di Filippo Soggiu
In qualità di responsabile del servizio trasporti FASI, spetta a me, che insieme a Davide Fusaglia, contitolare dell’agenzia Eurotarget e a Gianni Casu, consigliere d’amministrazione, abbiamo tenuto contatti frequenti con i rappresentanti dei vettori, fare l’analisi di quanto è successo in relazione all’aumento, a dir poco esagerato delle tariffe navali, che, senza un minimo di preavviso, sono state imposte per la stagione 2011. Rispetto al 2010, i prezzi sono aumentati tra il 50 e il 70% e per l’alta stagione, anche del 100%. Si è pensato: o hanno sbagliato o sono impazziti tutti. Questa è stata la reazione alla lettura delle stesse, ma c’è voluto poco per capire quanto il problema fosse serio, oltre che sconcertante. Si sono chieste le spiegazioni del perché di un aumento così esagerato; ci è stato risposto che la causa era dovuta all’aumento del petrolio. Il petrolio, lo scorso anno è aumentato del 20%. Scaricare il 20% di aumento sulle tariffe ci poteva anche stare, ma che fosse l’utente a farsi carico di qualche centinaio di milioni di euro perché per 5 anni le Società di Navigazione hanno sbagliato la programmazione tariffaria a loro danno, sembra un’assurdità mostruosa. Ma come è potuto succedere tutto questo? Proviamo a spiegarlo. Ricordate lo sconto dell’auto a un euro? Offerto e pubblicizzato da tutti i vettori sui giornali e in tv. A questo sconto si sommavano quelli per i passeggeri del 20% sui viaggi di andata e ritorno. E poi lo sconto residenti. Alla fine si, che venivano fuori tariffe super scontate. Se ne avvantaggiavano gli utenti e la Sardegna in generale. Questi comportamenti hanno causato un disastro che ha colpito dolorosamente il turismo sardo, l’industria fondamentale per l’isola in quanto si è registrato un calo di un milione 220mila passeggeri: 30% in meno di presenze in Gallura. Quasi il 50 nel resto dell’isola. Disastro che si è aggiunto alla crisi economica più devastante che abbia colpito la Sardegna in tempo di autonomia. Fabbriche che chiudono in numero impressionante, pastorizia in ginocchio, edilizia ferma, Si sperava nel turismo tra mille difficoltà e qualche speranza, anche in relazione alle vicende del nord Africa. Ma il caro traghetti ha completato il disastro. Neanche la provvidenziale Saremar con i suoi 140mila passeggeri ha potuto evitare il tracollo. Tutto questo perché la Sardegna non gode del diritto all’insularità che la penalizza fortemente. Pertanto le tariffe del trasporto sardo, prive di considerazione legale, vengono decise dal mercato secondo i principi che prescindono da particolari situazioni di disagio. La cosa peggiore specie se i soggetti che controllano il mercato fanno cartello come di fatto è successo, eliminando la concorrenza che è l’anima del mercato, succede quello che purtroppo abbiamo subito. La Sardegna non merita tanta ingratitudine proprio da chi con la Sardegna ha costruito la propria fortuna economica. Posso permettermi di dire questo perché è da 30 anni che mi occupo del servizio trasporti nell’ambito della FASI. In tutti questi anni ho avuto a che fare con le compagnie marittime che operavano con la Sardegna. Perciò le conosco molto bene: mi riferisco agli anni 80 e 90 quando la qualità dei navigli erano pessime e i passeggeri viaggiavano in condizioni disumane. Poi nel 1999 la fine del monopolio Tirrenia. Con la liberalizzazione c’è stata una svolta epocale nel trasporto marittimo sardo: è l’inizio degli anni doro (2002-2010) sia per l’isola per la qualità dei servizi visto il rinnovamento delle flotte presenti. A fronte di tutto questo ci si aspettava una moderazione degli aumenti, magari spalmati nei tempi e nei modi. Avrebbero fatto meno danno alla Sardegna che forse oggi, non avrebbe perso quel milione di passeggeri. Da parte