di Enrico Lixia
Passeggiando lungo i marciapiedi di New York capita spesso di incappare in macchiettistici uomini-sandwich, ciascuno veste un’offerta differente. Se chi sponsorizza ristoranti all you can eat o svendite di scarpe incarna un residuato pop che non fa più notizia, fra i tanti cartelloni pubblicitari viventi che animano le strade newyorkesi, uno più di altri è capace di catturare l’attenzione della folla. A indossarlo è Gianluca Vassallo, giovane artista visivo sardo già noto al pubblico per il documentario “Hope: le nuove migrazioni”, che racconta le vite di alcuni isolani di casa nella Grande Mela. Insieme a una macchina fotografica, è “il sandwich” lo strumento che gli ha consentito di portare a termine il suo ultimo progetto: “Free Portrait”. Serie di circa duemila ritratti fotografici in bianco e nero, scattati tra i mesi di settembre e ottobre 2013 in alcuni dei siti più suggestivi di Manhattan e Brooklyn. “No tips, just faces, just you, just NYC”, con questo semplice slogan Vassallo è riuscito a esprimere in maniera efficace e diretta il senso della sua residenza d’artista, stimolando la curiosità dei passanti frettolosi e distratti, pronti a concedersi per alcuni minuti con le loro storie e volti. La sua idea nasce dalla volontà di restituire il giusto valore all’aggettivo “free”, inteso nella sua doppia accezione di libero e gratuito. «Questa parola è spesso mal interpretata, assistiamo ogni giorno a uno svuotamento del suo significato autentico», spiega l’artista. «In genere, chi abita la strada mostrando un cartello con scritto “free”, siano poesie o abbracci, chiede sempre qualcosa in cambio. Inoltre, in America c’è una forte tendenza a vendere millantando gratuità». “Free Portrait” veicola un messaggio subliminale che dovrebbe attivare nei suoi potenziali interlocutori dei codici critici ben radicati nella nostra società. Non è l’artista a fare il primo passo, lui sta in piedi silente in attesa che uno sconosciuto lo inviti al dialogo. Il cartello appeso sulle spalle è un “tranello” in cui cascano i più. «Dove sta il trucco? Niente è gratis nella vita!». Obiettivo raggiunto, al primo approccio con il fotografo “ambulante” tutti recitano il medesimo copione. Il “sandwich” diventa motore di relazioni, la fotografia mezzo prescelto per registrare l’interazione tra Vassallo e i suoi anonimi soggetti. Sono proprio gli occhi di questi ultimi a trasformarsi, sotto la sua lente, in un percorso collettivo il cui fulcro è lo sguardo. Davanti alle immagini, le storie individuali emergono senza che nessuna parola sia pronunciata. Differenti età, etnie, religioni e professioni, segnate da una profonda impronta autoriale, compongono una narrazione emotiva e veritiera che celebra l’empatia tra l’artista e l’audience e segna il suo passaggio nelle esistenze altrui. L’ultima serie di scatti ha avuto luogo la settimana scorsa, tuttavia il progetto non si è ancora concluso. Appena tornato in Sardegna, Vassallo è già pronto per salpare le ancore: alla prima fase di “Free Portrait” ne seguirà un’altra, sempre oltreoceano, che vedrà tutti i ritratti confluire prima in una grande mostra, poi in un libro.