di Pietro Caredda
Il 22 ottobre 2008, l’area compresa tra il Rio San Girolamo, Capoterra, Santa Lucia, Sestu e Cagliari, è stata interessata da un evento meteorico di particolare intensità che ha scaricato nell’area ben 372 mm d’acqua con un valore di punta tra i più alti in assoluto mai registrati dalla rete pluviometrica regionale: 148 mm in un ora. Questo tipo di evento rientra tra quelli che vengono considerati dissesti idrogeologici e sono tristemente noti in tutto il Paese. Il dissesto idrogeologico rappresenta per il nostro Paese un problema di notevole rilevanza, visti gli ingenti danni arrecati ai beni e, soprattutto, per la perdita di moltissime vite umane. In Italia il rischio idrogeologico è diffuso in modo capillare e si presenta in modo differente a seconda dell’assetto geomorfologico del territorio: frane, esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio, trasporto di massa lungo le conoidi nelle zone montane e collinari, sprofondamenti nelle zone collinari e di pianura. Tra i fattori naturali che predispongono il territorio a frane ed alluvioni, rientra senza dubbio la conformazione geologica e geomorfologica. Tuttavia l’abbandono dei terreni montani, l’abusivismo edilizio, il continuo disboscamento, l’uso di tecniche agricole poco rispettose dell’ambiente, l’apertura di cave di prestito, l’occupazione di zone di pertinenza fluviale e l’estrazione incontrollata di fluidi (acqua) dal sottosuolo, il prelievo abusivo di inerti dagli alvei fluviali, la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua hanno sicuramente aggravato il dissesto e messo ulteriormente in evidenza la fragilità del nostro territorio. All’indomani della disastrosa alluvione di Firenze nel 1966 ed in seguito ad eventi luttuosi, è stato compiuto un lavoro di ricerca che ha evidenziato, in modo chiaro ed ancora attuale, i problemi legati alla prevenzione dal rischio idrogeologico nel nostro paese. Questo lavoro portò all’elaborazione della legge 183 sulla difesa del suolo (oggi il D.Lgs. 152/06 riunisce in un unico testo le disposizioni relative alle acque e al suolo), emanata nel 1989, e ancora oggi parzialmente applicata, denominata "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo". Tale legge si propone espressamente di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale e la tutela degli aspetti ambientali ad essi connessi. Se si vanno a vedere i dati sulla casistica del dissesto idrogeologico tratte dallo studio sulle Aree Vulnerate Italiane (AVI) svolto dal Gruppo Nazionale Difesa Catastrofi Idrogeologiche del CNR, si può notare che in Sardegna sino al 1998 sono stati registrati ben 816 piene in 243 siti e 218 frane in 180 siti piazzandosi al 7 posto tra le aree più colpite da piene dopo le regioni del nord. Dal 1985 sono state ben 25 le alluvioni che hanno comportato ben 8 vittime ed hanno riguardato tutta la Sardegna da sud al nord. Il rischio di piena presente nell’intero territorio regionale, risulta spesso indotto da una scarsa attenzione ai corsi d‘acqua ed alle loro aree di pertinenza, soprattutto quando questi interagiscono con infrastrutture che rappresentano le cause principali di pericolosità per i fenomeni di allagamento. I tragici eventi che hanno colpito Capoterra, con la morte di cinque persone, hanno posto in evidenza a tutta l’opinione pubblica regionale i pericoli connessi con il dissesto idrogeologico del territorio e di come sia importante la pianificazione territoriale, corredata da uno studio geologico approfondito (la Sardegna è la regione italiana che utilizza meno i geologi), al fine di evitare disastri di tali proporzioni. Ai sensi della legge 183/89 l’intero territorio della Sardegna è considerato un bacino idrografico unico di interesse regionale e con la delibera della Giunta regionale n°45/57 del 30/10/90 il territorio regionale è stato suddiviso in sette sub-bacini, ognuno dei quali caratterizzato in grande da generali omogeneità geomorfologiche, geografiche, idrologiche. La Sardegna è tra le regioni italiane che spendono meno per la prevenzione ed è invece tra quelle che spendono di più a causa dei danni provocati da disastri in gran parte evitabili. Infatti, per fronteggiare le conseguenze degli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico verificatesi nel mese di ottobre 2008, con danni materiali stimati in oltre 30.000.000 di euro, è stato autorizzato dalla Regione lo stanziamento 20.000.000 di euro per le opere urgenti di ripristino della viabilità, degli edifici pubblici e privati danneggiati e delle infrastrutture.