Questi lavoratori, come tutti i sardi, sono le vittime di almeno 50 anni di non politica energetica, sacrificati sugli altari di dibattiti e tavole rotonde dove qualche rara volta si è parlato anche con giudizio, però non si è mai fatto niente operativamente. Possibile che tra tutte le persone intelligenti che hanno abitato l’isola e soprattutto gestito il potere ad ogni livello e in tutti i partiti, nessuno si sia mai accorto che quel carbone nella storia dell’isola ha avuto un senso solo e soltanto nel periodo fascista quando lo stato ne acquistava interamente la produzione a prezzo politico??? Per 60 anni si è continuato ad inseguire disegni elettorali e mai piani economici e meno che mai riconversioni industriali, illudendo quei lavoratori che quel combustibile aveva un futuro, invece d’esser sinceri con loro e dire che qualitativamente è il peggior carbone in commercio nel mondo. In 60 anni e anche con 2 Piani di Rinascita ne potevano programmare iniziative economiche di riconversione, invece niente, oggi in piena crisi economica è chiaro che a pagare le conseguenze sono i lavoratori mentre quei politici si godono favolose pensioni. In questo però c’è anche da dire che i sindacati hanno colpe identiche a quelle dei politici in fatto di miopia energetica, ad iniziare da quello degli elettrici. E’ sufficiente che vi dica che quelle miniere per un certo periodo lo stato le ha scaricate all’ENI: grande ottimismo (meglio illusioni) per il rilancio, titoloni sui giornali e tutte queste belle cose ad effetto…. poi firma di un accordo sindacale con tanti miliardi di investimenti. L’ENI che seppur obbediente ai voleri della politica, non è mai stata così scema da non guardare ai propri conti e ai piani industriali, ha da prima trovato la maniera per dimezzare quei soldi non appena il polverone mediatico si è raffreddato, poi sapete per quali lavori sono serviti il resto dei soldi? Costruzione di nuova palazzina direzionale, mensa aziendale e locali sindacali. Ditemi voi quale è stato il livello di cecità politica ed economica della nostra classe dirigente politica e sindacale a non accorgersi che nel carbone non si stava investendo niente… In questo discorso poi si inquadrano tutti gli altri mali energetici dell’isola perchè se oggi nell’isola famiglie ed imprese pagano l’energia il 40% in più rispetto alle altre regioni italiane lo si deve alla geniale lungimiranza della giunta regionale in carica nel ’78 che rifiutò il metano durante la costruzione del primo metanodotto dall’Algeria, deliberando in tal senso, facendo tra l’altro presente che “Nell’isola c’è la ricchezza del carbone, e del gas non sapremo che fare”. In compenso però amministratori e giunte regionali hanno sempre firmato a cani e porci tutte le autorizzazioni possibili per costruire impianti a carbone, salvo mai accorgersi che le multinazionali italiane e straniere acquistavano un po’ di carbone Sulcils lo stoccavano da qualche parte ……..e poi utilizzavano carboni acquistati in Sud Africa, Russia e tutte le parti del mondo. Oggi si grida all’obbligo della costruzione della nuova centrale Enel !!! Mi chiedo qual è l’aziende che investe in impianti per produrre energia elettrica in una nazione ormai de-industrializzata ??? per di più in un impianto dove i costi unitari di produzione sono più elevati di quelli da metano e anche di quelli che utilizzano altri carboni, tutti peraltro migliori di quello del Sulcis??? Nel vedere Pili dentro la miniera insieme ai 450 kg di esplosivo e ai minatori, mi sono reso conto che la disperazione di questi uomini è tale che sono arrivati al punto di dire a loro stessi: “Li abbiamo provati tutti, proviamo anche con questo”.
Debbo dirvi infine che spesso mi vergogno d’essere sardo.
Caro Tore Sanna, sapendo che sei esperto della materia, ho letto con molto interesse la tua analisi relativa ai “lavoratori [della Carbosulcis e non solo] che, come tutti i sardi, sono le vittime di almeno 50 anni di non politica energetica, sacrificati sugli altari di dibattiti e tavole rotonde dove qualche rara volta si è parlato anche con giudizio, però non si è mai fatto niente operativamente”.
Le tue osservazioni mi hanno aiutato a capire le origini della situazione che si è creata a Nuraxi Figus e dintorni. E questo è importante perché, al di là della solidarietà personale che, sono sicuro, ogni sardo emigrato non può non provare per i suoi conterranei in lotta per il posto di lavoro, comprendere il “senso” – cioè avere una visione d’insieme, o meglio, di sistema – di ciascuna situazione storicamente determinata (direbbe il nostro Gramsci) è un obbligo morale e intellettuale al quale non possiamo sottrarci (io non sono disposto a farlo).
Sulle questioni attualissime della Carbosulcis ho provato perciò a farmi un’idea cercando comunicati delle forze sindacali della Sardegna (CGIL, CISL e UIL) nei rispettivi siti Internet. In http://www.cgilsarda.it/ nessun comunicato (solo nel portale http://www.cgil.it/ è riportata una dichiarazione di Susanna Camusso); in http://www.uilsardegna.it/ nessun comunicato; soltanto in http://www.cislsardegna.it/uploadDocs/000265.pdf un comunicato stampa del segretario regionale Mario Medde che chiede “immediati impegni del governo per sbloccare la crisi sarda”.
Miseria, come è possibile simile penuria di prese di posizione, in questa drammatica situazione?
caro Paolo, sai, saranno ancora in vacanza come la maggior parte dei nostri consiglieri regionali che ieri han disertato l’Assemblea e come i parlamentari sardi che tacciono indefessi nella loro inutilità. E comunque grazie Tore Sanna.
