti . Abbiamo scelto di unire questa mia piccola esperienza con la moda per dimostrare che anch’essa ha una chiave artistica che si è poi tradotta con uno shooting fotografico realizzato da Juliaan Hondius, eccellentissimo fotografo dal percorso anch’esso legato all’arte, per dimostrare che una bracciale, una t shirt o una borsa possono avere un anima e esser scattati in modi più originali rispetto alla modella sul prato fiorito! Ecco nascere le opere per Hu4me (azienda di braccialetti creata dalla modella Serena Fumar, attivissima nel settore del charity), Colmar e V73.
Cosa consiglieresti a un ragazzo che vuole occuparsi di moda? Avere tanta convinzione e forza di volontà! Non è per nulla facile e ci vuole un infinità di tempo per avere qualche minima soddisfazione!
Creazione di un look personale: quali sono i tuoi consigli? Armonia, in particolar modo con sè stessi: è molto più importante il come si indossa che non il che cosa (ovviamente entro certi limiti) si va a indossare. Oscar Wilde diceva: ” Fashion is what one wears oneself. What is unfashionable is what other people wear”.