di Priamo Mario Sanna
Buongiorno amici Sardi,
si dice che il sardo sia la persona più attaccata alle sue origini e se anche si trasferisce in un’altra terra e trova anche la dea bendata che gli da una mano, non dimentica mai la sua terra.
Sarà così solo per i sardi?
Se dovessi stilare una percentuale, direi che il 85% dei sardi è così.
Io abito in San Gavino Monreale, ora è in prov. VS (Villacidro-Sanluri, nota come Medio Campidano), ho avuto modo di "girare" tutta l’Italia, dalla Sicilia a l’Alto Adige e l’Europa, anche quella dell’est; gli USA (New York e San Farcisco), Brasile (Rio de Janeiro e Natal) e il Giappone (Tokio).
Ho incontrato durante questi viaggi (dal 1977 al 2008) non pochi sardi: quasi tutti mi hanno chiesto;
DE AUNDI SEIS? (l’equivalente medio delle 2-3 lingue più parlate in Sardegna).
Come sappiamo questa locuzione sarda non significa solo sapere di dov’è una persona.
A volte è più usata per sapere chi sei e cosa fai.
Cioè, chi ti fa questa domanda ha voglia di scambiar quattro chiacchiere, di sapere qualcosa di te e di raccontarti qualcosa di se.
Ed è questa frase che mi ha fatto venire l’ispirazione di scrivere un libro.
È la storia di una famiglia; inizia con l’Unità d’Italia (1861). Non dimentichiamoci che l’Italia è stata fatta dall’esercito del Regno di Sardegna (i sardi anche qui ci sono… ) è una famiglia come tante ci sono e che soprattutto c’erano in Sardegna.
La storia narra gli usi e le tradizioni sarde dell’epoca, l’entrata in guerra (1915-18) contro gli imperi centrali (Austria, Germania, Ungheria), l’eroismo degli intrepidi sardi della Brigata Sassari e la balentìa di un componente della famiglia (la storia finisce nel 2000).
Ci sono molte parlate in sardo (campidanese), tutte tradotte ed alcuni mutetos improvvisati.
Vi consiglio di leggere questo libro; sono sicuro vi piacerà.
Potete visitare il sito: www.kimerik.it e andare sugli autori poi Sanna.
Fatemi sapere se vi è piaciuto.
A mellus bìere e a meda annos cun salude.