della FASI si è alzata forte la protesta che si è concretizzata con la grande manifestazione del 15 giugno a Roma con la partecipazione di mille persone che ha visto l’adesione e la solidarietà di tutta l’emigrazione sarda in Italia e in Europa. In quel frangente anche con la mediazione dell’on. Mauro Pili, abbiamo incontrato la Commissione Trasporti della Camera. E’ stata sottoscritta una mozione affinchè il Governo varasse un decreto per determinare lo svantaggio sardo causato dall’insularità. Trent’anni di battaglia e di impegno civile quello della FASI: nel 1978 a Genova grande manifestazione con in testa Tullio Locci, presidente dell’allora Lega Sarda, in cui abbiamo occupato il porto e la prefettura ci ha ascoltato. Una protesta nata in virtù dell’abbandono in banchina di 2mila persone fra cui donne e bambini per diversi giorni prima di avere la certezza dell’imbarco. Un trattamento da bestie senza nessuna assistenza a causa di scioperi a singhiozzo e scarsità di navali disponibili. La battaglia fu vinta perché la Tirrenia fu obbligata a trattare per mediare di fronte al Ministero dei Trasporti guidato da Giovanni Nonne. Nacque così la corsia preferenziale a disposizione dei circoli sardi con 50mila posti e 15mila auto all’anno in regime di autogestione. Fu il primo grande passo della straordinaria storia del servizio trasporti della FASI, del quale già da allora, sono il responsabile. Nel 1985 altra battaglia vinta attraverso lunghe e difficili trattative sempre con Tirrenia per il riconoscimento anche agli emigrati della tariffa residenti. Il 26 ottobre 2002 la FASI ha fatto una grande manifestazione in contemporanea negli aeroporti di Bergamo, Pisa, Bologna, Torino, Venezia e Verona. Così il 6 novembre 2004 negli aeroporti di Milano Linate, Torino Caselle e Pisa in appoggio all’accordo tra la Regione Sardegna guidata da Renato Soru e l’ENAC per l’allargamento ai sardi non residenti della tariffa di continuità territoriale. Da quel passo, è nato il dialogo con Meridiana, attraverso una convenzione che prevede sconti sulle tariffe per la Sardegna agli emigrati fino alla terza generazione e alle loro famiglie. Accordo che ancora oggi è valido. Nel 2007 l’Europa ha detto no alle tariffe scontate per i residenti e il 3 luglio di quell’anno abbiamo fatto una manifestazione a Bruxelles: 100 nostri rappresentanti sono stati ricevuti dai funzionari della Commissione Trasporti Europea. Da quel punto, non essendo più possibile il riconoscimento delle tariffe agevolate per gli emigrati, la nostra battaglia diventa quella per il riconoscimento del principio dello “svantaggio” e dell’applicazione a tutti i cittadini europei della continuità territoriale per la Sardegna. A seguito di questo orientamento abbiamo deciso di rivolgerci non solo alle istituzioni sarde ma anche alle istituzioni nei territori dove operiamo. Abbiamo raccolto così migliaia di firme di sindaci, consiglieri, presidenti di regioni, provincie, comuni. Di queste firme il primo firmatario fu il Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga. Insieme alla manifestazione del 15 giugno 2011 a Roma, queste sono le battaglie più significative che hanno fatto la storia della FASI e del suo servizio trasporti. Per quanto concerne l’attualità del trasporto aereo, la FASI che rappresenta 350mila sardi residenti in continente, in vista della conferenza di servizio per il trasporto aereo, ha chiesto alla Regione una convenzione volta alla definizione di una tariffa unica da e per la Sardegna che garantisca il diritto alla mobilità dei residenti, emigrati, turisti e merci nell’ambito dell’applicazione del principio dello svantaggio dell’insularità.
molto bello! Interessante conoscere questo pezzo di storia….
un caloroso saluto e un grazie a Filippo Soggiu…