di Pier Luigi Rubattu
A Valparaiso, nel Cile tormentato dalle scosse telluriche, un giovane professore nato nell’isola meno sismica del mondo coordina una squadra di “cacciatori di tsunami”. Emilio Porcu, 37 anni, di Sassari, docente di statistica all’Universidad Tecnica Federico Santa Maria, converte i maremoti in equazioni per imparare a schivarli. Apocalittico o innocuo, spiato dai satelliti o tramandato da racconti spaventosi, non c’è tsunami che a Valparaiso non sia seguito, misurato, interpretato. Una banca dati che potrebbe salvare migliaia di vite quando un terremoto sottomarino solleverà un’onda paragonabile a quelle dell’Oceano Indiano nel 2004 e di Fukushima nel 2011. Per organizzare un’evacuazione efficace è fondamentale capire in tempo dove si abbatterà, e con quanta forza, l’inarrestabile massa d’acqua. «Il mio team – spiega il professor Porcu – collabora con una rete di scienziati in Cile, Giappone, Indonesia, California e Israele per individuare con la massima precisione il “run up” di copertura di uno tsunami (cioè l’ampiezza e l’impatto dell’onda sulla costa) e i livelli di allarme sulla terraferma. Ho coniato il termine sismomatica per riunire discipline come la matematica, la statistica, l’oceanografia, la sismologia e la geologia in un corpus unico. Abbiamo costruito modelli fantastici con equazioni differenziali stocastiche. Per esempio, abbiamo potuto confermare l’ipotesi di illustri scienziati su un megatsunami che nel 1958 si abbattè sull’Alaska con un’onda alta più di 500 metri». Emilio Porcu si è specializzato in Italia e in Francia e ha lavorato in Germania e Spagna (dove ha conosciuto la moglie Libia Lara Carrión, docente di bioetica) prima di diventare professore ordinario a Valparaiso, nota come “la piccola San Francisco” o “il gioiello del Pacifico”, una delle città cilene colpite dal terremoto del 27 febbraio 2010 che fece più di cinquecento morti e generò anche uno tsunami propagatosi fino alla California e al Giappone. Le basi di una carriera tanto brillante Porcu le ha messe a Sassari: diploma a pieni voti in una classe sperimentale dell’ItcLa Marmora; poi la laurea in Economia, tesi su “Evoluzione degli indicatori demografici di fecondità in Sardegna”, ancora con il massimo dei voti. Figlio di un carabiniere di Lula e di una maestra di Siniscola, Emilio Porcu è fiero di annoverare il sardo tra le sei lingue in cui si esprime correntemente, ma non svela nostalgie e non si sente un cervello in fuga: «Le richieste di lavorare in Italia non mi sono mancate. Ho avuto anche la possibilità di tornare a Sassari come ricercatore. Ho scelto un altro percorso». L’arte di elaborare modelli matematico-statistici Emilio Porcu l’ha applicata a ogni genere di dati scientifici e industriali: si è occupato di previsioni meteo, diffusione degli inquinanti atmosferici, miglioramento delle immagini ecografiche, ricostruzione delle strisce di Dna. Ora gli tsunami. Nella sua squadra di “cacciatori” il giovane professore ha coinvolto un altro talento sardo: «Federico Crudu, di Orani, proveniente dal dipartimento di Scienze economiche di Sassari. È italiano anche il mio braccio destro, Moreno Bevilacqua». Un confronto tra la nostra università e quelle di altre nazioni? «In generale direi che il sistema italiano è piatto: non c’è meritocrazia, giovani veramente brillanti sono spesso costretti a fare i portaborse a dinosauri dal valore scientifico discutibile, non fa differenza se lavori dalle 6 del mattino alle 7 di sera o se entri in ufficio con il giornale sotto l’ascella… In Cile lo stipendio base di un professore ordinario è equivalente a quello di un ordinario in Italia, ma il resto (che può essere più del doppio) arriva solo se ottieni risultati con le tue ricerche». «A Valparaiso – spiega il professor Porcu – integriamo l’approccio deterministico e quello stocastico. Studiamo come la potenza del terremoto, le correnti marine, la temperatura dell’acqua e dell’aria, la pressione atmosferica e la morfologia della costa influenzano l’onda. Ma cerchiamo anche di capire come le leggi del caso possano governare l’evoluzione di certi eventi». Impossibile, per ora, prevedere i terremoti. «Se qualcuno vi dice che si può anticipare con esattezza dove e quando ci sarà una scossa devastante, è un ciarlatano. Prendiamo il sisma di Valdivia in Cile nel 1960, magnitudo 9,6, il più violento della storia, e quello di tre anni fa poco più a nord, magnitudo 8,8. Non è detto che il prossimo terremoto disastroso arrivi nella stessa area. Formulare ipotesi o modelli probabilistici equivale a tirare una moneta. Siamo nelle mani del caso».