GRANDE PIENONE AL TEATRO SAN MARTINO DI ORISTANO, PER IL CONVEGNO E PER L’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA “SANTA CROCE NELL’ARTE”


di Gian Piero Pinna

Sala del teatro San Martino di Oristano, colma di spettatori, ieri 11 settembre, in occasione della conferenza, moderata dal giornalista Gian Piero Pinna, che ha visto l’intervento del Padre Guardiano del Convento di San Francesco di Oristano, Alfio Puxeddu, Padre Umberto Zucca e l’intervento della critica d’arte Luciana Delitala, che hanno parlato della Croce nell’arte. È seguita l’inaugurazione della mostra di Arti Visive “Santa Croce nell’Arte”, inserita nell’ambito del Settembre oristanese, che sarà visitabile fino al quindici Settembre prossimi. Sono state esposte una cinquantina di opere, eseguite da artisti che hanno spaziato  dalla pittura, alla scultura, dal figurativo all’Arte contemporanea. Questi gli artisti che hanno aderito alla collettiva: Dina Pala, Isella Barresi, Augusto Biselli, Roberto Cau, Gino Chiesa, Luigi Curreli, Michele D’Alba, Gigi Deiola, Michela Granese, Rimedia Lai, Sergio Lai, Paolo Manigrasso, Tiziana Mura, Ersilia Murru, Adele Navarino, Laura Pisano, Antonietta Pisu, Cristina Romano, Renato Zedda.

Poco prima dell’inaugurazione della mostra, che doveva essere fatta dall’Arcivescovo monsignor Ignazio Sanna, ma che per inderogabili impegni ha dovuto rinunciare, è stato proiettato un filmato inerente il simbolismo della sofferenza quotidiana di ognuno nelle attività più diverse, curato dal responsabile regionale di UNAAT Ambiente Sardegna, Eligio Mariano Testa, quindi è seguito l’intervento di Padre Umberto Zucca che ha analizzato tutti i simbolismi presenti nel crocifisso di San Damiano, che tanto influenzò la vita di San Francesco e di tutti i francescani. Il Padre Guardiano, Don Alfio Pusceddu, che subito dopo la festa di Santa Croce, del 14 settembre prossimo, dovrà lasciare il convento di Oristano, ha voluto fare una sorpresa e un dono a tutta la città e ha portato con se una delle più importanti e preziose reliquie del suo convento, quella della “Vera Croce”. “Il culto della Vera Croce, diffusosi in tutto il mondo cristiano – ha spiegato Padre Alfio – affonda le radici a Gerusalemme, a seguito dell’inventio Crucis da parte di Elena, madre di Costantino”. Il religioso ha spiegato che con lei ebbe inizio anche la dispersione di reliquie e reliquiari, cominciata subito dopo il rinvenimento della Croce di Cristo, che Elena divise in tre grossi frammenti: il primo lo donò al vescovo di Gerusalemme, Macario, un altro lo inviò al figlio, a Costantinopoli e il terzo fu portato a Roma dove, secondo la tradizione, la Basilica Sessoriana o Heleniana, chiamata poi Santa Croce in Gerusalemme, ne divenne primo scrigno in Occidente. Nei secoli successivi e per lungo tempo, pellegrinaggi, guerre e attività commerciali diedero nuovo e continuo impulso allo scambio di reliquie, con o senza reliquiari, provenienti dalle città d’Oriente per arricchire corti, santuari ed abbazie europee e una di queste è custodita proprio nel convento francescano di Oristano in una preziosa teca di argento dorato.

La critica d’arte Luciana Delitala, si è soffermata a spiegare le tecniche pittoriche e gli stili dei vari artisti che hanno esposto le proprie opere.

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