di Paolo Pulina – Ufficio Stampa della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia
Domani 28 giugno a Cagliari parteciperà alla “Marcia per il Lavoro”, promossa dalle segreterie regionali CGIL, CISL e UIL della Sardegna, anche una rappresentanza al massimo livello della FASI (Federazione delle 70 Associazioni Sarde operanti nell’Italia continentale): Serafina Mascia, presidente, e Tonino Mulas, presidente onorario, sfileranno con uno striscione che testimonierà la solidarietà della FASI alla battaglia per il lavoro che vedrà in campo non meno di 6000 delegati delle aziende in crisi, disoccupati, pensionati e giovani in attesa di occupazione. La presenza dei delegati FASI vuole essere una adesione alle motivazioni della manifestazione (espresse nei documenti allegati) e una risposta concreta all’appello alla partecipazione lanciato dalle forze del sindacato confederale della Sardegna al popolo sardo in tutte le sue articolazioni. Gli emigrati ritengono di essere parte integrante della società sarda e quindi non possono non fare propri gli otto obiettivi della manifestazione, sottolineando il loro particolare interesse alla necessità di rilanciare la vertenza Stato-Regione con una forte iniziativa unitaria per il riconoscimento dello stato di insularità e alla necessità di attuare le riforme istituzionali, a partire dal nuovo Statuto e dalla legge statutaria attraverso la Costituente così come votato dai cittadini sardi.
MARCIA PER IL LAVORO DEL 28 GIUGNO 2012
Otto provvedimenti urgenti per uscire dall’emergenza economica e sociale. Otto obiettivi della «MARCIA PER IL LAVORO», organizzata da CGIL CISL UIL Sardegna, in programma domani 28 giugno 2012 a Cagliari (inizio ore 1000 da Cine Worl a Via Roma): riduzione della spesa attraverso tagli e risparmi sulle rendite della politica a favore degli investimenti per il lavoro e la lotta alla povertà; piano straordinario per il lavoro giovanile e per il reimpiego dei lavoratori in ammortizzatori sociali; programma di lotta alla povertà e riduzione dei residui passivi con la riprogrammazione degli impegni; rilancio della vertenza Stato-Regione con una forte iniziativa unitaria per il riconoscimento dello stato di insularità e la rinegoziazione del patto di stabilità attraverso un confronto politico; definizione della vertenza sulle entrate con tempi e risorse certe; partecipazione dello Stato al rilancio del sistema produttivo e al recupero del divario infrastrutturale; programma pluriennale per l’educazione, istruzione e formazione quale condizione per garantire un futuro ai giovani e all’intera società; riforme istituzionali, a partire dal nuovo Statuto e dalla legge statutaria attraverso la Costituente così come votato dai cittadini sardi. Troppo per una stagione recessiva per tutti ? «No – dicono i segretari generali Enzo Costa, Mario Medde e Francesca Ticca – perché sono questi i presupposti fondamentali per una nuova fase di crescita economica e sociale della Sardegna incentrata sul rilancio delle attività produttive e dell’agricoltura, nell’equilibrio di tutti i settori dell’economia isolana. Solo in questo modo sarà possibile contrastare la caduta libera del PIL della Sardegna, le cui previsioni economiche parlano per il 2012 di un ulteriore decremento dell’1,9% rispetto all’anno scorso». Sono previsti non meno di 6.000 delegati delle aziende in crisi, disoccupati, pensionati e giovani in attesa di lavoro. Ma l’appello del sindacato confederale è rivolto alla società sarda in tutte le sue articolazioni. «Non escluse le rappresentanze sociali, economiche e degli Enti Locali, soprattutto – dicono i segretari generali confederali – a un governo regionale inconcludente e palesemente inadeguato rispetto alla crisi del lavoro e ai problemi posti dalla recessione sia alle imprese che alle famiglie. CGIL CISL UIL interpellano una politica sarda impegnata a difendere le rendite di posizione con indennità e privilegi dei Consiglieri regionali, con gli accordi sulla legge elettorale, ma non sulla istituzione della Costituente per riscrivere Statuto e statutaria, incapace di unirsi per rendere forte la vertenza con lo Stato su autonomia finanziaria della Regione, insularità e trasporti, su rinegoziazione del patto di stabilità, e di rispettare quanto i cittadini sardi hanno votato col referendum». Il cambiamento è certamente un obiettivo e un impegno cui debbono contribuire tutti, ma un segnale forte e immediato deve venire da quanti hanno la responsabilità del governo della cosa pubblica. Per sollecitare questo segnale e i provvedimenti richiesti, ecco la nuova «MARCIA PER IL LAVORO».