L’arresto di Graziano Mesina colpisce l’immaginario collettivo e suscita reazioni a volte scomposte. Succede, quando la cruda realtà invade il campo del mito. Un mito non necessariamente edificante, ma comunque largamente interiorizzato dalla stragrande maggioranza dei sardi. Mesina è un’icona, difficile pensarlo come un essere umano concreto. Così, i commentatori si dividono tra innocentisti e colpevolisti (senza nemmeno dare il tempo alla macchina giudiziaria di fare i primi passi), tra complottisti pro e complottisti contro, tra chi vede minacciato un proprio eroe e chi vede invece confermati i propri pregiudizi. C’è anche chi presume di poter trarre da questo evento in fondo minimo conclusioni generali su Orgosolo e per estensione sul Nuorese e le Zone Interne, applicando – che ne so – da Cagliari cornici concettuali discriminatorie che in Italia vengono applicate a tutti i sardi (quelli di Cagliari compresi). Come se Orgosolo fosse complice e corresponsabile di quel che fa un suo abitante, tra l’altro nemmeno molto amato. Solo chi ha di Orgosolo un’idea superficiale e stereotipata può pensare di chiamare gli orgolesi a correo delle malefatte di Gratzianeddu. Un paese di 4000 abitanti, ancora a vocazione pastorale ma ormai da anni apertosi al turismo e a produzioni agroalimentari di qualità, il cui tasso di criminalità è uno dei più bassi del pianeta (come del resto quello di tutte le Barbagie), costretto nel cliché della alterità rispetto al mondo “civilizzato”, dell’esoticità, della vocazione delinquanziale, della balentia travisata. Ancora e sempre interpretazioni lombrosiane e razziste (spesso autorazziste) reiterate come se fossero evidenze indubitabili. Graziano Mesina non è un balente, dato che essere criminali non ha nulla a che fare col concetto di balentia. Non è nemmeno un eroe, dato che non si è mai sognato di sacrificarsi per qualcosa che andasse oltre la sua sfera personale. È solo un uomo prigioniero del personaggio che il mainstream mediatico gli ha costruito addosso. Si dirà: per qualche giovane costituiva un esempio, un cattivo esempio. E va bene, anche tra i sardi esistono gli stupidi e i deboli di carattere, e la pesante dispersione scolastica non favorisce certo l’acquisizione di strumenti critici. Ma da qui a trarre da quest’episodio di cronaca delle sentenze su Orgosolo, sulle Zone Interne e sull’intera Sardegna ce ne corre. Purtroppo, però, l’uso mediatico di questo caso dimostra ancora una volta come funziona la macchina mitologica del sistema di potere dominante. Una notizia come questa ha fatto presto a rimbalzare per tutti i canali di informazione italiani. Si è parlato del “boss Graziano Mesina”, sottolineandone i presunti legami con la ‘ndrangheta. Se ne è subito approfittato per ricacciare la Sardegna dentro lo stereotipo narrativo della terra arretrata, pittoresca, povera e banditesca. Stereotipo a cui si aggiunge con una certa insistenza la nostra “meridionalizzazione”. La Sardegna deve per forza essere infilata nel novero delle regioni italiane meridionali, ovviamente con intenti, più o meno evidenti, di normalizzazione narrativa e di indottrinamento. Normalizzazione narrativa, perché una Sardegna raccontata come una regione meridionale italiana è molto meno difficile da gestire comunicativamente. Indottrinamento, perché sembra che tutto congiuri a farci familiarizzare con un destino di pesantissima infiltrazione mafiosa (e non solo perché sono in arrivo nelle nostre carceri i peggiori capi della criminalità organizzata italiana). Il nostro mito identitario è piegato ancora una volta ad un uso distraente e a una funzione di controllo e manipolazione. Pratiche destinate ad avere un certo successo, se non vi si oppone una visione chiara e libera del nostro posto nel mondo.
GRAZIANO MESINA E LA MACCHINA MITOLOGICA: UN UOMO PRIGIONIERO DEL PERSONAGGIO CHE IL MAINSTREAM MEDIATICO GLI HA COSTRUITO ADDOSSO
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(signori) si nasce.
lui, immodestamente nacque
Vedo che da alcuni giorni su questo nostro organo d’informazione appare la fotografia, in diversi atteggiamenti, del "gentile uomo", del "Robin hood della Sardegna", del "mitico benefattore" sardo graziano mesina (minuscola d’obbligo). Prima è apparso in poltrona in veste di "ospite di prestigio" al Festival Internazionale "èStoria" di Gorizia (che colpo!) e, poi……. è storia recente. Una bella parabola!
