RIFLESSIONI E SGUARDO SULL'ISOLA MARTORIATA AL CIRCOLO "LA QUERCIA" DI VIMODRONE IN UNA SERATA DI GRANDE PARTECIPAZIONE PER IL LIBRO DI OMAR ONNIS

Gianni Demartis, autore dell'articolo e dell'immagine, è il referente nell'informazione per il circolo "La Quercia" di Vimodrone


di Gianni Demartis

E’ stato il presidente dell’associazione dei Sardi “La Quercia” di Vimodrone Carlo Casula, in apertura della manifestazione, prima di dare inizio alla presentazione del libro di Omar Onnis e edito da Arkadia, a chiedere un “MOMENTO DI RIFLESSIONE” e “NON UN MINUTO DI SILENZIO”, come di solito si usa fare in queste tristi circostanze. Riflessione che ha coinvolto i numerosi presenti Sardi e non solo, riunitisi presso l’auditorio di Vimodrone, per manifestare la vicinanza e la solidarietà a tutta la Sardegna intera: a chi è stato colpito negli affetti più cari, a chi ha perso la propria azienda, a tutti quelli che hanno avuto ingenti danni all’interno delle proprie abitazioni e nelle campagne e a tutti quelli che non hanno esitato a partire immediatamente per correre in aiuto dei più sfortunati. Notizie avute e aggiornate della difficile situazione, sono riferite da Omar Onnis ai presenti, dopo che lo stesso le ha avute direttamente poche ore prima dai suoi amici in Sardegna. Anche Michela Murgia che doveva presentare il libro, ma costretta dagli eventi a disdire l’incontro per rimanere vicina agli amici di Terralba e di Uras feriti dal fango, ha mandato una mail nella quale spiega il motivo della sua assenza.  Perché, scrive Michela, chi ha perso tutto non ha bisogno solo di braccia e beni di prima necessità, ma anche di tutta la vicinanza morale che è possibile manifestare, in modo che ai danni dell’alluvione non si aggiunga anche la rabbia di sentirsi abbandonati e soli. Mi perdonerete quindi, prosegue, se oggi sono lì con voi solo con questo mio scritto. Avrei voluto essere io a presentarvi il bellissimo libro di Omar Onnis, uno squarcio sulle false idee della Sardegna che da sempre ci opprimono e che oggi forse, parlandone e riflettendoci insieme, sarà possibile mettere da parte per cominciare a pensare a noi stessi come un popolo diverso, capace e libero. Omar è uno storico puntiglioso e raffinato e un sardo a cui il disterru non ha tolto il senso di appartenenza, proprio come non l’ha mai tolto a voi. Siamo e restiamo una comunità di destino, non importa quanti mari ci separino gli uni dagli altri. Per questo spero di potervi incontrare in un’altra circostanza, più felice per noi e per la nostra bella isola. Che Omar Nonnis sia uno storico puntiglioso e raffinato, si capisce subito. Il suo modo di parlare e di spiegare le ragioni che l’hanno indotto a scrivere questo libro, cattura da subito l’attenzione dei presenti. Attenzione e riflessione che rimarrano tali sino alla fine della serata. La tristezza per la tragedia che ha colpito la nostra terra in questi giorni, ci aiuta forse, a capire meglio gli argomenti trattati in questo libro. Eventi suddivisi e catalogati genialmente in ordine alfabetico. Ordine alfabetico per leggerti il libro in modo personalizzato, scegliendo quello che t’incuriosce di più, ma che alla fine li leggerai tutti, perché “tutti” risvegliano la memoria assopita nel tempo. Si parla di storia della Sardegna mai insegnata a scuola ma che la Sardegna e i Sardi hanno vissuto da protagonisti. Si parla di territorio, argomento “spinoso” di questi giorni, che ti fa riflettere su com’è considerato e “usato”. Si parla di musica e la sua importanza. Si parla di folklore, emigrazione e tantissimi altri argomenti che si scoprono e riscoprono andando avanti nella lettura. Tante riflessioni che lasciano al lettore l’assoluta libertà d’interpretazione e la libertà di trarre le proprie conclusioni, senza nessuna forzatura, senza nessun fine o indirizzo politico, come lo stesso Omar Onnis ha tenuto a precisare. A rendere ancora più interessante questa manifestazione e continuare a riflettere, sono stati invitati il gruppo de “sa oghe de su coro”, i “Tenore Làcanas” e il fotografo Massimo Demelas. Tutti i Sardi emigrati che si portano dietro la cultura e la tradizione Sarda, proponendola e facendola conoscere anche al di fuori dell’isola. Sarà forse lo stato d’animo e il coinvolgimento totale che si è venuto a creare ascoltando e leggendo il libro di Omar, ma ho come