di Giovanni Runchina *
Arrivato al bivio- come lui stesso racconta – ha guardato i due cartelli: “Strada comoda” e “Strada desiderata”, scegliendo senza indugio di imboccare la seconda perché – spiega –«nella vita, le opportunità si colgono e si creano». Così, con temeraria razionalità, ha cavalcato le onde del suo destino: in parte assecondandolo e in parte indirizzandolo. Prima con una borsa di studio Erasmus, che l’ha proiettato dall’Università di Cagliari a quella portoghese di Coimbra, poi con una scelta dettata dai sentimenti che l’ha condotto nella vicina Spagna, dove risiede da tredici anni.
Roberto Crobu, 37 anni, vive a Murcia, città nella quale ha concluso gli studi universitari, messo su famiglia – è sposato con Yuyi e padre di un bimbo di due anni, Leonardo – e realizzato la sua ambizione: dedicarsi al coaching. «Dopo la laurea in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e un’esperienza nel settore delle risorse umane, nel 2010 ho fondato Öptima Coaching. Da tre anni mi dedico al coaching, assistendo dirigenti d’azienda, professionisti dello sport e persone comuni a risolvere i problemi e a raggiungere gli obiettivi. Li aiuto a costruire nuove chiavi interpretative della realtà, trovando motivi di crescita personale e opportunità di miglioramento anche laddove non s’intravvedono apparentemente speranze. In altre paroleagisco in modo da trasformare le risposte emotive, come la rabbia e la tristezza, in esperienze costruttive, sfidando la paura di cambiare. I risultati, dopo questo processo, sono impressionanti e umanamente gratificanti. Per il futuro, l’azienda che ho fondato intende affiancare i giovani psicologi che iniziano la libera professione e hanno bisogno di persone esperte per risolvere i loro casi al meglio. Perciò sto lavorando a tecniche alternative ai trattamenti psicologici tradizionali».
Un continuo divenire, il suo, che ha sintetizzato in un libro (“Cammino al Cambio”-ndr), in uscita a ottobre in Spagna e America Latina, e di prossima traduzione in Italia. «Ho sempre cercato e cerco, tuttora, di scegliere avendo in mente che cosa voglio ottenere, in quale ambito e che tipo di vita intendo fare. Sul lavoro ho capito che volevo stare nel campo delle risorse umane, con la possibilità di crescere umanamente e professionalmente. Inoltre ho sempre desiderato di spostarmi con facilità in tutta Europa. La laurea in Psicologia e gli studi connessi sono stati e sono il mezzo principale per sviluppare le abilità che m’interessano. Infine mi sforzo di trovare l’utile e il bello in tutto ciò che si vive, traendo il meglio da tutte le esperienze quotidiane, anche le più dure».
E proprio avendo come bussola questi principi, Roberto ha deciso senza troppa fatica di lasciare la Sardegna: «Vivere in un’isola è penalizzante sia fisicamente che in termini di relazioni e di opportunità, anche lavorative. Mi ricordo che il primo giorno di lezione all’Università di Cagliari, il direttore del corso ci disse con molta serietà e un’ironia da aristocratico che avevamo scelto distudiare cinque anni per poi diventare disoccupati. Una cosa deprecabile ma non del tutto sbagliata. In Sardegna, nel settore della gestione delle risorse umane, c’erano ben poche possibilità».
Occasioni che invece Roberto ha trovato in Spagna, segnata in profondità dalla crisi al pari dell’Italia, come ci spiega con dovizia di particolari: «Dopo una prima mobilitazione degli “Indignados” c’è stato un calo diffuso della fiducia da parte della gente che non crede di poter cambiare la politica e i politici. Un fenomeno simile a quello che si è verificato nel nostro Paese. Qui in Spagna le condizioni di vita sono generalmente peggiorate ma molti sopravvivono grazie al baratto che ha preso piede negli scambi tra le persone. Per quanto riguarda l’ambito economico, qui le aziende sono più propense di quelle italiane a lavorare assieme e la disciplina di gruppo è preferita all’attitudine all’individualismo. Un’altra grande differenza è il rapporto con le istituzioni: in Spagna è molto più immediato, tanto che è possibile avere contatti telefonici e colloqui con amministratori locali, responsabili di camere di commercio e alti dirigenti pubblici. In Italia e, ovviamente, anche in Sardegna non avrei avuto certe opportunità».
Proprio l’Isola, in una congiuntura così drammatica, paga uno spread sociale doppio rispetto ad altre regioni: i talenti che vanno via a frotte non sono quasi mai rimpiazzati. «Di per sé l’emigrazione non è un problema – afferma lo psicologo cagliaritano – però, guardando alla Sardegna, il vero nodo sta nella sua scarsa attrattività. Il bilancio tra le menti che si perdono e quelle che arrivano è negativo. Per invertire la rotta occorre investire con coraggio sulla scuola, e sulla formazione». Insomma un rivolgimento totale del sistema economico e dell’istruzione, nel quale comunque il singolo gioca un ruolo fondamentale.
Il vero cambiamento, sottolinea Roberto Crobu, è insito nella sfida quotidiana che dobbiamo necessariamente rilanciare a noi stessi: «Einstein sosteneva che la volontà umana è la forza più potente che esista. Ogni individuo può migliorare la propria condizione a patto che persegua con determinazione i propri obiettivi. Superare una crisi è possibile, basta volerlo perché le opportunità di rilancio sono sempre presenti: dobbiamo solo saperle individuare».
* Sardinia Post