di Giovanni Bua – La Nuova Sardegna
Medicine, cosmetici, mangime per animali, compost. E anche la tradizionale aranzata thiniscolesa. Non si butta nulla di sa pompìa, il bitorzoluto (e asprissimo) agrume che cresce endemico in mezza Baronia. E che è diventato lo scorso sabato uno dei protagonisti degli stati generali di Italiacamp, l’associazione di Antonio Catricalà e di Mario Monti (nominato socio a vita dal suo sottosegretario) che ha premiato a Verona le “migliori idee di innovazione sociale” del Paese.
Tra queste, il progetto della start-up rosa “Pha.re.co essential oils”, giudicato il migliore dell’isola (il secondo selezionato per la Sardegna è dedicato alla creazione di una rete di case comuni per anziani e arriva da Carbonia) dopo una dura selezione, in Sardegna, poi a Bari, e infine sabato a Verona.
Una bella soddisfazione per le quattro donne, tutte sarde e al lavoro a Sassari, guidate da Grazia Fenu, docente di Anatomia nel dipartimento di Scienze biomediche dell’università di Sassari ed esperta di fitoterapia e medicine naturali. Insieme a lei, la sua dottoranda Marianna Bonesu, l’addetta all’immagine Mavina Scarzella e la commercialista Alessandra Cuccu. Un gruppo che verrà “incubato” proprio dall’università turritana, nel contenitore di nuove imprese che dovrebbe vedere la luce entro il 2013. E che ora potrà contare anche sull’aiuto economico (e soprattutto politico) di Italiacamp.
L’associazione di Catricalà (a cui gli agganci col governo non mancano di certo) si è impegnata infatti, oltre a sostenere economicamente i progetti selezionati (26 su 120 presentati con oltre 1500 partecipanti), a elaborare con loro un “idea per il paese” da presentare al Governo Monti a gennaio. Oltre che alle Regioni di origine di ogni iniziativa (per la cronaca, sabato Cappellacci era l’unico governatore assente).
A conquistare la giuria, probabilmente, i “residui zero” del progetto della start-up isolana. Che della pompìa riuscirà a usare davvero tutto. A iniziare dai principi attivi scovati proprio nel dipartimento di Scienze biomediche e valorizzati dall’ufficio trasferimento tecnologico dell’università, che seleziona le migliori idee dei suoi ricercatori e le trasforma in start-up.
Il non bellissimo agrume infatti ha importanti proprietà antinfiammatorie, antimicotiche, antibatteriche e antivirali. E l’olio essenziale estratto dalla “Pha.re.co” è già stato prenotato da un’azienda di San Marino che metterà in produzione una linea di farmaci naturali. Ma non basta: l’idrolato (sostanzialmente l’acqua della bollitura) che avanzerà dalla lavorazione sarà a sua volta usato per produrre cosmetici e creme, con effetti idratanti ma anche lenitivi e cicatrizzanti. E ancora il “bianco” diventerà mangime per animali e compost. E il tutto salvando le parti (fino ad ora le uniche utilizzate) che nell’alta Baronia sono l’ingrediente principale della meravigliosa aranzata, fatta di scorza caramellata e mandorle. Dolce tipico dei matrimoni, da servire rigorosamente su una foglia d’arancia.
A suggellare ancora di più la bontà del progetto, il protocollo di intesa già siglato dal rettore dell’università di Sassari Attilio Mastino con l’ Asl, il Comune di Siniscola e l’istituto agrario della cittadina, che verrà aggiornato a breve per inserirvi la giovane azienda. Accordo che garantisce una robusta fornitura di pompìa, stimola gli studenti locali a selezionarne e migliorarne la qualità e le tipologie di coltivazione. E allo stesso tempo diventa terapia per gli ospiti del Centro di salute mentale della zona, che potranno lavorare nei terreni comunali di Siniscola coltivando e raccogliendo l’agrume.
Insomma, un progetto che non lascia nulla al caso. Sfrutta ogni milligrammo del giallissimo limoncione che riempie le campagne di Siniscola. Apre interessanti prospettive sull’utilizzo delle tante piante officinali endemiche della Sardegna. Avvicina i giovani baroniensi alla terra ma anche all’università. E lancia le quattro donne sarde (e anche il progetto start-up dell’università sassarese) alla ribalta nazionale. Con una promettente impresa tutta rosa che interpreta al meglio le parole con cui il premier Monti ha chiuso gli stati generali di Verona: «La cultura del merito è la cultura del futuro».