ACLI SARDEGNA E CARITAS PROPONGONO IL REDDITO DI INCLUSIONE SOCIALE CONTRO LA POVERTA'

 
dalle ACLI Sardegna

Le Acli e  la Caritas propongono un Patto Aperto contro la Povertà a tutti soggetti sociali interessati alla lotta per estirpare questo flagello. Si tratta, dunque, di unire le forze e percorrere insieme un cammino finalizzato a promuovere l’introduzione del Reddito d’Inclusione Sociale nel nostro paese.

Per il Presidente delle Acli provinciali di Cagliari, Mauro Carta, con il  Reddito di Inclusione Sociale ogni famiglia  potrà ricevere mensilmente una somma pari alla differenza tra il proprio reddito e la soglia Istat della povertà assoluta. Insieme ad un contributo monetario, gli utenti del Reis riceveranno i servizi dei quali hanno bisogno. Possono essere servizi per l’impiego, contro il disagio psicologico e/o sociale, interventi educativi, servizi riferiti a bisogni di cura – disabilità, anziani non autosufficienti – o di altra natura. Le persone necessitano, infatti, di azioni capaci non solo di tamponare lo stato di povertà (la mancanza di denaro) ma anche di agire sulle cause (i fattori responsabili delle difficoltà di vita), consentendo loro, dove possibile, di uscire da questa condizione  e, in ogni caso, di massimizzare la propria autonomia. È questo il compito dei servizi alla persona, che lo svolgono fornendo competenze e/o aiutando ad organizzare diversamente la quotidianità.

Secondo l’Istat sperimentano la povertà assoluta i nuclei privi dei beni e dei servizi necessari a raggiungere un livello di vita “minimamente accettabile”. Avere un livello di vita “minimamente accettabile” significa, in concreto, poter raggiungere standard nutrizionali adeguati, vivere in un’abitazione con un minimo di acqua calda ed energia, potersi vestire decentemente e così via.

La povertà relativa in Sardegna nel 2012 è oltre il 22 per cento, i poveri relativi secondo queste stime sono oltre 400 mila (Istat). Al contempo sono cresciute le famiglie che si trovano in stato di povertà assoluta e negli ultimi tempi sono divenute più frequenti le situazioni di crisi sul versante degli alloggi.

Il Reis viene gestito a livello locale, grazie ad un impegno condiviso, innanzitutto, da  Comuni e Terzo Settore. I Comuni – in forma associata nell’Ambito – hanno la responsabilità della regia complessiva e il Terzo Settore co-progetta insieme a loro, esprimendo le proprie competenze in tutte le fasi dell’intervento; anche altri soggetti svolgono un ruolo centrale, a partire dai quelli dedicati a formazione e lavoro. Il Reis coniuga così la responsabilità pubblica di garanzia dei diritti dei cittadini poveri con la centralità del principio di sussidiarietà, che si traduce nella piena valorizzazione del contributo offerta dai molteplici attori impegnati contro la povertà nel territorio.

Tutti gli utenti del Reis in età tra 18 e 65 anni ritenuti abili al lavoro devono attivarsi nella ricerca di un’attività professionale, dare disponibilità a iniziare un’occupazione offerta dai Centri per l’impiego e a frequentare attività di formazione o riqualificazione professionale. È la logica dell’inclusione attiva: chi può, rafforza le proprie competenze professionali e deve compiere ogni sforzo per trovare un’occupazione.

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