di Roberto Finoli
É ormai sera e le cime della catena dell´Atlante scorrono sotto ai nostri piedi, fra pochi minuti atterreremo a Marrakech. Tra qualche giorno quelle montagne ci ospiteranno per regalarci emozioni grandiose e darci purtroppo anche delle tragiche sorprese.
A Marrakech piove a dirotto, anzi oserei dire diluvia! Chi se lo aspetta un tempo del genere in Marocco. Siamo quattro avventurieri di mezza etá, che ancora non hanno deciso di dedicarsi ad attivitá piú tranquille. Ci sentiamo e vogliamo ancora essere giovani e un pó goliardici. Lucia, 47 anni di Cagliari moglie del mio amico d´infanzia, Mauro 53 anni anche lui cagliaritano. Sin da piccoli abbiamo fatto non poche pazzie insieme, scalate, arrampicate, trekking, speleologia insomma non stavamo mai fermi. Con me la mia compagna Carina, svedese, 49 anni, sognamo di andare in pensione e vivere la nostra libertá in Sardegna, nel mentre é costretta a starmi al fianco e sentirmi parlare di montagne e ascese. Non solo non mi manda a quel paese ma anzi si sente coinvolta e vuole partecipare alle mie pazzie! E poi ci sono io, Roberto, 53 anni, vivo e lavoro in Svezia dall´ormai lontano 1988. La Svezia é una nazione meravigliosa, mi ha dato tanto, eppure la Sardegna mi manca moltissimo, per questo i miei contatti con la mia terra sono piú che intensi.
Ci ritroviamo tutti e quattro all´aeroporto dove ci aspetta Mohammed. La strada per Imlil, a 60 km da Marrakech, é impraticabile. Imlil é il piccolo paese di montagna che sará la base di partenza per l´avvicinamento e poi l´ascesa al Jbel Toubkal, 4167 metri sul mare.
Ibrahim, il mio contatto in Marocco e organizzatore di trekking e avventure, ha subito provveduto a riservarci il pernottamento a Marrakech in una caratteristica Riad. Va bene comunque, domani mattina primo novembre ci trasferiremo a Imlil con la speranza che il tempo sia buono e la strada percorribile. Passiamo la serata intorno a un tavolo imbandito di ottimo cibo marocchino e fra ricordi e risate andiamo a dormire speranzosi che il clima sia piú clemente nei prossimi giorni.
Il giorno seguente percorriamo la strada di montagna lungo la valle per Imlil. I segni dell´inondazione sono piú che evidenti. Il fiume ha portato con se grossi pezzi di asfalto, in molti tratti i passaggi sono cosí stretti che l´emozione si trasforma in pelle d´oca! Febbrili lavori manuali si svolgono per tutta la valle, molti campi coltivati sono praticamente spariti in pochissimo tempo. Per la gente della valle é sicuramente un duro colpo anche se suppongo che ne siano abituati. Le condizioni geomorfologiche del luogo lo fanno intuire.
Abbiamo conosciuto Brahim due anni fa e dopo due meravigliosi trekking in queste montagne gli dissi che saremmo ritornati per salire sul Toubkal. Abbracciandomi mi rispose: – Inshallah! (Se Allah vuole, per noi se Dio vuole).
Ci accoglie e ci abbraccia affettuosamente. Si nota che é veramente contento di rivederci. Ci offre subito un ottimo té caldo alla menta con dei pasticcini. Decidiamo per un briefing nel pomeriggio per incontrare la nostra guida, Brahim (qui é il nome piú comune!). Ho chiesto espressamente di avere Brahim come guida. È lui che ci ha guidato con professionalitá due anni fa per le meravigliose alture di questa parte dell´Atlante. Due trekking indimenticabili fra natura e cultura marocchina. Brahim é una guida alpina ed é nato fra queste montagne, sul Toubkal é salito decine di volte.
La giornata scorre per Imlil dove il mezzo di trasporto piú comune é l´asino e il mulo. Facciamo alcuni acquisti, tra l´altro anche acqua e piccole provviste caloriche. Incontriamo Brahim, la guida, in un primo momento non ci riconosce ma quando gli mostro le foto di due anni prima fa un piccolo scatto di gioia e ci abbraccia calorosamente.
