di Massimiliano Perlato
Ammonizione con diffida a Santoro, una giornata di squalifica a Vauro: la solita montagna ha partorito il solito topolino. Parlo di "Annozero". Trovo abbastanza risibile la considerazione che si è fatta sul servizio pubblico e il servizio privato. Perché, scusate: a qualcuno sembra che quella di Santoro sia l’unica trasmissione sbilanciata, o faziosa, o schierata del "servizio pubblico"? Ma non avete mai visto il talk-show di chiara ispirazione leghista condotto da Paragone (vicedirettore di Libero ed ex-direttore della Padania) su Raidue? E sarà mica un ambiente anodino quello di Ballarò, per caso? E sarà mica casuale la scelta degli ospiti che ognuna delle tre reti Rai (Raitre su tutti) fa per le sue trasmissioni giornalistiche? E le recenti trasmissioni (vado a memoria) di Socci o di Moncalvo erano imparziali? Fu imparziale da parte di Enzo Biagi, che era pur sempre il migliore di tutti, intervistare Benigni due giorni prima delle elezioni? Insomma: mi verrete mica a dire che la Rai, servizio pubblico con i nostri cento euro di canone, vi dà un servizio imparziale? La Rai è il regno della parzialità. I direttori di rete e i direttori dei Tg (e questo, voglio dire, in linea teorica mi sembrerebbe già abbastanza grave, se non fosse sempre accaduto così) li scelgono direttamente o indirettamente i partiti, mica noi che paghiamo il canone. Stare qui, nel 2009, a far finta che la Rai dovrebbe darci un servizio "migliore" (si noti l’uso delle virgolette) rispetto a Mediaset mi sembra davvero un’assurdità. In Rai tutto è pilotato dai partiti, comprese le assunzioni dei giornalisti. E da tutto questo accrocchio – fatta salva la professionalità, la deontologia e l’onestà intellettuale dei singoli – dovrebbe uscirne un servizio giornalistico perfetto, neutrale, bilanciato? Ammesso, poi, che questa condizione sia la migliore. Io per esempio ritengo che non lo sia necessariamente. Preferisco – e lo ribadisco – che ci siano i Santoro e i Paragone, i Floris e i Giletti (rumore di tuoni). Mi estorcono la tassa, e va bene. Ma ho pur sempre il telecomando, e ho pur sempre una coscienza critica e una mia idea di fondo, e so scegliere, e decido come informarmi con o senza tv. La cosa triste – e con ciò chiudo la vicenda – è che siamo qui a parlare semplicemente di un regolamento di conti. Santoro odia Berlusconi, Berlusconi odia Santoro. Io direi di prendere il lato più divertente della cosa, e risparmiarci il sangue amaro. Se l’imparzialità della Rai fosse il nostro primo problema, ci dovremmo suicidare tutti insieme come una qualunque setta giapponese.