di Giacomo Mameli – Nuova Sardegna
Il documento ufficiale – su carta intestata Guinness World Records – è giunto pochi giorni fa in piazza Europa, sede del Comune di Perdasdefogu come “lettera assicurata”. Da Londra – dopo sette anni di indagini nei cinque Continenti – hanno messo nero su bianco che è una famiglia di Perdasdefogu quella che detiene il primato mondiale della longevità. Prima in Sardegna, in Italia, in Europa, nel globo terracqueo. La Guinness World Records ha fatto ricerche ovunque, nei paesi sotto l’Himalaya, nelle Ande, in Tasmania, anche in Giappone. Ma da nessuna parte è stato riscontrato un nucleo familiare così “resistente”. E la sentenza è stata emessa. (Era stata la Guinnes World ad assegnare il record della longevità a Jeanne Calment morta nel 1977 a 122 anni e 164 giorni, definita dal Times la Signora del Tempo”). Alla lettera di complimenti giunta a Perdasdefogu («Vi diamo il benvenuto nel club molto ristretto – very select club – dei possessori di titoli-record al mondo») era allegata la pergamena, in inglese e con tanto di bollo. Ecco i numeri: nove fratelli viventi per un totale di 818 anni e 205 giorni certificati («verified») al primo giugno 2012 negli uffici al terzo piano di Drummond Street 184-192 e controfirmati dal direttore Jachie Angus. E giù i nomi per questo inaspettato oro olimpionico della durata in vita: Consolata Melis, the Queen, compirà 105 anni mercoledì prossimo 22 agosto essendo nata nel 1907. Ha conosciuto nove Papi, nata sotto Pio X. Qualche giorno fa si dilettava a leggere le pagine degli spettacoli sulla Nuova Sardegna curiosando su Sting fra i magnati russi di Porto Cervo ma facendo notare che potrebbero «anche sentire le launeddas di Luigi Lai de Santu Idu e la tromba di Paolo Fresu de Berchidda». Tre sere fa si è fatta accompagnare «dalle capre Nocciolina e Rosetta che mangiano il grano dalle mie mani». Più giovane di Consòla è Claudia, 99 anni, anche ieri in prima fila alla messa del mattino nella parrocchia di San Pietro. E poi Maria che di anni ne ha 97 con qualche acciacco recente. Antonio ne ha compiuto 93 e sta «sistemando la legna per l’inverno». Concetta (91) è in trasferta a San Vito da una figlia. Il giovane Adolfo, barista in servizio (89 anni ad ottobre) ha innaffiato peperoni e melanzane nell’orto sotto casa prima di «fermarmi a leggere i giornali e vedere a che punto è arrivato lo spread». La piccola Vitalia (81 anni) è a Cagliari e così «la bambina» Mafalda (78 anni). Tutti – a Dio piacendo – in buona salute. Miracoli delle spirali del Dna? Mario Pirastu, genetista del Cnr: «Più dei geni, in questa famiglia credo abbia vinto l’igiene, intesa come stile di vita, il corpo sempre in movimento anche in mezzo ai guai. E forse non conoscono lo stress». In questo cenacolo di vegliardi la più felice è proprio Consolata, anzi Consòla come la chiamano tutti. Perché è circondata da nove figli (sei donne, tre maschi), 24 nipoti e 25 pronipoti. Non solo: la nonnina dell’Ogliastra è anche trisnonna di Alessio che ha sei anni, Martino (4) e Matteo (3), un quarto è in arrivo. Longevità mista a prolificità. Che viene da lontano. Nel 1939 la mamma di Consola, Eleonora Mameli in Melis, ottiene la medaglia d’onore in base alla legge 917 che la premiava perché mamma di undici figli. Il quadretto è ben incorniciato sotto il logo dell’Unione Fascista Famiglie Numerose di Nuoro. Così come compaiono, nelle pareti delle case di tutti i Melis, gli attestati per la partecipazione alla prima guerra mondiale del patriarca Francesco Melis, noto Cicciu, soldato del battaglione 317 di milizia territoriale e poi consigliere comunale con i complimenti del ministro della Guerra Benito Mussolini. Teoria genetica e pratica politica. In un paese – Perdasdefogu, più noto come Foghesu – davvero al confine del mondo, qualche migliaio di capre e pecore, case tanto povere quanto decorose, tutte intonacate com’era possibile in anni di fame. Francesco Melis il patriarca capiva la miseria dei suoi compaesani. Appena con la terza elementare, negli anni in cui il fascismo dettava legge e terrore, “Cicciu” era una sorta di direttore generale delle Entrate, un capo di Equitalia di allora visto che ricopriva l’incarico di esattore, tesoriere della compagnia barracellare, cassiere. Ricorda Consola: «Le tasse erano altissime per il tenore economico di quegli anni neri. Si dovevano pagare sette lire ad ettaro, e le dovevi pagare anche se il terreno era tutto sassi e non ti rendeva nulla. Spesso mio padre diceva che non aveva avuto il coraggio di esigere quanto era