Ci mettiamo d´accordo su tutti i dettagli dei prossimi due giorni. Saranno giornate piene di emozioni sia per i luoghi che attarverseremo che per l´eccitazione di raggiungere la cima piú alta di tutto il nord Africa ben oltre i 4000 metri.
Il due novembre dopo una ricca colazione e la dovuta “vestizione” intraprendiamo la marcia di avvicinamento verso il rifugio Nelter posto a 3200 metri. Ci aspettano 18 km a piedi in costante salita in una meravigliosa valle solcata da ruscelli di montagna estremamente gonfi di abbondante acqua e che danno forma alla valle spesso interrotta da bellissime cascate. Il tempo e la temperatura é ottimale. Carina a causa di una mancanza di ferro nel sangue deve risparmiare energie per l´ascesa del giorno dopo. Circa metá del percorso lo fará in sella ad un “dolcissimo” asino affiancato dal suo proprietario quindicenne Rashid. Il grosso del bagaglio e delle attrezzature vengono portate su anch´esse da un altro asino. In spalla i nostri zaini sono leggeri, come dire, un lusso!
Nonostante che io accusi un bel pó di fatica non posso non godermi il paesaggio, é incantevole! Incontriamo molti trekkers di ritorno ad Imlil, tutti in compagnia di guida e asini. All´altezza di un luogo di culto, scenograficamente bellissimo, la valle si divide in due e la ripiditá aumenta. Non faremo lunghissime pause, per paura di non beccarci un´acquazzone che sembra in agguato. Arriveremo al rifugio Nelter dopo circa sei ore di cammino. Ci sono tantissime persone di diverse nazionalitá tra le quali francesi, spagnoli, tedeschi, noi italo-svedesi ed altre ancora. Il Nelter non é all´altezza dei rifugi alpini di alta quota europei, tutto é un pó trasandato e le condizioni sanitarie non sono proprio al meglio. Ma l´umore é ottimo, facciamo la doccia con tutte le “precauzioni” e mangiamo abbondandantemente il menú del rifugio.
Decidiamo per un briefing per la sera dopo cena. Brahim ci racconta i dettagli dell´ascesa. Lui é molto tranquillo e sicuro. Tra le altre cose adatta ai nostri scarponi i ramponi che saranno di vitale importanza nell´ascesa. Li monteremo quando lui lo riterrá necessario. La colazione é fissata per le quattro e trenta del mattino e la partenza per le cinque. Io guardo la valle che porta alla cima: é incredibilmente ripida! Dai 3200 metri ai 4167 metri della vetta in pochi chilometri di percorso la dice tutta sulla ripiditá che dovremo affrontare.
Ci sveglia la vibrazione del cellulare, prepariamo in silenzio e al buio gli zaini nella camerata dove pernottiamo per rispettare gli altri ospiti che ancora dormono. Il gruppo dei tedeschi parte una mezz´ora prima di noi. É ancora buio pesto, e iniziamo l´ascesa con le lampade sulla fronte. Dopo un´ora di ascesa ci godiamo il sorgere del sole che illumina le cime delle montagne di fronte a noi. É uno spettacolo che non ha prezzo!
L´ascesa é ripida e faticosa, l´affanno si fa sentire, bisogna stringere i denti. Non ho né voglia e nemmeno la concentrazione giusta per fotografare nonostante la reflex penzoli dal collo. Incontriamo la prima neve intorno ai 3600 metri, pian piano si fará sempre piú profonda e consistente. Ho capito in seguito che ha nevicato abbondantemente nell´ultima settimana. Non é normale per questo periodo. Pian piano veniamo raggiunti da un gruppo che si ferma e mette i ramponi. Brahim non ci da ancora il segnale perché li mettessimo anche noi. Continuiamo ad andare su, é ripido, a volte penso di mollare. Carina, Lucia e Mauro salgono sembra senza grossi problemi anche se ci fermiamo spesso a prendere ossigeno. Le bacchette ci aiutano notevolmente e continuiamo nonostante la difficoltá senza i ramponi. Io vado su piú che altro con le mie forze mentali.
Incontriamo i tedeschi che scendono presumibilmente dopo aver raggiunto la vetta. Il tempo é peggiorato notevolmente, la temperatura si é abbassata ma soprattutto soffia un vento fortissimo e sferzante. Raggiungiamo con passi poco sicuri il colle Toubkal a 4000 metri e solo lí Brahim ci fa mettere i ramponi. Ci troviamo nella parte in cresta del colle dove quando il cielo si apre a sprazzi ci fa capire da quali enormi strapiombi siamo contornati! Il giorno prima solo due persone sono riuscite ad arrivare in vetta molti si sono arresi e fermati qui in quanto la visibilitá era ridotta a 50 cm.
