Il 20 maggio 1992 cadeva ucciso a Zamboanga (Filippine) Padre Salvatore Carzedda, del P.I.M.E., al ritorno da un incontro di una Comunità di Base formata da cattolici e islamici.
A Bitti, sua comunità di origine e di formazione cristiana, il ventennale sarà ricordato in una solenne celebrazione religiosa presso la Chiesa Parrocchiale San Giorgio martire, presieduta dal Vescovo di Nuoro Mons. Mosè Marcia, e in un successivo incontro pubblico cui prenderanno parte lo stesso Mons. Marcia, il Vescovo emerito Mons. Pietro Meloni, il Padre Nicola Manca del P.I.M.E., suor Lucia Carzedda, sorella del missionario martire, il Dr. Ferdinando Buffoni e il Sindaco di Bitti.
L’eco del martirio del 48enne “Battore” (com’era ed è conosciuto a Bitti) non si è ancora spenta nel mondo. Forse perché nella stessa tormentata isola di Mindanao seguiva quello del P. Tullio Favali nel 1985 e precedeva il sacrificio del P. Fausto Tentorio, nell’ottobre 2011, nonché una serie di sequestri (P. Luciano Benedetti nel 1998, P. Giancarlo Bossi nel 2007) ed atti persecutori contro gli animatori delle Comunità di Base e i difensori dei tribali nelle remote zone boschive, dei contadini delle aree rurali e dei diseredati raccolti nelle periferie urbane.
Ma il seme gettato dai martiri continua a fruttificare nel movimento di dialogo “Silsilah”, fondato nel 1984 dal P. Sebastiano D’Ambra e incarnato in pieno da Battore; nella comunità “Emmaus” che si ispira al suo ricordo e al suo esempio, citando nei momenti difficili il suo “padayon!”, un invito che spesso Battore ripeteva al gruppo e che significa “andiamo avanti!”.
Crescono intanto le attese per vedere Battore sugli altari, come martire della fede. Già qualche anno fa, sia Mons. Pietro Meloni che il Parroco di Bitti, sostenuti da vari amici di Battore in Sardegna e nelle comunità dove ha operato, hanno intrapreso alcune iniziative atte a raccogliere opportune testimonianze sulla vita e sulle circostanze del martirio. L’obiettivo è il riconoscimento della fede generosa e della eroicità delle virtù cristiane di Battore, che lo hanno portato ad immolare la vita per il suo ideale.
Nel 2000 Mons. Loris Capovilla, in occasione della beatificazione di Papa Giovanni XXIII, in un messaggio ai missionari del P.I.M.E. che custodiscono la casa natale di Roncalli a Sotto il Monte, parlando dei fondatori e dei santi dell’Istituto citava anche il “venerabile Salvatore Carzedda”.
Infine il Papa Benedetto XVI, nella sua visita a Cagliari il 7 ottobre del 2008, nel suo discorso al clero sardo, ha ricordato fra gli altri “…Padre Battore Carzedda del Pime, che ha dato la vita perché credenti di tutte le religioni si aprano ad un dialogo sincero sorretto dall’Amore. Non vi spaventate, né vi scoraggiano le difficoltà: il grano e la zizzania, lo sappiamo, cresceranno insieme sino alla fine del mondo”.
Sono piccoli segnali attestanti che Battore non è morto invano, che il suo ricordo e il suo messaggio vivono e si irrobustiscono, anzi godono di perenne freschezza e attualità.
Pur coltivando un legittimo orgoglio per essere stata la culla del grande missionario, la comunità bittese lo ricorda con la manifestazione di domenica prossima nella consapevolezza che Battore Carzedda non è più solo di Bitti, dei parenti e degli amici bittesi, ma appartiene alla Chiesa universale e quindi a tutto il mondo.