ALLUVIONE IN LIGURIA: UNA MEDAGLIA D'ORO PER SANDRO USAI. E LA SARDEGNA IN LUTTO, PIANGE IL SUO GRANDE EROE

Sandro Usai era originario di Arbus


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È stato riconosciuto dalla fede che portava al dito e da un tatuaggio sulla spalla della sua amata Sardegna. Proprio pensando al grande amore di Sandro Usai verso la sua Isola, la moglie Elena ha deciso che si svolgeranno ad Arbus i funerali del volontario morto da eroe nel tentativo di salvare altre vite umane durante l’alluvione che una settimana fa ha devastato Monterosso, uno dei paesi delle Cinqueterre liguri. Il Consiglio comunale di Arbus ha proclamato il lutto cittadino, quello di Monterosso ha annunciato che a Sandro Usai verrà intitolata una piazza o una strada, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha proposto che gli venga assegnata una medaglia d’oro al valore civile. Monterosso ha pianto Sandro Usai, il volontario di Protezione civile ucciso dall’onda di fango mentre tentava di aiutare gli altri. Chiuso nella cassa di legno chiaro bagnato dalle lacrime senza sosta della compagna Elena, Sandro Usai ha compiuto un gesto che non sarà dimenticato. “Te lo prometto, non dimenticheremo”, ha detto il vescovo della Spezia, monsignor Francesco Moraglia, celebrando le esequie in una chiesa piena di fango e di gente. Sandro resta vivo nella memoria grazie a quella foto, l’ultima, scattata con un cellulare durante l’alluvione mentre alza la grata di un tombino. Pochi secondi ancora e Sandro muore. Quella foto sulla bara, con la bandiera dei Quattro Mori, la bandiera della sua Sardegna, con la sciarpa della sua squadra del cuore, con la giacca della Protezione civile, è quanto resta in questo mondo del volontario che ha compiuto un gesto estremo, coraggioso, immenso. “Sandro – ha detto il vescovo – ha scritto una delle più belle pagine del Vangelo: avevo fame e mi hai dato da mangiare”. Un eroe, l’immagine stessa di questo disastro che sembra non avere fine: è l’immagine dei volontari che scavano nel fango, quelli che portano cibo, che consolano gli anziani quando piangono perché hanno perso tutta una vita sotto quella melma. I volontari che restano a Borghetto Vara, a Vernazza, a Monterosso, a Brugnato “perché c’è bisogno”. Ci sono quelli con la fascia rossa al braccio, quelli che si portano la pala e la merenda, ci sono gli studenti e i tifosi senza tessera, ci sono gli ex carabinieri. Tutti, alla fine della giornata, quando scende il sole e non ci si vede più, sono coperti di fango e di stanchezza. “Sono la parte più bella del Paese”, ha detto il segretario nazionale Prc Paolo Ferrero, che oggi ha scavato assieme a loro. Si chiude così, con la stanchezza e le lacrime, il settimo giorno dall’alluvione. E i volontari restano, loro che con la pala in mano, stanno scrivendo laiche pagine di Vangelo.

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Un commento

  1. Non esiste Amore più grande del donare la propria vita per salvare i propri amici ed il prossimo. Un enorme Grazie a Sandro Usai per il tuo radioso sorriso ed il tuo tragico ed eroico sacrificio. Sono certo che avresti voluto essere ricordato con semplicità ed altruismo, magari con una breve poesia in sardo, di un anonimo poeta nuorese , che brevemente riporto:
    Bos lasso cosas vonas, durcuras,
    Che sa luche serena e su manzanu,
    E canisteddhas prenas de ispera,
    Pro chi bos siat sa vida unu veranu.

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