È crisi anche per i cavallini della Giara. Si dice che la crisi in Italia stia travolgendo tutti i settori della nostra società, vengono toccate tutte le classi sociali della nostra popolazione, perché se la popolazione si impoverisce i consumi calano e diminuisce per tanto la ricchezza complessiva del nostro Paese. Che i segni della crisi potessero arrivare sino ai cavallini della Giara questo però, non potevamo immaginarlo. E’ solo di una settimana fa il lancio arrivato tramite i mass media della drammatica situazione dei cavallini che rischiano di morire di fame e di sete. Come da consuetudine tutta italiana abbiamo reagito alle difficoltà in due modi: il primo è la ricerca del colpevole, il secondo è l’attivazione di una gara di solidarietà, attraverso il tam tam informatico che oggi in pochi minuti raggiunge tutti i pc e soprattutto tutte le coscienze. Il risultato è che qualcosa si è mosso: i volontari ed i piccoli centri del territorio hanno dato una grande mano per sbloccare questa situazione, così come sembra che anche dalla Regione Sardegna, attraverso Agris siano intervenuti per cercare di limitare questa situazione. Al di là di tutte le cose che nascono con queste vicende, cioè nell’esaminare chi, come e quando avrebbe dovuto fare qualcosa per evitare la situazione o il normale tentativo di colorare politicamente le responsabilità, ritengo che il fatto fondamentale su cui riflettere sia un altro, cioè occorre capire se un sistema unico in Italia come quello della Giara, dei suoi cavallini e degli altri animali allo stato brado debba essere colpito dalla crisi o debba rappresentare un volano economico dello sviluppo di quel territorio. Siamo di fronte, insomma, ad una scelta di tipo diverso: se è vero come è vero che sono arrivate migliaia di mail di solidarietà e richiesta di soccorso da tutta Italia e da diverse parti d’Europa per sottrarre alla morte questo patrimonio di ambiente e di biodiversità allora significa che ciò che oggi deve essere salvato non può essere considerato come oggetto di crisi, ma deve essere rivalutato e ripensato in un ottica di valorizzazione turistica ed ambientale che potrebbe rivalorizzare il territorio, le sue produzioni, la sua economia. Ancora una volta, siamo noi (sardi) a non essere pronti. Per tutti quelli che dall’Europa hanno lanciato migliaia di messaggi di solidarietà per la conservazione di una biodiversità e di un luogo che fa pensare solo ad un luogo libero, “pulito”, dal valore ecologico elevatissimo cosa vorrebbe dire poter leggere su alcuni dei nostri prodotti il marchio “prodotti della Giara”? Potrebbe essere importante? Potrebbe avere un valore economico sostanziale? Questo dipende anche da noi, da quanto crediamo a questo e da quanto riusciremo a far sistema perché popolazioni imprese e Regione possano trovare il modo di capire che la ripresa della nostra terra e della nostra economia può passare solo attraverso la valorizzazione reale dei nostri Gioielli, mettendoli a reddito nel modo migliore. Allora forse potremmo passare dalla ricerca dei colpevoli a capire che dalla crisi si può uscire anche grazie ai Cavallini della Giara, proprio quelli che oggi rischiano di morire.
Che tristezza… Pensare che si vada avanti grazie alla solidarietà, non solo per salvare i cavallini della giara, ma per salvare anche tanta gente che non ha il cibo per sfamarsi.
Cavallini (bestie) uguali agli uomini: …. Incredibile! Non so, dove sia il punto di non ritorno, ma penso che oramai sia molto vicino. Nonostante tutto, devo però per forza credere, che siamo ancora in tempo a intervenire per fermare questa situazione drammatica, e mi riferisco non solo a salvare gli animali, ma anche e soprattutto a salvare gli uomini. Sono d’accordo, quando si dice che “ancora una volta, siamo noi SARDI a non essere pronti, ma i SARDI: chi sono? Il popolo, oppure chi lo rappresenta? Il SARDO che scarica la colpa al Governo e alla Regione, e aspetta che siano loro a tirargli fuori dai guai? Oppure il SARDO è chi, prima risolve il problema, e poi interviene per cambiare anche il sistema di governabilità se incapace? Non sono io Sardo rivoluzionario, né tanto meno indipendentista (e da chi poi, dall’Italia?), ma voglio essere Sardo attivo è propositivo. Sono d’accordo che quando lasceremo da parte interessi personali, tutti indistintamente, politici e non, troveremo “TOTTUS IN PARI”, il modo di capire che la ripresa della nostra terra e della nostra economia può passare solo attraverso la valorizzazione reale dei nostri Gioielli, mettendoli a reddito nel modo migliore, e poi forse, potremmo passare dalla ricerca dei colpevoli a capire che dalla crisi si può uscire anche grazie ai Cavallini della Giara, proprio quelli che oggi rischiano di morire.
(Scusa se ti ho “rubato” la parte finale dell’articolo per finire il commento, ma anche io la penso così.
ma non venitemi a dire se il popolo sardo e’ pronto al dipendentismo!!? per carita’….smettiamola di prenderci in giro l’uno con l’altro!! se noi Sardi non siamo cappaci neppure di sfamare questi poveri cavallini della Giara; ("un patrimonio da salvaguardare a tutti i costi"…) per me tutti responsabili, dal primo cittadino dei paesi limitrofi; passando per gli abientalisti & animalisti, politici, sino all’ultimo cittadino.
Mi trovo in Germania da oltre 35anni…eppure non ho’ mai sentito che solo un cervo (ho altri animali ) siano morti per la fame; nel riggido inverno con oltre un metro di neve; a temperature oltre i 20 gradi sotto lo zero. i ricoveri piazzati qua e la’ nei boschi fatti costruire dai comuni del posto…fa che siano i contadini della zona a portare loro del fieno; per tutta la durata invernale a loro spese!! ci vuole il buon senso di responsabilita’ da parte dei cittadini…cosa che in Sardegna e’ inpensabile, per una mentalita’ fatta nel segno di invidie, gelosie, e’ quant’altro.