Circa 147 mila famiglie sarde si trovano in condizioni di povertà relativa. E’ quanto emerge dai dati, presentati stamattina a Cagliari, contenuti nel rapporto stilato dalla Caritas sulla povertà e l’impoverimento delle famiglie in Sardegna. Un disagio sociale prevalentemente al femminile, che colpisce soprattutto le famiglie, i quarantenni e le persone con un basso grado d’istruzione. “Presentiamo anche quest’anno il dossier affinché sia da stimolo, perché da una lettura reale si possano intraprendere politiche importanti” sostiene il direttore don Marco Lai. Nell’isola non solo “poveri cronici”, ma anche “poveri emergenti e inattesi”: lavoratori precari, disoccupati o in cassaintegrazione, impiegati del ceto medio, commercianti, piccoli e medi imprenditori. Appartengono a tutti gli strati sociali le 5773 persone, la maggior parte italiane, che nei primi sei mesi del 2013 si sono rivolte ad uno dei 38 centri d’ascolto della Caritas distribuiti nell’isola. Un dato in forte crescita se confrontato con quello dell’anno precedente, quando a chiedere un sostegno sono state 6039 persone, di cui il 36,9% nella sola diocesi del capoluogo. Va ancora peggio il paragone con il 2007, quando furono in 2.199 a rivolgersi alla Caritas. “La situazione in Sardegna ristagna” ha affermato in apertura don Marco Lai, “la vulnerabilità delle famiglie non è diminuita, al contrario, dal 2011 al 2013 sono aumentate le persone che si sono rivolte ai nostri centri d’ascolto. Non tanto perché sia incrementato il numero dei centri, ma perché si è amplificato il fabbisogno degli individui”. I soggetti maggiormente colpiti dalla crisi, e dal relativo stato di povertà, sono le famiglie. Complice anche il lassismo del governo in cui, come detto dall’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio, “il welfare assistenzialista interviene quando i guai si sono già creati”, la povertà si annida “tra le mura di casa”. Il 41,6% di chi si è rivolto ai centri d’ascolto è sposato, un dato sostanzialmente invariato rispetto al triennio 2009-2012 ma che denota un disagio che grava particolarmente in seno ai nuclei familiari, specie in quelli recenti. Una componente importante è relativa ai divorziati e separati con quote aumentate sensibilmente, soprattutto per quando riguarda le donne. E sono proprio le donne ad aver chiesto maggiormente aiuto. ” Le ragioni di questa disparità tra i sessi possono essere molteplici” ha dichiarato il curatore del rapporto, Raffaele Callia, “dovute sia alla maggiore fragilità delle donne nel mondo del lavoro, in cui normalmente faticano di più a farsi spazio, sia al ruolo che assumono nel contesto familiare, dove si fanno portavoce del disagio vissuto in famiglia e chiedono aiuto”. Cosa chiedono le persone? Circa il 70% delle domande riguardano la fornitura di beni e servizi materiali. “La maggior parte delle richieste, 4 su 10, riguardano il cibo. In un momento in cui aumenta il fabbisogno, diminuisce però il modo per farvi fronte” ha continuato Callia.
IN SARDEGNA 147MILA FAMIGLIE SONO POVERE: I DATI DEL "RAPPORTO CARITAS" E IL DISAGIO NELL'ISOLA
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