di Roberto Loddo
Il libro di Claudia Sarritzu, La Sardegna è un’altra cosa, Edizioni Ethos, è un libro che parla di due generazioni. Quella precedente alla mia, la generazione del movimento operaio che vinceva le battaglie sindacali, dei nostri padri che hanno conquistato le tutele e i diritti nel mondo del lavoro, ma che alla fine, a 50 anni diventano lavoratori troppo vecchi per trovare un nuovo lavoro e troppo giovani per andare in pensione. Come sta accadendo alla Carbosulcis. E poi c’è la nostra generazione, quella che ha perso tutti i diritti sociali e collettivi conquistati dai loro padri, quella generazione che è entrata nel mercato del lavoro senza conoscere cosa sia un giusto salario, senza conoscere cosa sia il diritto di ammalarsi, di fare figli, di riposare e di scioperare. Claudia Sarritzu provocatoriamente si definisce una giornalista senza tesserino. Perché oggi non è facile fare liberamente informazione in maniera corretta e trasparente e diventare giornalisti. Questo libro la racconta, racconta i percorsi di una donna giovane e combattiva che comprende che non basta solo desiderare di fare la giornalista. Per essere giornalisti veri, come scrive Antonio Cipriani nella prefazione del libro, serve l’azione, il camminare, l’attraversare i luoghi e le storie, i passi, la curiosità e la fatica valgono più di qualsiasi attestato formale. Non basta studiare, non basta assumersi il peso del precariato e dell’attesa, e non basta nemmeno scrivere bene e coltivare le amicizie giuste. Infatti questo libro è un reportage giornalistico di quattro anni di cronache e di servizi per la radio. Ci sono i volti e i nomi di una crisi che sembra non avere mai fine ma ci sono anche le testimonianze di chi ha deciso di trasformare la sofferenza e la mancanza di prospettive in lotta permanente, come un gruppo di cassintegrati Vinyls di Porto Torres che nel 2010 ha deciso di occupare il carcere abbandonato dell’isola Asinara, per creare l’Isola dei cassintegrati, un reality di protesta alla chiusura degli stabilimenti. La Sardegna di Claudia sembra essersi risvegliata dentro un modello di produzione e di consumo in profonda crisi. Centinaia di migliaia di persone sono in cassa integrazione, buona parte di questi sta per essere licenziata e si sommeranno alle statistiche nazionali dei milioni di giovani condannati alla precarietà “eterna”. Leggendo questo libro si capisce subito che non è fantascienza affermare che la precarietà domani potrà arrivare dove ancora non è arrivata. La palude degli esclusi, dei non garantiti e dei non organizzati verrà allargata dalle cattive politiche di contrasto alla disoccupazione e all’inattività giovanile sempre più inefficaci. Eppure c’è chi non avendo più nulla da perdere non si arrende e continua a lottare. Come Tino, Michele e Salvatore. C’è chi continua a costruire speranza, ad immaginare una società nuova, come Luisa e Massimiliana, che descrivono il loro coraggioso percorso politico e sindacale rivendicando spazi di democrazia delle differenze e di genere. Il modo con cui Claudia Sarritzu racconta queste esperienze di lotta e di emancipazione sono semplici e accessibili a tutti. Lo stile è colloquiale, ma la caratteristica che sembra più contraddistinguere le sue interviste è l’essere partigiana di ogni lotta ed esperienza che viene raccontata. I motivi che hanno spinto l’Asarp e la redazione del giornale ondecorte a presentare questo libro all’ex manicomio nella rassegna culturale “pazzi per i libri” sono due. Il primo è che Claudia è un’amica del mondo del sociale, del volontariato e del terzo settore. Claudia ha collaborato con l’Abos, l’associazione bambini ospedalizzati Sardegna, e nel suo libro c’è un capitolo dedicato all’impegno straordinario di tanti volontari. Il secondo è che Claudia ha fatto parte della squadra di esperti della comunicazione online che insieme a Marco Ligas, direttore del manifesto sardo, hanno formato e sostenuto la nuova redazione del giornale online ondecorte. Claudia scrive che il suo libro vuole interrogare le idee per uscire da una storia dolorosa. Speriamo abbia ragione.