di Ottavio Olita
Per una volta le parole hanno un peso reale e sono credibili, perché non sono frutto della retorica utile alla situazione contingente. Sono quelle che hanno pronunciato il ministro degli esteri Giulio Terzi e quello della cooperazione Andrea Riccardi nel commentare la notizia dell’avvenuta liberazione, questa volta davvero, di Rossella Urru, la cooperante di Samugheo che per 270 giorni è stata nelle mani dei suoi rapitori. Rossella fu portata via, con due suoi colleghi spagnoli, da un campo profughi del popolo Saharawi in Algeria, il 23 ottobre 2011. Giulio Terzi ha detto: “Il caso di Rossella Urru rappresenta un simbolo dei valori del coraggio e dell’eroismo delle nostre donne che lavorano su terreni di cooperazione estremamente difficili. Si tratta di persone che rappresentano la dignità, l’orgoglio e la grandezza dell’Italia”. E il ministro Riccardi: “Rossella è una donna coraggiosa, che crede nel valore della solidarietà e della promozione del dialogo fra i popoli. E’ figlia dell’Italia migliore, quella che guarda al futuro, quella di cui possiamo tutti essere fieri”. Orgoglio e fierezza che, oltre ad accomunare tutti i sardi, sono presenti nelle parole sia dei massimi rappresentanti delle istituzioni parlamentari – i presidenti del Senato Schifani e della Camera Fini – sia in quelle degli esponenti di quelle realtà locali che si sono immediatamente mosse per dimostrare solidarietà e sostegno, come i sindaci di Milano e Roma, Pisapia e Alemanno, ma anche come il presidente dell’Emilia Romagna Errani e il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, regione e città nelle quali Rossella si è formata, ha studiato, si è laureata, si è specializzata nella cooperazione internazionale. E per mesi in tante città e regioni d’Italia striscioni, appelli, iniziative, la mobilitazione del popolo web per chiedere la liberazione di Rossella.
In febbraio c’era stato un rassicurante messaggio del Presidente Napolitano sugli sforzi che l’Italia stava facendo per arrivare alla liberazione della giovane, la quale proprio durante la prigionia ha compiuto 30 anni. L’incontro, per strada, con i tanti concittadini della ragazza rapita e un colloquio discreto con i genitori di Rossella – che stamane, alle prime notizie della possibile soluzione positiva della vicenda, hanno lasciato Samugheo per raggiungere alla Farnesina il Ministro Terzi –. In marzo la doccia ghiacciata della rivelazione, rivelatasi falsa, dello scambio con un prigioniero politico. Questa volta massima cautela. Solo dopo una notizia rimbalzata dalla Spagna, l’annuncio alla Camera dei Deputati dato dalla parlamentare oristanese Caterina Pes, accolto con uno spontaneo e caldo applauso da tutta l’Aula, quindi la conferma ufficiale del Ministro Terzi che ci ha tenuto a far sapere che i genitori di Rossella erano lì con lui. L’Italia solidale e unita ha vinto. Unita intorno ai valori che distinguono fortemente uno Stato democratico, che fa prevalere la trattativa allo scontro, la voglia di comprendere alla forza brutale della contrapposizione senza alcuna disponibilità. Ha vinto l’Italia delle istituzioni, come l’Italia delle fabbriche, dei paesi, di tutti i luoghi di lavoro, della piccole comunità, delle associazioni. E ha vinto soprattutto l’Italia del volontariato, generoso, coraggioso, solidale pronto ad impegnarsi per aiutare chi ha bisogno, con le donne sempre in prima linea. Il meglio di un Paese che grazie a questi eroi misconosciuti, a volte dimenticati, può riconquistare la dignità internazionale perduta. Ora la stessa silenziosa determinazione e serietà messa in campo per restituire Rossella ai suoi cari deve essere impiegata nell’affrontare gli altri casi ancora irrisolti. Non bisogna infine dimenticare la straordinaria lezione di dignità data dalla famiglia Urru, con il coraggio silenzioso dimostrato, sempre lontano da microfoni e telecamere, frutto di una serenità che nasce da un nucleo straordinariamente coeso. Rossella e i suoi, espressione di valori di grande spessore, indispensabili per la ricostruzione morale, culturale ed anche economica del nostro Paese.
Nella gioia di saperla di nuovo in mezzo ai suoi cari sapete cos’è la cosa che mi ha fatto più male in tutta questa vicenda?
Averla fatta tornare Rossella in un Paese che l’ha riaccolta così:
http://www.corriere.it/dilatua/Primo_Piano/Esteri/2012/07/19/af0721c2-d192-11e1-aa2d-fec7547fb733_2/urru-spagnoli-burkina-faso_full.shtml
che mi fa pensare che io di costoro non mi sento mica tanto “fratello d’italia” …
Ovviamente è tutta gente che si nasconde nell’anonimato odietro fantomatici nickname.
Che si vergognino!
ben tornata Rossella, sono felice che tutto sia andato per il verso giusto