di Michela Murgia
Di festival in Sardegna se ne fanno parecchi. Per alcuni anche troppi, anche se non sempre è chiaro il parametro per definire il presunto eccesso. Io sono piuttosto tra quelli che pensano che di buoni festival non ce ne siano abbastanza. Per questo saluto con favore i primi squilli mediatici sull’Isola delle Storie, il festival della letteratura di Gavoi, che quest’anno ha lasciato trapelare con molto più anticipo del previsto diverse indiscrezioni su quello che sarà il programma di questa edizione. Baricco, si dice. Bignardi tra gli esordienti. Niffoi, annuncia l’Unione Sarda, e altri nomi di sardi ancora segreti. Mauro Evangelista, l’illustratore dei sogni, per il festival dei piccoli. E Petra Magoni, la nuova icona della musica indie, ad inaugurare la serata d’apertura. Naturalmente ci saranno polemiche sul programma, ci sono sempre: c’è chi vorrebbe più sardi, chi più stranieri, chi più giallisti, chi più nomi mainstream, chi più firme elitarie, chi più sedie e chi più tende da sole. E’ fisiologico, sarebbe strano il contrario. E’ invece veramente strano il fatto non emerga mai che, al di là dei meriti culturali, Isola delle storie in cinque anni ha quadruplicato i posti letto dei comuni del bacino imbrifero del Taloro, generando un indotto economico che fa di quei giorni di cultura un’attività produttiva vera e propria. Non è questo il parametro di valutazione, certo. Ma è un argomento più che valido per tutti quei comuni poco sensibili ai valori non monetizzabili, e che non ritengono economicamente conveniente investire in cultura, convinti che sia vuoto a perdere. Non viene mai fuori nemmeno il fatto che per i nove mesi curricolari le scuole del circondario lavorano con i ragazzi intorno ai testi degli autori che verranno al festival, e che le biblioteche del circuito locale hanno registrato movimenti di prestiti tra gli under 18 mai visti prima che esistesse la manifestazione. Pochi sanno anche che, a differenza di altri festival in Sardegna e altrove, gli scrittori che accettano di intervenire non sono retribuiti, e che oltre alla presenza si chiede loro di condividere il festival come esperienza complessiva, vivendolo per intero da partecipanti, non solo da ospiti. Tutti invece possono vedere che il festival si regge principalmente sull’operato gratuito di centinaia di persone, dai membri del comitato ai moltissimi volontari con le magliette rosse che sono il vero segreto del successo di questa manifestazione: Isola delle storie non è tanto il festival a Gavoi, ma è il festival di Gavoi, e la preposizione fa tutta la differenza.