di Giampaolo Porcu
Fabio Melis non è un musicista "qualunque" nel senso che non suona strumenti familiari al grosso pubblico. Egli, diplomato in clarinetto, suona nei suoi concerti le Launeddas, uno strumento musicale d’antichissime origini, da sempre noto in Sardegna, sconosciuto o quasi nel Continente. Fabio Melis si è specializzato nell’uso di quest’arcaico strumento dalle caratteristiche timbriche particolari dopo averne apprezzato le notevoli possibilità espressive che le Launeddas consentivano al suonatore, assistendo ad un concerto del maestro Luigi Lai, massimo esponente della musica popolare sarda. Affermato concertista, richiesto ovunque è apprezzata la musica popolare, meglio se eseguita con strumenti originali d’uso antico, il Maestro Fabio Melis, recentemente ha fatto tappa a Vercelli, graditissimo ospite dell’Associazione "Giuseppe Dessì" di Vercelli. La manifestazione si è svolta nel salone della sede sociale dell’Associazione sarda il 7 dicembre 2008. In apertura il protagonista della serata ha illustrato le immagini di un filmato che ha girato per dare ogni notizia sullo strumento col quale si sarebbe esibito a partire dalla ricerca dei materiali per costruirlo, le varie fasi della costruzione, fino alla messa a punto per farne uno strumento musicale completo e pronto all’uso. Il successo della manifestazione è stato grande. Il maestro Fabio Melis ha deliziato il pubblico con arie e melodie musicali originali con l’uso virtuoso dello strumento riscuotendo consensi e applausi da una platea numerosa ed entusiasta. La serata si è conclusa con grande partecipazione del pubblico che ha chiesto al Maestro varie spiegazioni sulle Launeddas e particolarmente sul suo uso. Ecco ora alcuni cenni e notizie sulla composizione delle Launeddas e sulla loro nascita, estrapolate dal depliant di presentazione della manifestazione di cui si è detto. Strumento musicale d’origine molto antica la Launedda è un aerofono ad ancia semplice battente, costituito da tre canne di diversa misura: tumbu, mancosa e mancosedda terminando con la cabitzinna dove è ricavata l’ancia. Il basso (basciu o tumbu) è la canna più lunga e fornisce una sola nota, la nota tonica, su cui è intonato lo strumento (nota di "pedale" o "bordone", ed è privo di fori). La seconda canna (mancosa manna) ha la funzione di produrre la nota dell’accompagnamento e viene legata con spago impeciato al basso (formando la croba). La terza canna (mancosedda) è libera, ed ha la funzione di produrre le note della melodia. Sulla mancosa e sulla mancosedda vengono intagliati, a distanze prestabilite, quattro fori rettangolori per la diteggiatura delle note musicali. Un quinto foro (arreffinu) è praticato nella parte terminale delle canne (opposta all’ancia). Le ance, realizzate sempre in canna, sono semplici, battenti ed escisse in un unico taglio sino al nodo.. L’accordatura viene effettuata appesantendo o alleggerendo le ance con l’ausilio di cera d’api. La presenza millenaria delle launeddas in Sardegna è documentata dal ritrovamento, reso pubblico nel 1907 dall’archeologo Antonio Taramelli, del celeberrimo bronzetto nuragico datato intorno al VI-VII secolo a.C. e denominato "Bronzetto itifallico", nel territorio non ben precisato delle campagne di Ittiri (SS). La serata si è conclusa con l’intervento del Presidente Galdino Musa che ha ringraziato anche a nome dei presenti in sala il Maestro Fabio Melis per il piacevolissimo concerto, ha ringraziato tutti per aver contribuito così numerosi alla riuscita della manifestazione.