di Giampaolo Pisanu
Il 18 febbraio2012, nei locali dell’Associazione Culturale Sarda “QUATTRO MORI” di Livorno, è stato presentato “MILLE LIRE”, edito da Gruppo Albatros IL FILO, l’ultimo romanzo pubblicato da Bruna Murgia, autrice sarda, insegnante a Torino che ha nel suo carnet altri romanzi come “Ombre di pietra”, Taylor Torino “ I fiori della libertà” Giuntina Firenze, la favola “Quelle sì eran leccornìe“ in Il nonno racconta, di Priuli e Verlucca, “Gocce”, breve raccolta ri versi, Carta e Penna, Torino. Bruna è autrice di aforismi, ossimori e poesie, ha partecipato e vinto numerosi concorsi: tra gli ultimi riconoscimenti vi è il premio Atzara 2010 con “Terra furada”, che, di fatto, è prologo al romanzo e “Lugori”, premio Coppa Messaggero Sardo alle cinquantadue edizioni del Premio Ozieri.
Hanno partecipato all’evento un nutrito numero di Soci, Personalità e simpatizzanti livornesi i quali sono stati accolti dal Presidente Antonio Deias e dai componenti del Consiglio Direttivo in una cornice di festosa e curiosa attesa.
Il Segretario Giampaolo Pisanu, dopo una breve e simpatica introduzione da parte del Presidente, ha sintetizzato come segue, il sostanzioso ed affascinante contenuto del libro.
Quando prendiamo “Mille lire” e lo apriamo, già dalle prime parole entriamo in un’altra realtà spaziale e temporale capace di riportarci alla nostra infanzia e di sentire le voci dei nostri nonni e genitori.
L’Autrice ha la grande capacità di farci immergere negli ambienti socio-economici e familiari, in una Sardegna che sta cambiando – anni settanta, inizio anni ottanta- , perfettamente incastonati nella realtà geografica d’allora e farci rivivere, godere ed assaporare l’insieme inimitabile dei ricordi, dei profumi, delle tinte, delle immagini che, immancabilmente, provocano quei sentimenti tipici ed unici che la nostra Terra regala ai nativi e non.
Recita, la nostra Autrice:
“Marzo splendeva a tratti nel cielo turchino.
Lentamente Veronica si avviava per i sentieri di terra brulla. Il vento la costringeva a fermarsi, si annodava la sciarpa attorno al collo e riprendeva il cammino.”
E, ancora: “ chiudeva gli occhi per ascoltare le onde infrangersi sugli scogli ……”
Siamo proiettati nella regione del Sulcis Iglesiente, terra selvaggia e dolce allo stesso tempo, che ti lascia senza fiato per la bellezza delle montagne, brulle e sferzate dall’onnipresente vento e del mare: turchese quando è calmo; ruggente, imbiancato e spumeggiante quando lo sferzano il libeccio o lo scirocco.
Espressioni, queste, che provocano in tutte percezioni tanto forti da calamitare attenzione e sguardi per scoprire nuove sfumature di colore o percepire sempre differenti gradazioni dei profumi portati dalla risacca ruggente contro le scogliere o per assaporare l’intenso profumo emanato dalle alghe scosse dai sassi rotolanti, frantumati dai “cavalloni” che galoppano in interminabili “cariche” sui variopinti fondali.
Sara e il marito Giovanni con i loro cinque figli, si muovono in questo universo, ormai pressochè scomparso, gravemente ferito da espropri terrieri – particolarmente nelle sue parti più belle ed affascinanti – inanellando le loro esistenze e conformandole alle uniche etiche conosciute e ritenute, o meglio, accettate quali dogma immodificabili.
Ancora, scrive Bruna Murgia:
“Suo padre, in casa, osservava un comportamento rigido. Anteponeva la forma ad ogni altro comportamento in tutte le circostanze”
Sara è una donna che comprende, subisce, annulla i propri sentimenti con l’unico intento di salvaguardare la famiglia. Leggeremo di una sposa fedele, annullata di qualsiasi forma di volitività e iniziativa, ma anche di una madre forte che inconsapevolmente dà ai propri figli, incisivi silenziosi e incomparabili strumenti per comprendere la realtà che li circonda
Al suo fianco, o meglio ad arcioni, un marito incapace di crescere e di comportarsi come un adulto, diviso tra il desiderio di andare e la forza che, suo malgrado, ha esercitato, sino a quel giorno, su di lui la famiglia.