l’impressione che tutti noi presenti in sala, guardiamo con più attenzione e riflessione, tutto quello che ci circonda all’interno dell’auditorio. La straordinaria bellezza delle foto di Massimo Demelas che hai visto e ammirato quando sei entrato nell’auditorio, adesso le guardi in modo diverso, con più attenzione e riflessione, e voler capire e sapere “adesso”, chi si nasconde dietro quelle maschere, cosa ci rappresenta e qual è il messaggio che vuole trasmetterci. Le canzoni de “sa oghe de su coro” sentite e ascoltate chissà quante volte, adesso assumono un significato diverso e molto più profondo, e ti rendi conto che anche la musica è importante poiché segue di pari passo la nostra storia, come la colonna sonora di un film. E cosa dire dei “Tenore Làcanas”. Un’emozione unica. Canto e poesia allo stesso tempo. “Sa limba Sarda dae minoreddu m’ana fattu sos mannos imparare, e non la podo mai immentigare, ca fiti de Mama e Babbu su Faeddu”… Quante riflessioni su questi versi e questi ragazzi. La giovanissima età dei “tenore Làcanas” e il fatto che siano in quattro, mi fa venire in mente la nostra bandiera. Quella bandiera che nessuno, forse, si è accorto che oggi non è stata esposta come avviene in tutte le altre manifestazioni, non per dimenticanza, ma per una precisa scelta dell’Associazione “La Quercia”.  Ma quella bandiera, intesa solo come drappo, a guardar bene c’era, ed era rappresentata “virtualmente” dai Tenore Làcanas. Quattro ragazzi Sardi emigrati in continente. Quattro ragazzi “mori” che si staccano e “scendono” dalla bandiera, per dare anche loro una mano a liberare la Sardegna dal fango e aiutandola a risollevarsi, lasciando sventolare la bandiera solo con la croce per ricordare tutte le vittime, non solo di queta tragedia ma anche quelle del passato. Ragazzi che cantano canzoni scritte in tempi passati, ma anche canzoni scritte oggi, perché vogliono continuare a portare avanti gli insegnamenti dei genitori. Ragazzi che vogliono arricchirsi culturalmente e che vogliono mettere la cultura stessa a disposizione della nostra terra per mantenere viva l’identità Sarda. Infine anche una riflessione sulla spiegazione che c’è data direttamente da loro, del perché della scelta di chiamarsi “Tenore Làcanas”: Làcanas per noi significa “linea che unisce i territori” e non “linea che li separa…”. Il libro scritto da Omar Onnis e che oggi ci presenta, ha la capacità di farti riflettere, di osservare, di invogliarti ad approfondire la storia della Tua terra, del Tuo passato, del Tuo presente e riflettere ancora su Te stesso e su ciò che Ti circonda, in assoluta libertà. Quando ormai la manifestazione è giunta a termine e ti avvii verso l’uscita, guardi ancora una volta quella fotografia del bambino che salta appoggiato a un vecchio bastone tipico sardo, e riflettendo ancora una volta, vedi in quel bambino l’emblema della Sardegna attuale e la speranza per il futuro: Un bambino (la Sardegna) con la faccia sporca e che, seppur triste, non piange, e grazie all’aiuto di quel bastone (l’anziano) non solo rimane in piedi ma addiritura si solleva dalla terra, e ti ritorna in mente quel ritornello… Sa limba Sarda dae minoreddu m’ana fattu sos mannos imparare, e non la podo mai immentigare, ca fiti de Mama e Babbu su Faeddu……

Grazie Omar per aver accettato l’invito a presentare il libro in una delle tante associazioni Sarde in continente.

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3 commenti

  1. Grazie mille! A ateros annos menzus!

  2. razie per tutto il supporto! È di assoluta importanza poter parlare, ricordare, evidenziare ciò che di importante stiamo facendo. La Sardegna sta dimostrando di essere una grande fucina artistica, e con l’attenzione di tutti, possiamo fare tanto. La parola è il più grande dono di cui disponiamo. La parola può essere parlata, scritta, raffigurata. Espressa. Il Circolo Sardo La Quercia ci ha dato l’opportunità ad ognuno di noi, di esprimerci e imparare tanto gli uni dagli altri. Grazie

  3. Tenore Làcanas

    Salutiamo con affetto Carlo Casula, Francesca Murtas e Gianni Demartis. Il loro impegno e rispetto, come confermato dall’articolo di G.Demartis, ha fatto si che questo evento si realizzasse e contribuisce a divulgare il nostro enorme patrimonio tradizionale, culturale e artistico.

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