dovuto allo Stato». La storia si intreccia con quella di quasi due secoli di storia italiana e sarda. Consola nasce nello stesso anno del politico Giorgio Amendola e del banchiere Enrico Cuccia. Scandali anche allora. Un ministro, Nunzio Nasi, è inseguito in Francia con un mandato di cattura per peculato. La Sardegna trionfa a Venezia con lo scultore nuorese Francesco Ciusa che espone alla Biennale di Venezia. Industriali inglesi sbarcano nel Sulcis e a Funtana Raminosa di Gadoni per coltivare le miniere. Di tutto ciò a Foghesu non si sa nulla. Nessun mezzo di comunicazione né con Cagliari né con Nuoro, a Lanusei ci si arriva a cavallo o a piedi, non c’è corrente elettrica (giungerà nel 1955), nelle case non c’è l’acqua. Il villaggio ribolle di rabbia per una povertà estrema. Non c’è neanche accordo politico. Proprio nel 1907 giunge un commissario prefettizio (il cavalier Alfredo Musso). Nel 1908 una rivolta popolare, il paese si scaglia contro il sindaco (Giuseppe Palmas fu Raffaele), esplodono violenze, tredici consiglieri si dimettono, arriva da Cagliari un altro commissario prefettizio, Egidio Castiglia. Il paese ha bisogno di tutto: scuole, strade, lavoro. «Erano anni di fame nera. Si sopravviveva mangiando la cacciagione. E il paese era fatto quasi solo di donne. Gli uomini andavano in guerra, nella prima muoiono 28 soldati, nella seconda nove. Il nostro, come gli altri della Sardegna, era un paese in lutto». Giorni di guerra anche per i fratelli di Consola. Antonio ricorda: «Nel 1945 ero a Viterbo per inseguire i tedeschi, dormivamo nei cassoni o nelle cabine di auto Alfa 900». Adolfo: «Mi trovavo nella zona di Capua, a Camigliano. Per sottrarmi alle violenze dei tedeschi mi ero calato in un pozzo, una galleria laterale ci aveva fatto da salvavita. Eravamo tutti pigiati lì, con i nazisti in arme sopra le nostre teste». Anche Consola ricorda le sofferenze dei fratelli. Lei resta a Perdasdefogu «ad allevare figli, ad andare a zappare e a prendere l’acqua alle fonti». Sposa Giovanni Lai, allevatore instancabile, parroco don Antonio Follesa: «La sera del matrimonio – di sabato – siamo andati a mietere il grano, la domenica abbiamo trebbiato con i buoi che tiravano la pietra di basalto sulle spighe. Con i soldi avuti in regalo abbiamo pagato le tasse». Ma la famiglia va, cresce. Come le altre di Foghesu. Certamente meno fortunate, almeno per la longevità dei componenti. Consola e fratelli sono anche testimoni della rinascita economica del paese quando – alla fine degli anni Cinquanta – viene installato il Poligono del Salto di Quirra. Una rivoluzione. Il paese delle capre e delle pecore diventa l’avamposto della ricerca scientifica in Europa. Giungono ricercatori delle facoltà di Fisica delle università di Oslo e Stoccolma, Bonn e Parigi, Stoccarda e Utrecht. Nasce la Esro, European Spatial Research Organisation. Perdasdefogu ne è la capitale. I giornali stranieri la chiamano la Cape Canaveral italiana. È da qui che vengono lanciati i missili o i razzi Belier e Dragon, Nike e Skylark. Per Consola sono «cuettus mannus», razzi grandi, come quelli che si fanno esplodere nei giorni della festa grande di settembre, per il Salvatore. Quando le dicono che con quei missili si studia il cielo esterna incredulità: «Su xelu no est po is ominis, ma po Deus, il cielo è fatto per Dio non per gli uomini». Scettica anche quando le comunicano di questo primato di famiglia più longeva al mondo. In dialetto chiede: «Ma hanno davvero frugato – forrogàu – in tutto il
mondo?». Le rispondono di sì e tiene il rosario tra le mani. Questo attestato di longevità verrà festeggiato nelle prossime settimane con tutti i fratelli e sorelle Melis riunite nella biblioteca intitolata al primo maestro elementare di Perdasdefogu, Daniele Lai. Mercoledì 22 agosto, giorno del 105.mo compleanno di Consola, andranno in delegazione – nelle casa del rione Sa tanca ‘e Pisanu – il nuovo sindaco Mariano Carta con gli assessori Vittoria Carta, Tonio Palmas e Daniele Murgia. Con loro l’ex assessore Salvatore Mura che più di altri ha seguito l’iter burocratico di questo riconoscimento con l’assistenza di una nipote di Consola, Rita Melis, avvocato fiscalista. «La procedura è stata lunga e complessa. Dopo la prima segnalazione da Londra nel 2010 ci hanno detto che occorreva indagare meglio. E così è stato accertato che nove figli viventi su undici sono certamente un record, si passa da una ultracentenaria ad una quasi ottantina». Perdasdefogu è soddisfatto. Perché – conclude Consòla – «in bidda s’istada ‘eni, in paese si vive bene».