Chimica in Sardegna: esclusa la chiusura, Porto Torres ripartirà

di Marco Murgia

 

Eccola, la notizia che tutti aspettavano. Gli impianti della Polimeri Europa di Porto Torres riapriranno i cancelli e l’Eni non abbandonerà gli stabilimenti sardi. Lo stop di due mesi, che sembrava potesse essere il preludio a una serrata definitiva, è una fermata temporanea. Di più: c’è la conferma degli investimenti prospettati e l’impegno a cedere l’impianto clorosoda di Assemini – il gruppo interessato all’acquisto si è già fatto avanti – ma solo se le garanzie saranno adeguate dal punto di vista finanziario e gestionale. È quanto emerge dall’incontro, a Roma, tra il presidente della Regione Renato Soru, l’assessore regionale all’industria Concetta Rau e l’amministratore delegato Eni Paolo Scaroni. E’ un passo avanti decisivo. Soru lo definisce «un incontro utile», ma di sicuro è qualcosa di più: intanto «ci è stato confermato che non si sta abbandonando Porto Torres», poi «sono stati confermati gli investimenti che erano parte degli accordi presi e siamo stati rassicurati sulla presenza dell’Eni lì». Soprattutto, il gruppo «conferma la strategicità degli impianti sardi»: non erano in difficoltà, allora perché chiuderli? Una fermata fisiologica, in pratica, dettata dalla crisi economica mondiale: «In un momento in cui le immatricolazioni delle auto si riducono del 30% e la produzione industriale cala del 20», dice Soru dopo l’incontro con Scaroni, «ci sono ripercussioni ovviamente anche sul settore della chimica: si stanno riducendo di molto le lavorazioni in tutta Europa. In questa situazione viene bloccata per qualche mese Porto Torres, ma ripartirà». Gli impegni del colosso della chimica dovranno essere confermati, al tavolo tecnico organizzato. Parole importanti, difficile tornare indietro. Era stato Silvio Berlusconi in persona a dire che il governo avrebbe lavorato alla soluzione della vertenza. Ma nelle ore immediatamente successive allo sciopero, era stato lo stesso Soru a volare a Roma per ottenere un appuntamento concreto: dopo che per cinque volte da palazzo Chigi nessuno aveva risposto alle sollecitazioni di viale Trento. « Mi fa piacere che il presidente del Consiglio se ne occupi direttamente così come faccio io», ha detto Soru. A dirla tutta, sarebbe stato scandaloso il contrario: se non altro, in virtù di quella quota di partecipazione del Governo su Eni, proprietario di Polimeri Europa, che ha deciso per lo stop agli impianti di Porto Torres. C’è Porto Torres ma non solo: dall’incontro con Scaroni vengono fuori rassicurazioni importanti anche sugli impianti clorosoda di Assemini. «Vi è un altro gruppo interessato all’impianto clorosoda dell’Eni in Sardegna, ma l’azienda lo cederà solo se le garanzie si dimostreranno adeguate dal punto di vista finanziario, imprenditoriale e gestionale». Anzi: il settore del clorosoda sarebbe l’esempio su come offrire un supporto, ad esempio sui costi dell’energia con contratti bilaterali, per gli stabilimenti del Turritano. In ogni caso, «Eni ha ribadito», aggiunge il presidente, «che il clorosoda di Assemini è impianto di punta del clorosoda italiano e indipendentemente dalla volontà politica, che comunque c’è, qualunque cosa succeda al clorosoda italiano, non si potrà in alcun modo prescindere dall’importanza di quel sito. Non assisteremo, comunque, passivamente all’eventuale passaggio di proprietà, ma parteciperemo per garantire questi impianti che sono patrimonio della nostra Regione. Siamo parte della discussione sia con Eni sia con il governo». Con la prima si è a buon punto, con il secondo meglio vigilare.

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