Premesso che allo stato attuale neanche io ho alcuna soluzione per i minatori, salvo che per loro no si trovi un’altra immediata occupazione, cosa drammaticamente impossibile nella Sardegna d’oggi. Tuttavia spero che tu abbia letto della mia nota anche gli interessantissimi commenti, compresi quelli dell’ex assessore alla agricoltura della giunta Melis, Muledda, allora PCI, commenti che dal punto di vista storico politico posso anche accettare, meno dal punto di vista più prettamente politico di scaricare le colpe solo “sui duri del PCI, che come detto è il suo ex partito. Dal punto di vista politico quello avvenuto e ancora in corso per il carbone è lo stesso identico comportamento che in questa isola ha avuto una intera classe dirigiente regionale nei riguardi dei lavoratori di tutti i comparti industriale. Lo dico per esperienza diretta da protagonista perchè ho trascorso 37 anni nel pertolchimico di PTorres, prima con la SIR di Rovelli e poi con l’Enichem, molti dei quali (26) come analista e programmatore di gestione aziendale e posso assicurarvi che le produzioni di PTorres erano molto competitive in campo europeo e anche mondiale, in particolare per prodotti come i semilavorati per la detergenza, per 18 anni gli italiani si solo lavati e hanno fatto il bucato cn detersivi di qualsiasi marca la cui materia principale l’Alchil Benzene Linerare era prodotto nel nostro stabilimento, lo stesso si potrebbe dire delle nostre gomme nitriliche utilizzate in guarnizioni speciali tra cui quelle dello Shatle, oppure potrei citare il politene hd, le cui produzioni di 130000 ton anno erano vendute anche 6 mesi prima di farle perchè era il migliore d’Euopa per qualità. In questo contesto fin dagli anni 80 le tendenze quando si facevano le analisi di costo dimostravano che bisognava intervenire il più presto possibile sui costi energetici, perchè il sistema rischiava di crollare. Causa prncipale i costi energetici, nonostante fin dalla prima crisi petrolifera eravamo intervenuti in modo dtrastico sul risparmio energetico, sial dal punto di vista strettamente tecnico che sulla formazione degli operai, pensate che alcuni di essi erano stati braccianti nell’orto di mio padre. Dal punto di vista tecnico, avendo pochi soldi a disposizione, recuperammo al parco rottami tutto il possibile, istituimmo la contabilità energetica, personalmente ho inventato l’EVA, acronimo di Energia Valore Aggiunto, un calcolo simile all’iva, dove partendo dalle materie prime alla discarica dal pontile calcolevamo l’incremento di kcalorie ste by step, fino alla partenza del prodotto finale. Anlizzando poi i vari ste al punto di vista della termodinamica tagliammo tutti gli sprechi, recuperammo i calori di scarto delle ventole che raffreddavano mandando una marea di calore a disperdersi nell’area e tanti altri particolari che abbatterono le kcalorie per produrre 1 kg di Etilene da 12000 a 6500. Eravamo in questo campo all’avvanguardia, e lo facemmo presente anche ad Enrico Berlinguer quando nel Marzo precedente alla sua scomparsa venne a trovace i sindacalisti gli illustrarono, su mie tabelle la situazione , compresi i timori e le perplessità energetiche per il futuro. Questa era la fabbrica, fuori invece succedeva che da appena arrivata la prima comunicazione giudiziaria a Rovelli, tutti i partiti parlarono di fine della spinta propulsiva della chimica, di valorizzazione delle risorse locali, di nuove progettualitta e cose similare, cioè la scienza delle parole al vento perchè senza piani strategici, programmazione e soprattutto energia basso costo il tutto è aria fritta. Quello che però a noi della fabbrica faceva più rabbia che a pronunciare molti di questi inutili discorsi erano quegli onorevoli soprattutto regionali e quelli amministratori locali che avevano sempre attinto voti, partecipazione e militanza politica da tutte le persone di qualsiasi ceto delle fabbrica, così piano piano ci siamo trovati soli, con i leader sindacali di un tempo fuggiti a fare in genere gli onorevoli e qualcuno anche il capo del personale di qualche azienda del gruppo eni e le crisi che di volt in volta si succedevano che portavano a prepensionamenti, cig e e forme assistenziali varie, gestite di volta in volta con qualche comizio di qualche temerario assessore regionale, qualche deputato in vista e soprattutto da tanti trascinatori di folle di tutti i colori possibili e immaginari che regolarmente urlavano “NEMMENO UN POSTO DI LAVORO DEVE ANDARE PERDUTO….” Grandissimi applausi, poi i lavoratori andavano a casa e loro a rifocillarsi in qualche ottimo ristorante della costa. Questa è la mia esperienza personale, ma non illudetevi che a Ottana, o nelle fabbriche metallurgiche del sulcis e del Cagliaritano le cose siano andate i nndate in modo molto diverso. Oggi seguendo tv e giornali che parlano dei minatori sotto terra mi pare di rivivere la storia dell’isola dei cassintegrati per i lavoratori della Vinils, tante passerelle di grosse teste di pariti, del governo, dei sindacati e della regione che promettono mari e monti e portano tanta pelosa esolidarietà a questi poveretti che stanno perdendo anche quei 1200 – 1300 euro di stipendio di un lavoro che ancora oggi ha un alta concentrazione di malattie professionali. Concludo dicendo che mi sta barcamenando l’idea di costrire una tabella con tutti i nomi che dal 70 ad oggi sino succeduti negli scranni del parlamento e della regione con accanto lee colonne contenenti i voti in assoluto e percentuali che questi signo hanno preso ad gni elezione n ciascun comune del circondario sal petrolchimico, riportando infine la pensione di cui godono.