di Tonino Bussu
E’ già passato un anno dalla scomparsa di Giovanni Battista Columbu, sardista, educatore di giovani e adulti, parlamentare, viticoltore esimio. Eppure tutti quelli che l’hanno conosciuto lo ricordano col suo sorriso incoraggiante, con le sue parole confortanti, con il suo stile di vita profondamente legato a questa terra e alle sue migliori tradizioni perchè Battista era espressione fiera del popolo sardo e resitente in ogni circostanza alle aggressioni interne e ed esterne, in difesa della profonda e radicata identità etnica della Sardegna che affonda le robuste radici nella storia antica e moderna di cui egli stesso era frutto maturo e prospero.
Chi lo ha conosciuto ne ha potuto apprezzare la profonda e limpida umanità, la generosità, la tradizionale ospitalità, il suo modo naturale e caldo di rapportarsi con persone e cose in quanto era convinto che, oltre a dialogare con gli esseri umani, si dovesse farlo anche con i frutti della natura, con la vite, per es., col vino che ha pure esso bisogno della parola umana, cheret chistionau, perchè possa venire migliore.
La sua lunga vita inizia ad Olzai nel lontano 1920 dove trascorre la sua infanzia e fanciullezza e ove frequenta intellettuali e artisti di alto spessore culturale e politico come l’on. Francesco Dore e il pittore Carmelo Floris.
Diventato maestro elementare insegna in vari paesi della Barbagia agli inizi degli anni ’50, sperimentando nuove didattiche e partendo sempre dalla realtà culturale locale in cui si trovava per poter instaurare un dialogo più stretto con alunni, famiglie, amministratori, convinto che la cultura fosse alla base del riscatto sociale delle popolazioni dell’interno.
Il suo peregrinare da un paese all’altro, raggiungendo spesso a piedi la scuola dove insegnava, lo portò a Bosa, alla fine degli anni ’50 e qui si fermò , trovò Lina, la compagna della sua vita, creò la sua famiglia, intraprese varie iniziative culturali, come direttore del Centro UNLA e si dedicò, nelle file del Partito Sardo d’Azione, anche alla vita politica, ma pure ad un’altra nobile passione: la produzione della malvasia.
La sua attività educativa si allargava dall’esperienza di maestro nelle scuole elementari a quella di educatore e formatore degli adulti con l’obiettivo di sconfiggere l’analfabetismo che in quell’epoca a Bosa, come nel resto della Sardegna, raggiungeva picchi molto alti.
Quanti giovani, quanti lavoratori hanno potuto conseguire un titolo di studio grazie a questo centro!
E quanti docenti hanno intrapreso le loro prime e qualificanti esperienze di lavoro nell’UNLA acquisendo così anche quel punteggio che avrebbe permesso loro di trovare un posto di lavoro più stabile e duraturo!
E per sua iniziativa nel Centro UNLA di Bosa si facevano convegni e dibattiti sulla questione della lingua e cultura sarda, sulle ragioni dell’autonomia e dell’indipendenza, sulle problematiche dei pastori, braccianti, agricoltori: tutte tematiche che interessavano la Sardegna intera e che coinvolgevano personaggi della politica e della cultura di grande livello e esperienza.
Molti furono gli incontri sui metodi, didattica e programmi da irradiare dai vari centri UNLA sparsi in tutta la Sardegna, cui è capitato spesso di partecipare anche a me che insegnavo nel Centro UNLA di Ollolai.
Ma Battista Columbu lo ricordiamo ancora bene tutti come dirigente e leader del Partito Sardo d’Azione e come parlamentare sardista dal 1983 al 1992. E il suo impegno politico si è manifestato soprattutto nell’affrontare due fondamentali temi per la Sardegna: la questione della lingua e cultura sarda e quella delle riforme istituzionali.
Per quanto riguarda la lingua e la cultura sarda ha dedicato vari interventi alla Camera battendosi per l’attuazione dell’art. 6 della Costituzione, sottolineando l’importanza della lingua per il popolo sardo, l’esigenza di una sua salvaguardia e la necessità di diffonderla tramite il suo insegnamento nella scuola pubblica.
E le sue battaglie non sono state vane, anzi, possiamo dire che è proprio grazie