di Massimiliano Perlato
Il mito dei Diavoli Rossi è nato il 28 gennaio 1918, quando scoppiò la battaglia dei Tre Monti. Cinque giorni di combattimenti, anche all’arma bianca, prima di issare il tricolore sulle alture dell’altopiano di Asiago. Il successo segnerà l’avvio dell’offensiva che porterà a Vittorio Veneto e alla vittoria finale. Il 28 gennaio è stato il giorno della festa della Regione Sardegna sino al 1993, quando venne "inventato" ancora tra tante polemiche, "Sa die de sa Sardigna" che in aprile ricorda la cacciata dei piemontesi da Cagliari nel 1794. Tuttora quella data è il giorno della festa di Corpo dei due reggimenti storici della brigata tutta sarda. Era una notte assai fredda quella del 27 gennaio 1918. L’Altopiano di Asiago è tutto imbiancato dalle recenti nevicate. Pur tuttavia, la notte è chiara. La luna piena inonda d’argento la neve calata su alture e pianori. E’ appena trascorso il 980° giorno di una guerra che pare non finire mai. Un’ideale linea d’acciaio collega tre monti: il Val Bella, il Col del Rosso ed il Col d’Echele. Il nemico vi si è trincerato dopo quasi 2 mesi di sanguinosissimi combattimenti che hanno sospinto indietro le logore, esangui unità della 1 a Armata italiana, fortemente provate dai giorni di Caporetto. Le truppe italiane sono distese su quella che significativamente è indicata come "linea marginale", abbarbicate al ciglio estremo dell’Altopiano. Alle loro spalle si apre la dolce pianura veneta. Le luci di Vicenza, Marostica, Bassano brillano come un immenso presepe. Se il nemico dovesse passare, dilagherebbe nel Paese, sorprendendo alle spalle l’Esercito italiano aggrappato alle sponde del Piave. Questi ed altri pensieri impediscono un breve sonno ad un uomo segaligno. L’indomani è l’atteso giorno G e dovrà condurre i suoi uomini all’assalto. E’ il generale Carlo Sanna, comandante della 33 a Divisione. A lui è stata affidata la redazione dei piani per l’attacco principale della battaglia che dovrà allontanare il nemico dalla "linea marginale". Ai suoi uomini il compito di prendere di slancio proprio quei tre capisaldi d’acciaio. Sono lontani i tempi degli assalti frontali di cadorniana memoria. Gli austro-tedeschi hanno fatto buona scuola a Caporetto. Le tre alture maledette cadranno per aggiramento. I fanti scatteranno dopo un formidabile bombardamento d’artiglieria sferrato con proiettili caricati anche a gas. Quindi sfileranno alle pendici dei rilievi circondabili, tagliando così ogni possibilità di rincalzo e fuga al nemico. Apposite squadre di Arditi "ripuliranno" quindi le trincee, soffocando ogni resistenze. Il tempo scorre lento. L’anziano generale sente il peso del pericolo incombente. Forse solo un’idea lo solleva, sa di poter contare su una delle migliori unità dell’Esercito italiano: la Brigata Sassari, con i due reggimenti 151° e 152°, agli ordini del colonnello brigadiere Luciano Ferigo. Ad esso è affidato il ruolo più significativo. Le settimane precedenti si era lavorato alacremente per l’azione. Grande attenzione si era riservata alla cura materiale e spirituale degli uomini. Lo stesso generale Sanna si era recato più volte fra i soldati, preoccupato per i frequenti casi di congelamento ai piedi. Una mattina era stato udito scherzosamente esclamare: bella figura mi fate fare Brigata Sassari, siete tutti zoppi, comenti is brebeis sollevando le risate dei fanti. Appiattiti contro i labili muretti delle trincee e nei ricoveri i fanti attendono l’alba cercando di riscaldarsi come meglio possono. Molti sono giovanissimi della classe 1899. Accanto alla Sassari, rinforzata da un battaglione del 45° Fanteria della Brigata Reggio, formato da reclute appena giunte dalla Sardegna, si preparano per l’attacco il 5° reggimento Bersaglieri, due battaglioni d’Assalto ed un gruppo di Battaglioni Alpini. A contendere loro il passo sono schierate la 106 a Divisione Landsturm e reparti della 18 a e 21 a Divisione. I reparti attaccanti sono organizzati in colonne. Le prime due, a sinistra dello schieramento, formate dai Bersaglieri si slanceranno contro il Monte Val Bella. Altre tre, al centro, formate dai fanti del 151° agli ordini del tenente colonnello Aprosio e dalle compagnie di Arditi, si avventeranno sul Col del Rosso. A destra, invece, contro il Col d’Echele entreranno in azione due colonne formate dai soldati del 152° Reggimento della Compagnia Arditi e degli Alpini. Alle 6.30 del 28 gennaio l’artiglieria italiana apre il fuoco. Un micidiale tiro a gas si rovescia nelle retrovie nemiche. Aeroplani nemici spuntano all’orizzonte. Un nugolo di caccia italiani va loro incontro. Fra questi, gli Spad della 71 a Squadriglia cui appartiene l’asso di Silanus Francesco Tola. Subito si accende una violente mischia, si odono distintamente le raffiche delle mitragliatrici. Alle 9.30 l’artiglieria allunga il tiro: si scatena l’attacco principale. Partono i Bersaglieri, avviando l’azione contro il Val Bella. Scattano i fanti del 151° che raggiungono le boscose falde del Col del Rosso. Le colonne, agli ordini dei maggiori Rizzo e Mario Marghinotti in un’ora hanno già raggiunto gli obiettivi loro assegnati. Sull’ala destra anche la colonna guidata da capitano Giuseppe Pitzorno, composta dai fanti del 152° e dagli Arditi ha iniziato la manovra di avvolgimento di Col d’Echele. Alle 14 Col d’Echele ed il Col del Rosso sono conquistati definitivamente al prezzo di dure perdite. Nel tardo pomeriggio, il nemico contrattacca in forze, levando al cielo dei potenti "Hurrà". I fanti del 151° paiono cedere. Improvvisamente al grido di "Avanti Sardegna" e dell’eloquente "Sanna scanna" scatta il disperato contrattacco alla baionetta dei Sassarini. Il nemico è in fuga. Al cader della sera la situazione è ristabilita. Gli eroi della giornata sono 43 soldati della classe 1899 agli ordini del giovane tenente Diano. Sebbene circondati sul caposaldo di Case Melaghetto, non si sono arresi. I rinforzi troveranno in vita solo 19 di loro. Il giorno successivo a cadere per mano dei Bersaglieri e dei fanti della Bisogno sarà finalmente il Val Bella. Ci vorranno altri 2 giorni di accaniti combattimenti per consolidare le posizioni. Solo la mattina del 31 gennaio la battaglia per la conquista dei Tre Monti potrà dirsi compiuta. La notizia del brillante esito della battaglia si diffonde fulmineamente nel paese. Il ruolo determinante svolto dai "Diavoli Rossi" è riconosciuto anche dal Comando Supremo che annuncia l’eroica Brigata Sassari, ed in particolar modo il 151° Fanteria, riconfermò il valore della sua gente e la gloria delle sue bandiere. Al termine dei combattimenti, la Brigata riceve finalmente il cambio, destinazione Vicenza. La strada per Vittorio Veneto è ormai aperta.