di Margarita Tavera
Sento una profonda emozione e ringrazio tutti i delegati dei circoli per avermi eletto nuovo Presidente della Federazione dei circoli sardi in Argentina. Voglio ringraziare in particolare il nostro Presidente Cosimo Tavera che, oltre ad essere mio padre, è stato la persona che mi ha trasmesso l’amore per l’associazionismo, il volontariato e più di tutto, l’amore per la Sardegna. Ho accettato con onore questa elezione e so di essermi presa una grandissima responsabilità. Ormai, piano piano, i sardi che siamo nati fuori dell’isola stiamo presiedendo le istituzioni sarde nel mondo, di più in Argentina, dove l’ultima ondata migratoria sarda è finita 40 anni fa. Ciò spiega perché i direttivi dei circoli, il direttivo del Consiglio della gioventù della Federazione e anche il Consiglio Nazionale sono formati prevalentemente di persone di origine sarda. So che il volontariato non è per tutti, è in decadenza nel mondo, e più che mai in un mondo dove l’altruismo è scarso. Per fare volontariato ci vogliono le persone che siano disposte a lavorare per convinzione, semplicemente perché hanno voglia di fare. So che i nostri giovani devono svolgere, a volte, più di un lavoro per andare avanti, però nell’epoca delle comunicazioni è tutto più facile, e stiamo imparando a lavorare a distanza e in maniera virtuale. Da tempo faccio parte del Consiglio Nazionale, però non è da molto che ho preso in considerazione la possibilità di presiedere la Federazione. Spero di cuore di essere in grado di realizzare tutto ciò che sogno per il futuro di questa grande famiglia sarda che abbiamo creato qui in Argentina. Confesso che ho un po’ di timore perché so quanto sono grandi, sia la responsabilità, sia il lavoro che ci aspetta, tanto me quanto tutti gli eletti nel Consiglio Direttivo. Sono disposta alla sfida che questa carica significa. Abbiamo molto da fare ed è per questo che dobbiamo realizzare uno sforzo sul terreno dell’organizzazione aprendo sempre più i nostri circoli e chiamando i sardi che ancora non si sono avvicinati alle nostre associazioni, offrendo loro occasioni di partecipazione e di confronto. Possiamo e dobbiamo migliorare la nostra capacità di attrazione delle nostre iniziative socio-culturali, che sono di qualità, ma che devono migliorare ancora di più se vogliamo inserire persone che ancora oggi non l’hanno fatto. Un altro punto che ricordo è quello delle azioni di solidarietà, come l’assistenza ai bisognosi, soprattutto dopo la crisi del 2001, che ci ha colpito profondamente. Siamo una grande forza solidaristica e di questo dobbiamo essere orgogliosi, perché il popolo sardo dentro e fuori dall’isola ha la caratteristica di essere solidale. I nostri circoli sono sempre più organismi aperti che svolgono le attività rivolte a tutta la collettività italiana e alla comunità locale, non soltanto ai sardi, perché non avrebbe senso promuovere la Sardegna solo fra i sardi. A ottobre, nel Teatro Coliseo di Buenos Aires si terrà il Concerto per la Pace. Dopo il grande successo avuto con il Progetto Acquarium a Misiones, il Console Generale di Italia ci è venuto incontro per l’organizzazione di questa iniziativa che in realtà coinvolgerà tutta la collettività italiana e l’intera città di Buenos Aires. Mi auguro di andare avanti, nell’unità e nell’innovazione, mantenendo quello spirito di solidarietà e d’impegno sociale che ci caratterizza. Non si può amare quello che non si conosce e noi abbiamo la responsabilità come parte delle associazioni sarde, di far conoscere alle nuove generazioni tutto ciò che riguarda la Sardegna in un modo che sia di loro interesse, per riuscire a coinvolgerli ancora di più nella vita dei nostri circoli. Nel mio primo viaggio in Sardegna ed anche in quelli che sono venuti dopo, ho capito, che più di una volta le persone che hanno dovuto lasciare la terra natia sono stati incompresi dalla stessa famiglia lasciata nell’isola. Semplicemente, molti non hanno capito cosa è l’emigrazione. Sarà che ho visto le sofferenze dei miei genitori e in particolare quelle di mio padre che è venuto da solo e ho sentito le sue parole: "non partire mai dalla terra che ti ha visto nascere". Noi, i sardi d’Argentina, che siamo lontani fisicamente però vicinissimi nel pensiero e nei sentimenti alla Sardegna, abbiamo la forza e la volontà di continuare con il lavoro che hanno iniziato i nostri antenati.
Caro Massimiliano. Ho appena letto il blog, complimenti e ti ringrazio. La responsabilità che mi son presa è enorme. Pensa che sardo si nasce in Sardegna, qui in Argentina devi diventare sardo. Non è sufficiente non avere del sangue sardo. Per questo motivo è che mio figlio, cosi come ha fatto mio padre con me, frequenta il Circolo da appena nato. Due anni fa abbiamo realizzato un viaggio in Sardegna, con papa e mamma. Il contatto con la terra ci vuole. Il fatto di essere cosi lontani dall’isola difficoltà abbastanza la trasmissione della sardità. Cosi come ho scritto nel articolo, mi sento argentina ma anche sarda, ed è questo sentimento di appartenenza che ci fa continuare con il lavoro che hanno iniziato i nostri vecchi. ti ringrazio ancora, un saluto affettuoso