di Massimiliano Perlato
"Il nostro canto" è il disco numero 14 dei Tazenda. Una rinascita importante, che dopo la gloriosa epopea vissuta da Marielli e Camedda fino al 1997 assieme al compianto e grande Andrea Parodi, ha ritrovato nuovo slancio con l’arrivo di Beppe Dettori, cantante di bella vocalità. E soprattutto con l’exploit di "Domo mia", il singolo inciso con Ramazzotti che ha dato ai Tazenda un airplay di grande rispetto (e l’album del 2007 "Vida" ha conquistato il disco d’oro). A "Vida" è seguito lo scorso anno "Madre Terra" che si è collocato su posizioni ragguardevoli. Quest’anno, dopo una rigogliosa attività concertistica, i Tazenda hanno costruito "Il nostro canto" che crea magia, forza ed energia con il live, assieme a una cura efficace negli arrangiamenti. La musica è soprattutto quella degli ultimi due album con versioni accattivanti anche di brani storici e di culto come "Spunta la luna dal monte", "Carrasecare", "Pitzinnos" e "Mamoiada", accanto ai brani dell’ultima fase creativa, scritti come sempre da Gino Marielli e improntati a una versione originale della musica sarda. Un pop cioè che non dimentica le radici popolari ma sa aprirsi con intelligenza e soluzioni interessanti al pop di segno internazionale. Sono brani ricchi di poesia e sogni, profumano naturalmente di Sardegna, ma quella della nostra contemporaneità. Dopo Ramazzotti e Renga è la volta del duetto con Gianluca Grignani con "Piove Luce" brano ammantato di malinconica melodia. Altra novità è il duetto emozionante e tutto sardo con Marco Carta in "Sa Forza Mea" eseguita sul palco dell’Ariston a Sanremo, lo scorso febbraio. Un momento ad alta intensità che riportava ad attimi vissuti anni prima e per magia riesplosi all’improvviso. L’aura di una leggenda che vive e continua.