di Roberto Mura
Dalla Barbagia alla Norvegia è un bel salto. Se poi si va a cantare in una band gothic metal famosa in tutto il mondo come i Tristania, la cosa profuma di successo. Mariangela Demurtas, bittese, classe 1981, laurea in lingue e gran talento musicale, nelle fredde terre del nord ha portato un po’ di calore mediterraneo, confluito in un disco: “Rubicon” (Napalm Records) molto diverso dai precedenti lavori del gruppo, caratterizzati dal lirismo dell’ex singer Vibeke Stene. Potenza, aggressività e accenti blues sono “sos sinnos” di Mariangela. Ho sempre avuto la passione per la musica e la performance. Ma per questione di contesti, non ci ho mai creduto veramente, finchè all’Università, a Sassari, non ho avuto la mia prima band. Suonavano blues e Mariangela si è fatta le ossa. Avevo un mondo interiore che ancora non riuscivo a esternare. Mi son detta: siccome sogno di suonare di fronte a molta gente e che il pubblico canti le mie canzoni, devo fare qualcosa. Mariangela ha messo da parte ogni timore e, terminati gli studi, si è trasferita a Milano. Ho provato, ma in Italia c’è ostilità verso chi non è conosciuto. Non è una cosa simpatica, specie quando sai di poter dare qualcosa. Porte sbarrate. Ma un bel giorno una sua amica cagliaritana le manda un sms, per avvertirla che i Tristania cercano una cantante. Ho voluto provare, mandando una demo registrata con la mia band. Era l’estate del 2007. Non me l’aspettavo, invece il gruppo mi scrive: “la tua voce ci ha colpito e vogliamo sentire di più. Ti inviamo quattro tracce, hai carta bianca per cantarci sopra”. Bingo! Ho registrato la mia interpretazione. L’hanno gradita e mi hanno richiamata per fissare un’audizione. E’ andata bene e dopo un po’ di tempo mi hanno detto “sei dentro”. Così ho deciso di trasferirmi in Norvegia. Mariangela per affrontare la nuova sfida ha dovuto mettere mano al suo carattere: Ho lasciato da parte la permalosità. L’arroganza tutta bittese, il farsi valere esageratamente quando vuoi aver ragione. Ho raggiunto un compromesso con la cultura norvegese. Sono persone diplomatiche, non si scompongono, non si fanno prendere dall’istinto come noi, non alzano la voce, non parlano degli altri, non giudicano, ognuno si fa gli affari suoi. Certo la Sardegna le manca: Mi piacerebbe fare avanti e indietro e stare molti mesi nell’isola. D’altronde fare la cantante è come un altro lavoro, prima però devi essere avviata per muoverti come vuoi. Per quanto riguarda l’aspetto musicale lo cosa che più l’ha colpita è stata la serietà. Sono molto professionali. E hanno un sacco di supporti dal Governo. Gli artisti sono considerati all’avanguardia, ci sono scuole, associazioni culturali, sostegni, da noi per molti l’artista è un perditempo. Infatti qui la gente spesso rinuncia ad avere una propria visione del mondo, una personalità, a mettere su qualcosa di alternativo alla routine. L’identità di Mariangela Demurtas rimane barbaricina: Ma sono molto aperta con le altre culture. Mi son sempre detta: io sono così, vengo da qua. Quando ti confronti con un’altra realtà devi avere qualcosa da offrire. Se sei anonimo non dai niente, la gente non impara nulla da te. Se conosci l’ambiente culturale in cui sei cresciuta e il perché sei in una determinata maniera, riesci a creare un confronto. Mariangela non ha mai avuto paura di cantare. Anzi: Ho avuto emozione, ma più c’era gente e più ci godevo. Quando sono sul palco non mi pongo un limite. Mi carico. Sono a casa.