Se qualcuno ne voleva o ne vuole fare un eroe riportando alla luce o alla mente di chi ha subito le più grandi offese e umiliazioni, nonchè danni morali e materiali, è servito. Ora può, quando uscirà dal carcere, invitarselo a casa propria a raccontare le sue gesta eroiche ai suoi bembini se ne ha. Altrimenti alla moglie e agli amici più intimi, sempre che non siano parenti delle vittime.
Spero solo che qualche lettore di Tottus in pari non sia parente o vittima direttamente dei comportamenti nefasti di questo “balente” da strapazzo. Sarebbe interessante per obiettività di cronaca che qualcuno, in veste di cronista, provasse a contattare Dori Ghezzi ( il grande De Anndrè si starà girando nella tomba) e FarouK Kassan e i suoi genitori. Sono certo che da questi, senza andare a disturbare tutte le altre vittime, si potrebbero avere giudizi abiettivi sul banditismo sardo ma anche, e soprattutto, sul personaggio che oggi stiamo esaltando sui giornali. Un pò di moderazione per non dire altro non guasterebbe. In Sardegna, fortunatamente, abbiamo tanti altri personaggi meno ingombranti e più meritevoli di essere segnalati o ricordati all’opinione pubblica. Virgilio Mazzei.
Virgilio basta leggere gli articoli per comprendere che nessuno ha mai fatto passare Graziano Mesina per un eroe.
Nella maniera più assoluta: sia Omar Onnis in questo articolo, sia Adelasia Divona che era presente alla manifestazione di Gorizia.
Anzi ti dirò di più: Adelasia è stata attaccata ingiustamente in quando buona sostanza lei, ripeto presente alla manifestazione di Gorizia, si è limitata a fare la cronistoria della giornata.
Che piaccia o no, Mesina è comunque sardo e principalmente Tottus in Pari cerca di stare (nel suo piccolo, anzi piccolissimo) sulla notizia soprattutto se questa è prodotta e creata fuori dai confini dell’isola.
Si continua a ripetere che ci sono tanti personaggi meritevoli di essere segnalati… Ecco, Virgilio, Tottus in Pari è sempre aperto ad ogni collaborazione.. Ti invito ad essere attore protagonista di questo nostro progetto pubblicistico, risaltando le figure che più secondo te, meritano spazio e considerazione.
Basterebbe leggere serenamente il mio contributo e quello di Omar: per noi il punto è che tutta l’attenzione su Mesina amplifica gli stereotipo sui sardi e aggrava lo stigma che colpisce i sardi dell’interno. Per quanto mi riguarda, io faccio la sociologa: la mia formazione mi impone di osservare, ascoltare, conoscere prima di fare una valutazione. Io ho ascoltato e osservato Mesina “in situazione” durante il festival di Gorizia. Ho espresso le mie valutazioni nell’articolo che ho scritto e la mia riflessione non è stata sulla persona, ma sul personaggio e sulle ricadute negative che il suo comportamento ha prodotto e continuerà a produrre sulla comunità dei Sardi. I giudizi li lascio ai giudici e ai tribunali. Per inciso: ho passato l’infanzia con mio padre via per giorni e giorni a cercare Mesina e quelli come lui sul Supramonte. Quindi, caro Virgilio non accetto lezioni di sensibilità da questo punto di vista
Cara Adelasia e caro Massimiliano. Io non ho fatto i nomi di nessuno e tanto meno i vostri e non mi permetterei mai di dare "lezioni di sensibilità" a nessuno e tanto meno a te Adelasia. Ho soltanto voluto esprimere un mio giudizio su come, sicuramente in perfetta buona fede, in tutta la stampa sarda si sta dando tanta importanza a questo persona che ha fatto solo del male alla Sardegna e a molte famiglie sarde. Spero di non avere urtato la sensibilità di nessuno nè di avere offeso qualcuno. Se così fosse sono pronto a scusarmi. Spero solo che il mio intervento nella discussione, che ha prodotto la vostra reazione, non debba compromettere o inclinare il legame di amicizia e di stima che fin ora vi è stato.