Brahim ci ordina di stare molto vicini tra noi. Fra poco dobbiamo percorrere un pezzo di circa 200 metri in un traverse vale a dire attraversare il fianco della montagna a strapiombo. Non mi sento piú stanco e sono concentrato e coi ramponi tutto sembra piú sicuro. Lucia a causa della drammaticitá della situazione decide di non continuare e di aspettarci prima del traverse. A niente serviranno i tentativi di convincerla a venire con noi. Il fatto é che aspettare immobile con questo freddo non é proprio l´ideale, in ogni caso Lucia ha preso la decisione assolutamente migliore.
Percorriamo il traverse, in piena tormenta, la visibilitá é ridotta il che per fortuna non ci fa capire che strapiombo abbiamo sotto i nostri piedi! Dopo il traverse arriviamo in una zona decisamnete piú piana e larga ed eccolo, tra la nebbia si intravede la vetta segnalata da una impalcatura piramidale in metallo. Sono circa le dieci del 3 novembre. Purtroppo il tempo non é clemente, e quindi non possiamo godere del panorama dalla vetta. Ma ci congratuliamo a vicenda e facciamo le foto di rito con le bandiere sarde e della Skåne, la regione svedese dove risiedo.
Non c´é molto altro tempo e dobbiamo scendere, Lucia ci aspetta al freddo! Iniziamo il percorso inverso e dopo il traverse incontriamo due giovani inglesi e ci dicono che Lucia non é lontana e che ci aspetta. La raggiungiamo, é infreddolita ma per niente preoccupata nonostante ci abbia aspettato per 45 lunghi minuti! Ora nuovamente insieme continuiamo la discesa, da lí a poco incontriamo il gruppo degli spagnoli, sono sei e mi ricordo che non avevano ramponi ai piedi. Continuiamo la ripida discesa, ma coi ramponi e la giusta camminata non ci sono problemi. A un certo punto incontriamo altri due spagnoli, una coppia. Lei é disperatamente infreddolita. I suoi vestiti non sono adatti a questo tipo di avventure, chiede di scendere con noi, mentre il marito vuole continuare e raggiungere il gruppo di spagnoli che non li ha aspettati. La donna, di nome Africa, scende con noi senza ramponi e praticamente aggrappata a Brahim. Come si puó affrontare una montagna del genere senza il giusto equipaggiamento, penso io? Questi spagnoli vengono dall´enclave di Ceuta, la zona spagnola situata nella parte del continente africano. Sono venuti per salire sul Toubkal senza una guida del posto. Dopo due ore di discesa arriviamo al rifugio. Africa ci ringrazia affettuosamente. Noi stanchissimi ma contenti, ci rimettiamo su, mangiamo abbondantemente e ci prepariamo al ritorno sempre a piedi per Imlil. Altri 18 km peró in discesa questa volta. Solo poco dopo l´inizio della camminata finale, veniamo raggiunti, tramite voci di altre guide marocchine, da una notizia scioccante. Pare che un uomo, uno spagnolo sia deceduto su in montagna nei pressi della vetta! Le voci si accavallano mentre continuiamo la discesa, da un primo momento in cui si parlava di infarto si viene a sapere che l´uomo é precipitato. Faceva parte del gruppo degli spagnoli di Ceuta che erano senza guida e probabilmente senza ramponi. Scendiamo verso Imlil spesso col pensiero di come una leggerezza puó trsformare grandi emozioni in tragedie. Con la montagna cosí come col mare bisogna portare rispetto se li si vogliono godere al meglio. Le precauzioni non sono mai troppe. É buio quando arriviamo a Imlil, Brahim é visibilmente contento di rivederci. La polizia lo ha chiamato e informato dell´incidente, forse per un momento ha creduto che fosse uno di noi ad aver perso la vita.
Insomma ce l´abbiamo fatta e noi siamo grati a Brahim guida e Brahim organizzatore, abbiamo imparato molto da questa esperienza e ora siamo pronti a continuare il nostro viaggio per il Marocco anche attraverso il traffico ancora piú pericoloso di Marrakech!