di Claudia Sarritzu
Prima di scrivere questo editoriale, il primo di una serie spero infinita, sono rimasta qualche minuto davanti al computer a chiedermi in che modo potevo iniziare. Ho tante cose da scrivervi ma l’emozione blocca anche la più incurabile comunicatrice perché questa volta mi sento addosso la responsabilità del progetto che dovrò curare, che dovrò diffondere e far sviluppare da ora in poi.
In queste settimane, mentre con i collaboratori che lavoreranno dentro Cagliari.globalist tentavamo di dare una pre-forma a un giornale online che si farà con il tempo e anche grazie ai contributi dei tanti editorialisti che scoprirete qualche riga più sotto, ho ripensato a questi sei anni di gavetta, iniziati quando ne avevo 20 e non sapevo fare assolutamente nulla. In me c’era la spinta che è insita in qualunque sognatore, sbatterci il muso, faticare, provare e riprovare, incassare grandi delusioni e gratificanti successi.
Crescere. Ecco crescere è il verbo giusto, crescere abbracciata al mio sogno, che era ed è, questo mestiere ingrato. Mi ricordo come ero e non riconosco più nulla di quella me, di quelle mie giornate lontane, delle amicizia e degli hobby che avevo. Una cosa però c’è sempre stata in ogni Claudia, il desiderio profondo e vero, non tanto di diventare giornalista, ma di “fare la giornalista”. E infondo in questi anni ho fatto esattamente questo anche se non avevo uno stralcio di tesserino. Ho raccontato la mia isola e ho assorbito il meglio di tutti coloro ho avuto l’onore di conoscere.
Non è stato facile, lo dico a chi fra i miei coetanei ha bisogno di sentirselo dire. Non è facile, perché siamo nati nell’epoca sbagliata, perché sognare sembra presuntuoso e stupido. Forse perché addirittura ci hanno insegnato che è una perdita di tempo. Spesso, chi sa a quanti di voi, sarà capitato di ricevere una gratificazione all’inizio della vostra professione e di sentirvi quasi in colpa come se non la meritassimo perché siamo circondati dalle difficoltà, dalle piccole invidie, da una pestilenziale guerra fra poveri.
Eppure posso dire oggi che non butterei nemmeno un giorno di gavetta, perché ogni fatica devo ammetterlo è sempre stata gratificata. Mi accorgo che non tutti hanno spesso l’energia di continuare nonostante ci sia un mondo che vi dice di arrendervi. Io dico a voi di non ascoltarli, di percorrere la vostra strada perché ne uscirete vincenti se è quello che desiderate più di tutto.
A me sta capitando, quindi i sogni si realizzano anche nel 2013.
Noi giovani per farcela dobbiamo guardare di più a quello che abbiamo e concentrarci meno su ciò che ci manca. Si tratta di un allenamento necessario per tornare a immaginare un futuro. Dobbiamo ammettere una volta per tutte che siamo stati Fortunati a nascere in questo Paese e a crescere in questa epoca. Perché siamo la generazione che vivrà di più nella storia, perché internet è quella democrazia concreta delle opportunità che l’uomo ha sempre desiderato, unisce le genti più lontane, permette a costi bassi, come in questo caso, di creare lavoro. Perché ci svegliamo ogni giorno nel Paese di Michelangelo, di Machiavelli, di Cicerone, di Manzoni, di Alda Merini e Maria Montessori, perché a pochi chilometri da noi troveremo, in qualsiasi regione viviamo, i più bei reperti archeologici del mondo, che qualsiasi altro abitante terrestre nella maggior parte dei casi non avrà mai l’opportunità di vedere dal vivo durante tutto l’arco della sua vita. Perché abbiamo le montagne più alte e maestose d’Europa, i mari più belli e caldi del pianeta. Guardiamoci con gli occhi dei tanti giovani sfortunati del globo, senza diritti, immersi nella più crudele miseria, affetti da malattie banali ma incurabili solo perché sono nati nel luogo sbagliato. Quando vi sentite scoraggiati ripensate alle parole della nostra conterranea Simona Atzori “Cosa ti manca per essere felice?”. A lei il cielo non ha tolto solo le braccia ma la possibilità di abbracciare chi ama. Eppure ha avuto la forza di guardare a quello che aveva e il suo futuro è arrivato bello e accogliente.
Questo progetto editoriale, che parte dalla grande intuizione nazionale di Globalist syndication nata dall’idea rivoluzionaria di informazione dei direttori Gianni Cipriani e Antonio Cipriani e sostenuta dal gruppo editoriale Il Sole24ore, oggi sbarca a Cagliari, per raccontare con umiltà la Sardegna. Raccontarla attraverso una cronaca snella e tanto approfondimento. E se questo approfondimento sarà possibile lo devo a tutte le persone della società civile, che fino a ora hanno idealmente firmato quel manifesto culturale che è Globalist, cioè una concreta e tangibili democrazia dell’informazione, un giornalismo partecipativo che dia voce a tanti, per dare la voce a te lettore.
Ringrazio per ora (perché tanti entreranno nelle prossime settimane), in ordine sparso: Gianmario Demuro, Carlo Dore, Gianluca Medas, Luisa Sclocchis, Luisa Sassu, Rossana Copez, Renato Troffa, Andrea Coinu, Marco Meloni, Alice Marras, Margherita Lecis Cocco-Ortu, Roberto Loddo, Marta Zedda, Emiliano Deiana, Matteo Mascia, Marina Spinetti, Stefano Sotgiu, Silvia Sanna, Graziano Siotto, Valeria Gentile, Tania Murenu, Federica Cardia, Gianluca Scroccu, Francesco Lecis Cocco-Ortu, Gianfranca Fois, Andrea Mameli, Argentino Tellini, Bruno Concas, Simone Tanda, Sulaiman Hijazi, Roberto Ibba, I Marxisti per Tabacci, Antonella Scarpato,Eleonora Di Marino.
Mi capiterà di fare errori, di sbagliare, ho 26 anni non vi chiedo comprensione, ma mi aspetto la gioia di accogliere una nuova sfida editoriale, il coraggio di afferrare il cambiamento e la soddisfazione che a guidare questo cambiamento ci sia una giovane assieme ad altri quattro giovani, Laura Puddu, Andrea Matta, Moreno Pisano e il fotografo Roberto Cadeddu. Per questa enorme fiducia che mi è stata concessa ringrazio Antonio Cipriani, per essere stato un maestro di citizen journalism, tutta la redazione di Globalist.it per avermi voluto dare questa opportunità. Un ringraziamento speciale va a Valentina Montisci per tutta la pazienza che ha dimostrato durante lo stage a distanza con il portale Globalist.it
Abbiamo prodotto un video editoriale che spiega come funziona il sito, il senso di questo progetto e il desiderio che abbiamo di raccontare questa terra, con amore e dedizione, lo stesso sentimento che ci tiene attaccati a questa costa, che ci permette di non emigrare, che ci darà la capacità di ascoltarvi e di fare da megafono alle vostre idee. Andate nella sezione video e iniziate a entrare nel mondo di Globalist.it.
Il sottoscritto con tutta la redazione di TOTTUS IN PARI, augura un lungo viaggio pieno di soddisfazioni all’amica Claudia Sarritzu e ai suoi più stretti collaborati nella realizzazione di questo progetto. In questi mesi di stretta collaborazione, di Claudia ne abbiamo compreso la valenza e la determinazione. La stessa che sappiamo saprà utilizzare nel portare avanti questo percorso editoriale. Pronti a creare sinergia con voi… in ogni istante.