di Tonino Mulas
Con la presente si chiede al Parlamento e al Governo italiano, in accordo con i principi dell’Unione Europea, l’impegno a predisporre misure per una nuova continuità territoriale che sia perequativa degli svantaggi strutturali permanenti e dei costi dell’insularità, secondo quanto previsto dalla legge nazionale del 5 maggio 2009 n. 42, in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’art. 119 della Costituzione. L’articolo 154 del Trattato di Amsterdam, con la dichiarazione n. 30 ad esso allegata, recita: "la conferenza riconosce che le regioni insulari soffrono, a motivo della loro insularità, di svantaggio strutturale il cui perdurare ostacola il loro sviluppo economico e sociale".
La FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), con 70 circoli, che rappresentano 300.000 sardi emigrati nella penisola, fortemente penalizzati dalla situazione attuale dei trasporti marittimi ed aerei (insieme ad altri 200.000 emigrati in Europa), chiede con forza che, alla scadenza dell’attuale regime di continuità aerea (che ha per base il regolamento CEE n. 2408/92), sia realizzata una vera nuova continuità, rivolta a tutti i cittadini italiani ed europei, che copra più rotte fra la Sardegna e la penisola, con la partecipazione di più compagnie, con una tariffa massima, determinata applicando le condizioni più favorevoli del parametro del costo ferroviario.
Sappiamo bene quanto lo svantaggio dell’insularità renda il costo dei trasporti, per e dalla Sardegna, sia per i cittadini che per le merci, sia marittimo che aereo, di gran lunga più caro rispetto a quello della penisola e del resto d’Europa. In questi giorni si è paventato anche il pericolo della sospensione del servizio Tirrenia sulla linea Genova – Porto Torres. Ad essere penalizzati non sono solo i sardi, residenti ed emigrati, ma tutti i cittadini europei.
La vecchia "continuità territoriale" era limitata ai sardi, compresi gli emigrati residenti fuori Sardegna.
L’Unione Europea ha "considerato discriminatoria, basata sulla nazionalità e pertanto contraria al trattato, " l’inclusione degli emigrati, nella sua "Decisione" del 23/03/2007.
Oggi, tuttavia, il riconoscimento del principio dell’insularità, da parte del Parlamento italiano, nella legge sul federalismo fiscale, apre nuove prospettive per il riconoscimento delle misure di perequazione dello svantaggio.
Finalmente è possibile essere completamente in sintonia anche con le enunciazioni di principio dell’Unione Europea.
Il Parlamento Europeo, nella risoluzione del 3 febbraio 2003, libro bianco sulla politica dei trasporti, recita: "la necessità imperativa che la politica dei trasporti contribuisca alla coesione economica e sociale, tenendo conto della peculiare natura delle regioni periferiche…insulari".
Ricordiamo anche, a questo proposito, il parere del Comitato Economico e Sociale Europeo che, nel documento "Regioni gravate da svantaggi strutturali", enuncia fra i principi: quello di "discriminazione positiva", in base al quale le misure destinate a taluni territori e volte a controbilanciare i vincoli strutturali permanenti non costituiscono vantaggi indebiti bensì elementi che contribuiscono a garantire un’autentica parità.
A tale proposito, la discriminazione positiva contrasta con la discriminazione in senso lato che, in base alla definizione data dalla Corte di giustizia, "…consiste nel trattare in modo identico situazioni diverse e in modo diverso situazioni identiche" (Sentenza del Tribunale di primo grado – quarta sezione – del 26 ottobre 1993, cause riunite T-6/92 e T-52/92).
Noi emigrati sardi chiediamo quindi l’adesione a questo appello di quanti – parlamentari, amministratori locali, rappresentanti eletti – nei territori dove operano i nostri circoli, condividono la legittimità e l’urgenza della determinazione di una nuova continuità territoriale volta a garantire non solo la perequazione degli svantaggi dell’insularità e con essa migliori condizioni di sviluppo per la Sardegna, ma anche una migliore e più moderna "mobilità" per tutti i cittadini europei.