Ci sono tanti modi per incontrarsi: per caso, per scelta, perché invitati comuni, per simpatia a priori, per vocazione, per un progetto. Il 22 settembre prossimo tutte queste condizioni saranno ottemperate dal Papa Francesco durante il suo pellegrinaggio a Cagliari. Che, se non ce ne fossimo accorti, non sarà una visita solo di preghiera, legata alla profonda spiritualità mariana dei Sardi e degli Argentini, stretta nell’abbraccio alla Madonna di Bonaria.
Quella lunga giornata densa di appuntamenti sarà una premierenazionale, in quanto prima visita ad una diocesi italiana e tutte le testate giornalistiche seguiranno il Papa che viene dall’America Latina, che sorride, che saluta facendo “OK”, che parla con una voce piana e calma. Lo seguiranno attendendo delle parole “sconvolgenti” se poi sconvolgere sia agire con semplicità evangelica e pastorale. Qui noi ci dobbiamo fermare perché la scelta di Cagliari e della Sardegna è oltre la notizia di Papa Francesco dalla Madonna di Bonaria. La nostra Isola è oltre la visione comune della deriva della crisi economica, sociale, etica, morale di italica immaginazione: appunto perché isola i marosi che vi si infrangono sono tutti per lei, autonomi e particolari in una Autonomia distrutta dall’insipienza politica ed amministrativa che lede i diritti minimi dei Sardi.
Papa Bergoglio vedrà a Cagliari in una sola puntata lo spettro ampliato di una realtà di disperazione: e saranno lacrime e sangue dal primo istante, quelle lacrime dei lavoratori e dei disoccupati che con pudore e rabbia gli presenteranno non le loro suppliche – ma ci stanno anche quelle- ma la loro dignità e quel senso di sconfitta che è frutto di logiche affaristiche e speculative perpetrate sulla pelle di chi sperava nel futuro, ed invece non lo vede se non allontanarsi sulle rotte della nuova disperante emigrazione giovanile.
Perché l’Isola non accoglie più i sogni di quei giovani che riceveranno il Papa nel Largo Carlo Felice alla sera, in una concreta staffetta emozionale con i lavoratori del primo mattino nello stesso luogo. Quei sogni non meritano di essere distrutti, ed invece la pervicacia della crisi, l’inettitudine di chi non è capace di proporre ai nostri figli una speranza dovranno ricevere una sferzata, una bastonata da quell’uomo vestito di bianco. Che non è solo dei credenti, perché chi perde il lavoro o chi deve fuggire per cercarselo non è detto segua Gesù Cristo. Ma sicuramente, anche solo per attaccarsi ad una voce che è decisamente diversa, in quella giornata, tra le probabili 500.000 persone che riempiranno Cagliari, ci saranno anche persone di altre confessioni o di nessun credo.
Perché Cagliari è una capitale di un’isola che non c’è: nei pensieri dello Stato e della Regione, delle compagnie aeree e delle compagnie di navigazione, dei delinquenti incendiari e di quelli inquinanti. È un topos Cagliari, malmostosa, riluttante ad aprirsi, ma specchio di quella stagnante e lenta espansione della tristezza che quell’uomo vestito di bianco sentirà tutta: e non è uomo facile ad arrendersi! È un topos Cagliari di ciò che il Papa incontrerà in tutte le città, i paesi italiani che visiterà. Ma Cagliari, la Sardegna, coi suoi dolori e con i suoi molti colori racconterà al suo ospite venuto dalla fine del Mondo che non si farà sconfiggere.
* cagliaripad.it
Buon incontro con Papa Francesco in Sardegna !