Originariamente bandito era colui messo al bando cioè fuori della legge, giusta o ingiusta essa fosse. In Sardegna, come in tanti altri luoghi, sino a tempi non molto lontani erano banditi anche i renitenti la leva. Per non fare sette e più anni di servizio militare in uso nell’800, molti pastori si davano alla macchia per non abbandonare il gregge, spesso unica fonte di sostentamento della famiglia. Compito di acciuffarli era dei carabinieri (polizia militare), per questo malvisti. Nulla a che fare con i briganti, uomini pagati e sostenuti per combattere contro il potere costituito. Un esempio il brigantaggio del Meridione d’Italia, vere e proprie milizie foraggiate dai Borboni in funzione anti piemontese. Specie nell’Isola, con il tempo il termine bandito accomunò anche ogni tipo di delinquente, dall’assassino all’abigeatario, dal sequestratore al furfante. La fantasia popolare ma anche episodi di ridistribuzione dei beni rapinati diede una veste romantica, ideale o politica al banditismo.
Questa un’analisi primitiva, parziale e senza pretese di essere esauriente, utile solo per far capire che spesso è superficiale, roboante, deviante usare la parola “bandito” per chiamare chi si macchia di reati come l’assassinio o il rapimento, è più propriamente e semplicemente delinquente, quindi è sbagliato, perché diseducativo, invitare tali individui a una manifestazione culturale.
In errore non è chi descrive di un avvenimento ma chi usa o sfrutta uomini, cose e fatti negativi per fare audience, spettacolo, complice anche, la nostra curiosità, sempre più spesso morbosamente attratta dai fatti di cronaca nera.
Per quanto ci riguarda, cerchiamo di leggere con occhio positivo e commentare per chiarire, per far comprendere meglio i pensieri anche altrui, giusto è pure criticare ma per costruire, non per pisciarci addosso!
Maurizio Solinas
Graziano Mesina è purtroppo un rappresentante di quella Sardegna artatamente mitizzata e stereotipata che ancora resiste nelle menti dei continentali e di molti sardi. Ragion per cui resiste anche in prima sui giornali che vanno a scoprire e recuperare dal dimenticatoio fatti veri o presunti e note di colore, ovvero tutto quello che si tira fuori in occasioni clamorose che interessano un personaggio pubblico, quando invece l’Isola ha in questo momento bisogno di tutt’altra visibilità. Per quanto mi riguarda, ho puntualizzato la mia posizione, dal momento che non mi occupo di cronaca. Ma ammetto di essermi sentita piccata dal richiamo di Virgilio, e ho ripensato a quando da bambina mio padre si assentava per giorni perchè andava a cercare i latitanti (parola che ho scoperto molto presto) e restavo con l’angoscia infantile di non vederlo più tornare a casa, per poi vederlo ricomparire barba lunga e puzzolente!
Giusto, come scrive Maurizio, usare i commenti per chiarire la propria posizione (vedi ad es. il chiarimento tra me e Maria Olianas sotto il mio racconto del Festival èStoria) e criticare in maniera costruttiva. Rivendico questo merito per TIP: quello di essere aperto a tutti gli orientamenti personali e a tante forme di scrittura, diverse per intenzioni, contenuti, modalità e stili, e di consentire una interattività per la nostra comunità che può solo rappresentare un arricchimento reciproco sia per chi legge che per chi scrive.
Ogni eroe negativo ha sempre suscitato più interesse dell’eroe pisitivo. Personalmente preferisco "piangere" eroi come Falcone, Borsellino e tanti altri che asciugarmi le lacrime per uno come Mesina. L’arcaica mentalità della Barbagia ne ha reso un mito da idolatrare (se non da seguire come esempio). Del resto uscito dal carcere sembrava il ricco impresario andato in pensione col prorposito di spendere i risparmi di una vita (visto la vita che faceva).
Questo è l’ennesimo esempio di una giustizia tropo spesso dalla meniche larghe e garantista all’inverosimile disposta a perseguitare un cittadino magari per un canone Rai non pagato regalando clemenza e comprensione al criminale incallito. In questi giorni si sentono commenti paradossali: il processo mediatico è già iniziato e puntualmente è arrivata anche l’assoluzione per i reati contestati (stranamente solo per Mesina e non per i suoi compari). La barbagia è questa e sinceramente rinnego questo pensiero. Criminale incallito = Santo è un’equazione difficile da calcolare e accettare se penso che in tanti quasi beatificano un altro criminale che durante un sequestro "bene pensò" di sollecitare il pagamento del riscatto tagliando l’orecchio al bambino sequestrato. Ma per favore. Se questa è il modo per santificare i miti preferisco a 40 anni, pensare ancora a Goldrake, Mazinga e altri simili:miti fantascientifici che non esistono non miti SBAGLIATI CHE PURTROPPO ESISTONO.