di Mariella Cortès
Alcune cose son difficili da raccontare. Spesso impossibili. Questo perché non si hanno termini di paragone e non si può far leva su conoscenze pregresse o cose già viste. Io, per esempio, non avevo mai assistito ad una preghiera rivolta all’acqua. E quando, la scorsa domenica, mi è stato detto che ci si avviava verso la grande vasca di granito che abbelliva la seicentesca Villa Burba, non avevo idea di cosa avrei visto. Poi Chiara Vigo si è lentamente scalzata, messa in piedi sul ciglio della vasca e con tono sempre più solenne, ha cominciato la preghiera mentre tutti noi ci tenevamo per mano. Questi “tutti noi” –a parte la sottoscritta- erano lombardi, di tutte le età, accorsi in una calda domenica di fine giugno a Rho per vederla, per sentirla raccontare e scoprire i misteri che un semplice filo venuto dal mare è in grado di narrare. Ma facciamo un salto indietro. Qualche anno fa mi trovavo a Basilea, ospite di Elena Boi, presidentessa del circolo sardo – purtroppo scomparsa – per una conferenza. Era febbraio e ricordo una serie di fontane completamente invase dal ghiaccio. Mentre si rientrava verso l’albergo vidi dei grandi manifesti dove la mia pessima conoscenza del tedesco identificò solo il nome del Maestro di bisso. Elena mi disse, entusiasta, che il giorno seguente il circolo di Basilea sarebbe andato a salutare Chiara Vigo, ospite d’onore di una sorta di fiera dell’ambiente e dell’eco-sostenibilità, che per l’occasione tesseva una tela con che aveva come soggetto il basilisco, simbolo della cittadina svizzera. Inutile dire che il giorno dopo mi unì alla comitiva. Di Chiara Vigo sapevo poco ma mi bastò vedere la fila di persone – sardi, italiani, svizzeri – che occupava metà del padiglione e attendeva il proprio turno per incontrare la donna. Possibile, mi chiedevo, che tutta questa gente sia qui per lei? Attesi pazientemente il mio turno e notai che prima di me c’erano tantissime coppie che chiedevano di benedire le fedi nuziali o di poter avere un pezzo di bisso da mettere al braccio. Il bisso. Già, io l’avevo sempre visto filato, non nella sua veste “naturale”. Ed ecco che al mio turno, in religioso silenzio, la vedo prendere una matassa di piccolissimi filamenti, pettinarla con grande delicatezza e poi, con la solennità di una sacerdotessa, filarlo con un piccolo fuso mentre raccontava una storia che parte dagli abiti di Salomone e arriva ai giorni nostri. Dopo la filatura, tagliò alcuni centimetri di filo e mi donò un pezzo del prezioso frammento, ricordandomi di tenerlo con me e riportarlo a S. Antioco in occasione delle nozze. Ne approfittai per scambiare qualche parola e capire meglio questa donna tanto complessa. Avevo i brividi e con essi il desiderio di incontrarla ancora. Fatte le foto di rito dei soci del circolo, al culmine della felicità per l’incontro, salutammo e riuscimmo al freddo dell’affascinante Basilea. Se non ricordo male era il 2010 e da allora iniziai a seguire le iniziative di Chiara Vigo, ospite in mezzo pianeta come unico maestro di bisso marino. Ma cos’è un maestro di bisso marino? Difficile a dirsi. Chiara viene da 30 generazioni di maestri di bisso che negli anni hanno sempre tramandato – unicamente in maniera orale – un segreto legato all’acqua e all’utilizzo di un filo prezioso come e più dell’oro al quale viene dedicata l’intera esistenza. Non solo. I maestri di bisso sono sacerdoti delle tradizioni, della storia, grandi conoscitori della natura e dell’ecosistema del luogo dove da anni raccolgono il dono della “pinna nobilis”, un grande mollusco la cui “barba” viene impiegata per realizzare il filato. Maestro di bisso è colei che riesce a tessere numerosi fili, numerosi contatti in varie parti del mondo andando a creare una ragnatela di persone, in comunione tra loro, che perseguono l’obiettivo della crescita e della promozione culturale attenta, mai scontata e mai materiale. Quella che perseguono i maestri di bisso è la creazione di una rete di anime. Ma questo l’ho capito solo dopo tre anni. E, forse, nemmeno del tutto. Torniamo dunque a Rho. Venerdì 28 giugno e sabato 29, “Assicurarsi ai Sedili”, il Teatro dell’Armadillo, l’associazione La Torre con il patrocinio del Comune di Rho hanno presentato a Palazzo Crivelli, “Il Mantello di Bisso”, spettacolo teatrale tratto dalla favola omonima contenuta nel libro “Il bisso e la luna” dello scrittore Ignazio Pepicelli (Inaudito Edizioni) che ha visto la partecipazione di Chiara Vigo come ospite d’onore. Il progetto “Il mantello di bisso” vede l’unione di una moltitudine di realtà che hanno seguito l’input di Ignazio Pepicelli – originario di S.Antioco -; ecco dunque collaborare l’associazione culturale La Torre, dal 2010 attiva nella promozione culturale e nella valorizzazione delle architetture storiche presenti sul territorio, e la compagnia dell’Armadillo, realtà teatrale dalle mille sfaccettature. A una prima anteprima dello spettacolo, il 22 aprile, che registrò il tutto esaurito, sono seguiti i due appuntamenti appena trascorsi che hanno visto la partecipazione dell’intera cittadinanza di Rho (la manifestazione è rientrata, inoltre, nelle iniziative della notte Rhosa, dedicata alle donne). Zia Chiara, come si fa chiamare da tutti i bambini, è stata infine protagonista a Villa Burba, una spettacolare struttura del Seicento, circondata da un grande giardino, che nella giornata di domenica 30 ospitava l’ultimo spettacolo in programma per “Assicurarsi ai sedili” (Compagnia teatrale dell’armadillo). Eccola, ancora, tra la filatura del bisso e le dimostrazioni di tessitura senza telaio, realizzata annodando i fili in vita e facendo tenere i lembi finali da un’altra persona. “La prossima volta voglio creare un grande telaio con tutti voi e continuare insieme la tessitura”- ha concluso la Vigo, dando appuntamento al prossimo anno quando porterà in dono al comune di Rho uno dei suoi lavori.
articolo coinvolgente, in cui a parlare è il cuore. Brava Mariella