Risponde Sara alle domande di una figlia:
“ Oppormi! Io non ho mezzi per oppormi a Tuo Padre, lo vuoi capire. Ci ho provato in passato, negandomi a lui, supplicandolo in silenzio, facendo il lavoro nei campi e ci sono riuscita finché eravate piccoli …. Lui aveva rinunciato a partire, ma era solo un rinvio”
La figlia Lisa, testimone di uno dei tradimenti attuati dal padre, si vedrà costretta a rimettere in discussione gli elementi fondanti dell’educazione ricevuta che mai avrebbe pensato di dover fare.
Anche da queste esperienze le protagoniste femminili, trarranno la forza e la consapevolezza di vincere la sofferente inazione e la sopportazione di ogni angheria subita e lasciare che emergano, più forti e consapevoli le loro limpide e belle personalità.
Il fratello Pietro, iniziato all’approdo dignitoso e conveniente in un futuro ecclesiastico, non scelto, né effettivamente sentito, rifiuta, al termine del Seminario, di continuare una vita che capisce, finalmente, non essere sua.
È un romanzo di formazione in cui tutti i protagonisti perseguono la volontà d’essere altro, ma nello stesso tempo di restare fedeli a se stessi, consapevoli che per riuscirci tutti dovranno pagare un prezzo.
“Nonna” Pietra, elargitrice delle “mille lire”, testimone del tempo, sarà proprio lei a dare a Veronica gli strumenti utili per diventare grandi senza dimenticare d’essere stati piccoli. Romanzo di formazione, quindi, anche per la vecchia nonna, icona dei valori tradizionali della sua terra, ma non ferma nella dimensione del tempo reale.
Nonna Lucia, altera e severa, figura che incarna gli elementi fondanti della famiglia madriarcale, morirà senza riuscire a rivedere il figlio più amato.
Bruna Murgia, sviscera i sentimenti e le radicali modifiche dei comportamenti dei protagonisti di questa realtà familiare con cruda ed avvincente analisi dei singoli comportamenti e sentimenti in modo distaccato, senza mai giudicare.
“Giovanni sarebbe ripartito quella sera stessa. Sara non gli avrebbe più consentito di dormire nel suo letto. “
“Federico (il figlio extra coniugale) sarebbe rimasto con la sua vera madre……….al suo ritorno”
Al termine della presentazione, la nostra ospite ha risposto con chiarezza ai numerosi interventi e quesiti del pubblico.
Domande dettate dall’ interesse fortemente emerso sulle problematiche socio-economiche e culturali del territorio del Sulcis e delle modificazioni subite da quella parte della Sardegna e tanto realisticamente descritti nel romanzo, negli oltre trenta anni trascorsi dall’ambientazione del romanzo ad oggi.
Profonda è l’attenzione suscitata dalle caratteristiche caratteriali e comportamentali dei principali protagonisti, particolarmente Giovanni che assomma alla superficialità anche gradevoli aspetti di buona cultura e, forse, di buoni sentimenti, così come la curiosità di meglio conoscere le figure di Sara e,quindi, delle altre donne protagoniste del Romanzo (Lisa e Veronica e le nonne), fanno esplodere una miriade di interventi.
Grande, anche, l’interesse e la curiosità di sviscerare il carattere matriarcale delle famiglie sarde e la ormai superata concezione del capo famiglia padre-padrone: ne risalteranno differenti interpretazioni e nuove considerazioni che porteranno ad attente considerazioni su un nuovo sistema familiare di tipo matrilineare che l’Autrice illustrerà con dovizia di argomentazioni e probatorie constatazioni.
Lo spontaneo plauso finale , affettuoso e convinto, che i convenuti hanno riservato a Bruna Murgia, prima del brindisi finale di saluto e di augurio per il futuro della nostra davvero brava conterranea, ha arricchito d’orgoglio l’ Associazione “QUATTRO MORI” di Livorno che nell’offrirle lo stemma sociale, Le ha “strappato” la promessa di presentare appena possibile a Livorno l’Opera che auspica di riuscire a pubblicare presto..